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[PUTTANATA n.02] Sequestrati in dogana Chiasso 96 miliardi euro in titoli Usa, e i giornali lo mettono nella rubrica "CURIOSITA'"
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BOND americani a chiasso, aggiornamento. strane analogie con la nascita della banca d'italia. Anche se buona parte della stampa italiana non ne parla, impegnata com'e' ad annusare morbosamente le malefatte del presidente del consiglio, sembra che sia giunta ad un punto di svolta la vicenda dei bond americani sequestrati a chiasso ai due giapponesi immediatamente soprannominati Gianni-san e Pinotto-san.

Ci informano le agenzie, ticinonline ed effedieffe degli ultimi sviluppi: i bond sarebbero falsi, almeno secondo Mckayla Braden, senior adviser per gli affari pubblici all’Ufficio del Debito Pubblico del Dipartimento del Tesoro Usa.

E i due giapponesi non sarebbero giapponesi ma filippini, di cui uno già noto alla giustizia per aver pasticciato con titoli falsi.

Secondo gli esperti del Tesoro americano, i falsi sarebbero stati fatti con un comune software di fotoritocco. Questa dichiarazione discorda in pieno con le prime dichiarazioni delle fiamme gialle italiane. Ricorderete "se sono dei falsi, sono molto ben fatti".

Delle due l'una: o sono le fiamme gialle che non sanno distinguere un bond buono da uno fatto con photoshop, oppure sono gli esperti del Tesoro americano a dare giudizi affrettati (o a voler coprire le loro sporcaccionate)

Se è vera la prima, andiamo tutti a Chiasso a vendere bond finti ai finanzieri italiani...!
(I famosi Capretta Bond da 10.000 euro al pezzo)

Se è vera la seconda, sarà necessario attendere ulteriori verifiche.
Sembra comunque che gli americani siano davvero convinti.
Staremo a vedere, ma la vicenda resta oscura.

Pietro Cambi di Crisis ipotizza la truffa dei titoli di stato doppi:


In questo vuoto di notizie istituzionali fioccano le tesi complottarde più grosse e c'è anche chi ricorda come quella di contraffare titoli di stato è una usanza che è storicamente stata rispettata dalle banche CENTRALI di molti paesi, durante la seconda guerra mondiale.

In pratica le banche centrali emettevano titoli DUE VOLTE con le stesse serie, appioppandoli ad ignari investitori, senza alcuna copertura finanziaria.

Tutto andava bene, ovviamente, finchè ambedue gli investitori si fossero presentati all'incasso. D'altronde con il paese in guerra e le finanze in una situazione drammatica non si poteva certo andare troppo per il sottile, giusto?

Del tutto casualmente i fondi ancora non impegnati del famoso progetto di salvataggio delle banche USa sono proprio 134.5 miliardi.

Sempre del tutto casualmente il totale dei fondi in bond americani detenuti da cittadini o enti russi è sempre intorno a questa cifra.



Niente di nuovo, in effetti.

Perchè...

....perchè una simpatica cosetta che pochi sanno è che l'Italia ha una antica storia di truffe di stato in materia di politica economica con l'emissione di doppioni. Poco più di 100 ani fa, ci fu infatti un enorme scandalo per un tentativo di truffa messo in atto da una banca autorizzata a battere moneta architettata ai danni di cittadini e imprese.

La banca si chiamava Banca Romana. Lo scandalo fu enorme.
Abusi di potere, una bolla speculativa edilizia, un'idea abbastanza folle da poter funzionare almeno per un po'. Leggetevi questo estratto da Terzaclasse.it a riguardo


Il primo scandalo politico-finanziario che coinvolse le principali Istituzioni del Regno d’Italia (Parlamento e istituti bancari) investì la società italiana sul finire dell’800 coinvolgendo eminenti politici, banchieri e il mondo economico legato al settore del credito edilizio.

Le premesse di questa grave crisi finanziaria affondano le radici nella tumultuosa fase di urbanizzazione che ebbe luogo a Firenze, e soprattutto Roma, dopo il trasferimento da Torino della capitale del nuovo Stato.

Le due città furono investite da una travolgente febbre edilizia che alterò in maniera significativa il panorama urbano e incrementare le truffe finanziarie senza che vi fosse un adeguato controllo da parte delle Istituzioni e delle banche che si trovarono coinvolte esse stesse in operazioni assai poco trasparenti.

Lo scandalo della Banca Romana si alimentò in questo contesto fino ad arrivare ad un punto di rottura nel momento in cui una crisi del settore delle costruzioni trovò l’Istituto capitolino, e altri istituti di minor rilievo, esposti finanziariamente sul fronte dei mutui edilizi che non riuscirono più ad onorare per mancanza di liquidità.

Si venne a sapere, così, che la Banca, che faceva parte del quel ristretto numero di istituti che godevano del privilegio di emettere carta moneta per conto dello Stato (gli istituti di emissione erano sei: la Banca Nazionale nel Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio, il Banco di Napoli, la Banca di Sicilia e, infine, la Banca Romana), aveva commesso gravi irregolarità contabili tanto che il suo governatore Bernardo Tanlongo fu accusato di aver fatto stampare un gran numero di banconote contraffatte (con numeri di serie doppi) per un controvalore di molto eccedente il limite fissato dallo Stato.

Si comprese, inoltre, che il livello di irregolarità era molto diffuso in quanto gli istituti di credito più esposti godevano di appoggi e protezioni politiche grazie alla accondiscendenza di molti deputati che avevano usufruito di parecchi “prestiti” agevolati e mai rimborsati.

Alla fine del 1889 l’affaire raggiunse una tale risonanza che non poté essere più sottaciuto.

[...]

L’indagine parlamentare riuscì a dimostrare che molti istituti di credito avevano una gestione finanziaria poco accorta a cui si accompagnava un diffuso malcostume politico che vedeva molti parlamentari debitori di ingenti somme nei confronti delle banche.

La commissione Alvisi, tuttavia, non riuscì mai a pubblicare i suoi risultati proprio per l’ostruzionismo operato da vasti settori parlamentari coinvolti nello scandalo. La questione fu ripresa nel 1892 dal senatore Napoleone Colajanni che, venuto in possesso del testo dell’Alvisi, lo rese finalmente pubblico.

Giolitti, che nel frattempo era diventato il nuovo Presidente del consiglio, cercò di insabbiare nuovamente lo scandalo (con il convinto appoggio del suo predecessore Francesco Crispi) ma, alla fine, anch’egli fu costretto a cedere e a nominare una nuova commissione d’inchiesta (la commissione Finali) a cui fece seguito, nel marzo del 1893, una terza commissione d’inchiesta (presieduta dall’onorevole Mordini) che fece finalmente luce sulle gravi irregolarità commesse dalle banche.

Il 10 agosto 1893 venne approvata la legge 449. Con questo Testo il Parlamento mise ordine nelle nel settore bancario mettendo, tra l’altro, in liquidazione la Banca Romana e sancì la nascita della Banca d’Italia.


Ebbene si. Piuttosto attuale, non è vero?
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secondo me quest odei bond è un osso da non mollare..
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http://72.14.221.132/translate_c?hl=it&sl=...TifVgWrDe-WTCWg

Scusate, ma io sto all'inglese come la moneta sta al popolo!
Non li hanno distrutti e non hanno trattenuto i due che si sono dichiarati dipendenti del Ministero Delle Finanze MADE IN JAPAN come scrissero i deep purple,quindi in teoria sono Veri perche' ,viceversa, avrebbero dovuto distruggerli.
E lo Stato emittente dovrebbe Pagare una multa pari a una citta' come L' Aquila riscostruita su 4 piani .E Silvio il presidente muratore(libero o liberta' come lui preferisce) Vola dal primo Presidente HIP-HOP degli Stati-Uniti!?!

La cosa piu' assurda comunque è che il tesoro USA dichiari che in pagamento esistano titoli per un valore complessivo di 105 mln $ e che quelle cifre sono fuori da ogni logico scenario universale, ma le fonti doganali sostengono di avere posto in sequestro titoli per 800mln $ solo negli ultimi 2 anni.
L' America non è piu' solvibile ed il Dollaro non è piu' garanzia di stabilita' e tutti i paesi che posseggono titoli cercano di disfarsene prima dell' inponderabile.

Modificato da ciottabenni - 22/6/2009, 12:14
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le tasse sono un furto ai danni del cittadino in assenza di sovranità monetaria dello Stato

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credo non siano carta da culo

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http://www.youtube.com/watch?v=eMU7zeZcFUg
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beh.. non puntiamo su Turner per sapere la verità..
vedi il caso AMERO..
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CITAZIONE (sandro_prova @ 22/6/2009, 12:34)
beh.. non puntiamo su Turner per sapere la verità..
vedi il caso AMERO..

L' ho usata come fonte di screensaver :)
Nel senso che mi sono sembrate interessanti le varianti sulle varie ipotesi (qualora fossero veri o falsi per intenderci).
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Bond americani. aggiornamento. leggete questo: mercoledì 1 luglio 2009
Bond americani Chiasso aggiornamento

I media tradizionali oggi fanno la consueta conta delle vittime dell’esplosione e si soffermano minuziosamente sulle grida dei passanti investiti dalle fiamme dell’esplosione del vagone di GPL.

Molto accurati i dettagli sui corpi carbonizzati e fumanti, peccato che sia di utilità scarsa o nulla.

Davanti a tutto questo ben di dio in salsa pulp, è naturale che sia dato poco spazio all’aggiornamento sul tema Bond americani a Chiasso. Asia News, il sito che per primo ha dato la notizia dei Bond americani a Chiasso trovati nelle valigie di due giapponesi (prontamente soprannominati Gianni-san e Pinotto-san) evita l’argomento GPL e ci aggiorna sulla situazione.

Circa un mese dopo la notizia del fermo di due giapponesi con in mano bond americani a chiasso per un importo pari all’1% del PIL USA, facciamo il punto.

Le informazioni sono ancora piuttosto discordanti.

Effedieffe, solitamente bene informata, ha messo qualche tempo fa la parola fine sulla vicenda insieme ad altri siti e blogger sostenendo che i bond sono in realtà dei falsi. Ne abbiamo parlato qui.

Questa è anche la posizione delle autorità americane dopo aver visto le foto online, che però non avrebbero ancora esaminato di persona il corpo del reato.

Il che è strano, visto che è in gioco quasi l’1% del PIL degli USA.

Sempre secondo Effedieffe, i due giapponesi in realtà sarebbero due noti truffatori filippini (solo per abbonati). Ad onor del vero, Effedieffe è stato l’unico sito a pubblicarne le foto.

Sembrano molto poco giapponesi e piuttosto filippini in effetti.






Asia News, solitamente altrettanto ben informata, propende invece per la pista preferita di Hal Turner: i titoli sarebbero invece autentici e qualcuno starebbe cercando di disfarsene prima che sia troppo tardi.

Si tratterebbe dunque di titoli autentici, e gli spalloni non sarebbero due filippini ma da due dipendenti del Ministero del tesoro giapponese. Uno di questi sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice governatore della Banca del Giappone (nientemeno).

Lo scenario sarebbe l’imminente default degli USA: il governo nipponico avrebbe perso la fiducia nella capacità statunitense di ripagare il debito pubblico. Le autorità finanziarie giapponesi avrebbero perciò cercato, prima di un’imminente catastrofe finanziaria, di vendere una quota dei titoli in proprio possesso attraverso canali paralleli, grazie all’anonimità che, a dire di Turner, sarebbe garantita dalle leggi svizzere.

A seguito del default degli USA e della conseguente fine del dollaro, i due avrebbero così tentato di rifilare i bond alla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, BRI, la “banca centrale delle banche centrali”, in vista dell’emissione di titoli in una nuova valuta sovranazionale.

Gioca a favore di questa tesi l’ingente documentazione bancaria trasportata insieme ai bond. Falsa anche quella? Se fosse autentica, la pista Turner prenderebbe corpo. Tanto più che Turner, prima dell’arresto, stava per rendere noti anche i numeri di serie dei titoli incriminati.

Gioca a sfavore l'incertezza sull'identità di Gianni-San e Pinotto-San.

Ancora Asia News:

Un ulteriore elemento a favore dell’autenticità dei titoli è dato da quelli che la GdF nel comunicato del 4 giugno aveva definito “ Bond Kennedy “ e di cui aveva fornito delle foto. Da esse è evidente che non si tratti di obbligazioni – cioè Bond - ma di Biglietti di Stato, Treasury Notes, perché si tratta di titoli immediatamente spendibili per un controvalore in merci o servizi e perché sono privi di cedola per gli interessi. Sul verso è riprodotta l’immagine del presidente americano e sul retro una navicella spaziale. Da fonti confidenziali, solitamente ben informate, AsiaNews aveva avuto notizia che tale tipo di cartamoneta era stata emessa meno di dieci anni fa (nel 1998), anche se non si poteva sapere se quelli sequestrati a Chiasso erano biglietti autentici.


E ancora

Hal Turner è colui che tempo fa per primo aveva dato notizia di un piano segreto per sostituire il dollaro, dopo una grave crisi finanziaria, con una moneta comune nordamericana, l’Amero.

In una drammatica telefonata dall’interno del penitenziario in cui è rinchiuso in attesa del processo, diffusa via internet, Hal Turner afferma chiaramente che il suo arresto è di natura politica ed è in relazione ai titoli sequestrati a Chiasso, perché le autorità sarebbero terrorizzate dalle sue rivelazioni sull’autenticità dei titoli.

Le accuse rivoltegli niente hanno a che vedere, è ovvio, con la vicenda e così, ad un quadro già molto intricato, si aggiunge perciò ulteriore complessità. Turner afferma di non essere stato lui personalmente ad aver formulato le minacce per le quali è stato incarcerato. Sebbene fosse evidentemente sua responsabilità vigilare, è anche vero che i blog di tutto il mondo e degli USA stessi sono pieni di minacce e provocazioni. La coincidenza temporale, l’insolita solerzia ed i particolari del suo arresto procurano quindi non pochi sospetti sulle reali motivazioni della polizia federale americana. Anzi, proprio questo arresto induce a pensare che i titoli confiscati dalla GdF siano davvero autentici.



Veri o falsi? Giapponesi o filippini?

Sasso, carta o forbici?

La parola agli affezionati lettori :-)

Saluti felici

Felice Capretta
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non scordiamo che l'Amero è una bufala..
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"Ve li ricordati i due giapponesi beccati alla frontiera di Chiasso con un controvalore di 134,5 miliardi di dollari in titoli nel doppiofondo della valigia?

Bene. Tutto da rifare. Come in un giallo che si rispetti il mistero si ingarbuglia.

Anzitutto i due individui beccati alla frontiera sono tornati giapponesi. Quelli che sembravano essere Yohannes Riyadi e Joseph Daraman, noti truffatori filippini, sono in realtà due sudditi del Sol Levante: uno apparterrebbe alla prefettura di Kanagawa, nel Giappone centrale, ed uno alla prefettura di Fukuoka, nel Giappone occidentale.

Ma c’è di più. A quanto pare non si tratterebbe di due sudditi qualsiasi: uno si chiamerebbe infatti, Tuneo Yamauchi e pare sia addirittura il cognato dell’ex vice-governatore della Banca del Giappone.

Il nome del secondo è sconosciuto e il fatto è perlomeno strano, anzi inquietante. Dietro l’anonimato potrebbe celarsi qualche personaggio persino più altolocato o da tenere «coperto». Perché?

Si aggiunga che ancora non è dato sapere se quei titoli erano falsi o meno. E’ vero che Stephen Meyerhardt, il portavoce del U.S. Bureau of the Public Debt di Washington ha dichiarato che «They’re clearly fakes».

Ma la cosa non convince. Come ha fatto Meyerhardt a stabilire che i titoli sono falsi, senza che nessuno da Washimgton si sia scomodato per venirli a vedere? Meyerhardt l’avrebbe desunto guardando una foto su internet. Peccato che la Guardia di Finanza avesse dichiarato all’atto del sequestro che, se si trattava di contraffazione, i falsi erano praticamente indistinguibili dai titoli autentici.

Il colonnello Mecarelli della Guardia di Finanza ha affermato che attende «i colleghi americani che devono fare la perizia sui bond per stabilirne l’autenticità o la falsità». Ma pare che dopo due settimane non sia arrivato in Italia nessuno del gruppo di esperti americani di contraffazione di titoli a verificarne l’autenticità. Come mai?

Inoltre se i titoli fossero stati falsi, anche per un valore di molto inferiore, la Guardia di Finanza sarebbe stata tenuta ad arrestare i due giapponesi. In caso contrario, l’ufficiale della Guardia di Finanza poteva lui stesso essere incriminato. Invece i due sono stati rilasciati, cosa che appare impossibile senza che la Guardia di Finanza abbia raggiunto la convinzione che i titoli siano autentici. Solo se sono autentici, l’arresto sarebbe stato illegittimo, perché la mancata dichiarazione valutaria non è un reato penale, ma comporta il pagamento di una penale: una «semplice» ammenda amministrativa, il 40% del valore eccedente i € 10.000 di franchigia: solo che qui la base di calcolo è costituita da duecentoquarantanove bond della Federal Reserve statunitense, del valore nominale di 500 mln di dollari ciascuno, più 10 bond Kennedy da 1 mld di dollari ciascuno!

Si è diffusa la notizia - non ancora verificata ufficialmente - che i dieci Kennedy bond da un miliardo di dollari l’uno avrebbero una data di emissione poco probabile, il 1934, e che potrebbero non essere autentici. Peccato che di questo «errore» marchiano, che avrebbe avvalorato da subito l’ipotesi di un falso grossolano, non si trova traccia nel comunicato stampa diffuso dalla Guardia di Finanza. Vero è che, invece, i Kennedy Bond da un miliardo di dollari ciascuno, di cui si parla nel comunicato della Guardia di Finanza del 4 giugno, sono titoli reali effettivamente emessi dal Tesoro USA meno di dieci anni fa.

In ogni caso se si escludono i dieci Kennedy bond da un miliardo di dollari l’uno, che potrebbero non essere autentici, calcolando la penale del 40% sui rimanenti duecentoquarantanove bond in tagli da 500 milioni di dollari l’uno, si arriva alla somma 49,6 miliardi di dollari, pari a circa 38 miliardi di euro che lo Stato italiano potrebbe incassare visto che l’infrazione è stata commessa sul territorio italiano.

Perché il Governo italiano non fa quello che dovrebbe, cioè esigere il pagamento di una somma che da sola vale una Finanziaria? Forse perché i titoli sono falsi? Ma se sono falsi chi ha ordinato il rilascio dei due «trafficanti di valuta»? Il rilascio dei due responsabili, senza emissione del verbale d’ammenda, è avvenuto per un preciso e segreto ordine del governo italiano, determinato da pressioni del Governo americano o giapponese? Cosa c’è sotto?

E’ stato evidenziato che la FED ha tutto l’interesse a sostenere la Banca del Giappone, perché questa rientri in possesso dei titoli senza pagare l’ammenda prevista dalla legge italiana, dato che il mercato del Giappone è strategico per il collocamento dei titoli di Stato americani e i nipponici sono tra i maggiori possibili acquirenti dei bond made in USA, nonostante le attuali difficoltà di collocazione da parte del Tesoro americano. Ma noi che interesse abbiamo far finta di nulla?

Perché dopo il comunicato ufficiale del 4 giugno, né dalla Guardia di Finanza né da alcun organo governativo è state rilasciato alcun commento? Vorremmo sapere: il verbale d’ammenda è stato emesso o no? In caso di risposta affermativa ciò significherebbe che i titoli sono autentici e ce ne rallegreremmo per le nostre finanze. In caso contrario perché quei due signori non sono nelle patrie galere e sono stati rilasciati? E’ forse sufficiente essere il cognato dell’ex vice-governatore della Banca del Giappone per godere di immunità internazionale?

Al mattatore del G8 e del Bagaglino, che si vanta di avere il governo più forte, più solido e più operativo di tutto l’Occidente, di avere tenuto sotto controllo i conti pubblici senza avere mai messo le mani nelle tasche degli italiani, ma che è stato costretto ad ammettere che nel 2009, «se non cambia nulla, il rapporto deficit-PIL sarà al 5% e in seguito alla crisi per l’Italia a fine anno ci sarà una riduzione di 37 miliardi di euro per l’erario», suggeriamo da questa modesta tribuna di azzerare questo «contrattempo congiunturale», mettendo le mani nelle tasche del cognato dell’ex-vice-governatore della Banca del Giappone e recuperare i 38 miliardi di euro che pare ci spettino come penale su quello strano traffico di valuta. Se invece i titoli che aveva in valigia sono falsi, quel signore lo vogliamo in galera.

Ai moralizzatori di Repubblica, poi, chiediamo - invece di infilare le mani nelle pudenda del premier, solleticando le italiche pruderie con domande da «penitenzieria puritana», destinate a distogliere lo sguardo dai problemi reali - di porre al capo del governo questa sola domanda, a nove colonne, senza bisogno di accompagnarla con gli autoreggenti e le scosciature di una D’Addario qualsiasi, per aumentare le tirature: che cosa sono quei titoli sequestrati a Chiasso e perché i due giapponesi che li trafficavano di nascosto sarebbero stati rilasciati?

Fuori la verità, senza menare il can per l’aia, senza parlare di complotti comunisti, di giornali asserviti alla sinistra e di altre amenità che ben conosciamo. Questa volta non funziona: noi siamo asserviti solo alla verità e la vogliamo tutta, subito e senza reticenze, specie perché dietro quella verità, che potrebbe valere 38 miliardi di euro, oltre a una Finanziaria che toccherà altrimenti pagare a noi, si potrebbero in realtà nascondere segreti inconfessabili, ben più di quelli nascosti nelle alcove di Palazzo Grazioli o Villa Certosa!

Questo dovrebbero domandare i giornalisti di Repubblica o del Corriere, se fossero - come dicono - giornali liberi. Invece di questa cosa tacciono, perché qui c’è di mezzo il potere vero, perché questo - siano quei titoli falsi o meno - è uno scandalo vero, dove in gioco c’è davvero la sovranità di uno Stato e il suo prestigio internazionale, dove il sistema finanziario mostra ancora una volta tutta la sua impresentabilità e nasconde forse il rapporto tra poteri legittimi, occulti e magari malavitosi.

L’agenzia Asianews del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) è una delle poche ad avere approfondito la questione e ad avere riferito che «insieme ai titoli, è stata sequestrata una corposa documentazione bancaria in originale e molto recente che ne attestava l’autenticità» .

Acutamente l’agenzia sottolinea che «se quanto ha affermato Meyerhardt corrisponde al vero, anche alcune importanti istituzioni bancarie sono state tratte in inganno dai titoli trasportati dai due asiatici. Le implicazioni di quanto affermato da Meyerhardt sono esplosive: ci chiediamo quanta parte degli attivi bancari sian costituiti da titoli come quelli che lui ha definito come ‘chiaramente falsi’. Se ci sono in circolazione altri titoli così ben contraffatti, è evidentemente a rischio il sistema monetario, non solo americano, ma internazionale. Nei fatti c’è il rischio di una paralisi degli scambi commerciali internazionali. Che si tratti di contraffazione o di traffico illecito di valuta, la notizia è potenzialmente più devastante per gli equilibri internazionali persino dell’esito delle elezioni in Iran. Se i titoli sono autentici se ne deve dedurre che un qualche grande detentore di liquidità internazionale non abbia più fiducia nel dollaro quale moneta di riserva e che il sistema di Bretton Woods è giunto ad un capolinea, con conseguenze abbastanza simili per il commercio internazionale dei beni».

Proprio ieri si è diffusa la notizia che i titoli in realtà sarebbero veri e che Hal Turner, il controverso blogger americano che nell’aprile scorso aveva «predetto» i risultati dello stress test sul sistema bancario americano, anticipando il crollo dei listini mondiali e che per primo aveva diffuso la notizia che i due giapponesi arrestati erano due dipendenti del ministero del Tesoro giapponese, è stato arrestato. L’arresto, contrariamente a quanto afferma l’interessato, non sarebbe legato alla vicenda; ma un’ipotesi legata al misterioso traffico di valuta e riferita da Asianews - che è un’agenzia molto seria - è che il governo nipponico potrebbe aver perso la fiducia nella capacità statunitense di ripagare il debito pubblico e che per questo le autorità finanziarie giapponesi avrebbero cercato, prima di un’imminente catastrofe finanziaria, di trasferire con un’operazione riservata i titoli alla Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, BRI, la Banca Centrale delle Banche Centrali, in vista dell’emissione di titoli in una nuova valuta sopranazionale, che dovrebbe sostituire il dollaro .

Insomma un nuovo crack - come più volte paventato dal direttore (Maurizio Blondet)- sarebbe alle porte e il rischio di evitare ulteriore panico potrebbe spiegare il silenzio sui titoli sequestrati a Chiasso della grande stampa italiana e internazionale (di cui una certa finanza «anglofila» è proprietaria), oltrechè di «papi». E chiarirebbe le ragioni dell’omertoso silenzio anche dell’opposizione.

Insomma come i ladri di Pisa… Attendiamo risposte."

Domenico Savino
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sempre ariguardo dei 2 giapponesi o filippini a chiasso. con le valigette piene di carta igienica. mercoledì 8 luglio 2009
Bond americani Chiasso aggiornamento e altre notizie

Milanese, 72 anni, proprietario unico della Interprogetti di Milano, presidente del Consorzio internazionale trasporti di Roma, grande esperienza nelle spedizioni internazionali e in questioni doganali.

Stiamo parlando di Alessandro Santi, un anziano signore che vive a Carimate, nel cuore della ricca Brianza.

Suo è il primo nome italiano che spunta nella vicenda dei bond americani sequestrati a chiasso. E spunta alla grande: secondo un articolo apparso su ilgiornale.it e rilanciato da articolo21, Santi sarebbe, secondo ilgiornale.it, l’uomo di riferimento dei due giapponesi che il mese scorso hanno tentato di contrabbandare i bond americani a Chiasso. Precisamente il 2 Giugno, festa della Repubblica (uhm).

Giapponesi? Avevamo già sollevato dubbi sulla reale identità dei due in questo articolo: c'e' chi li chiama giapponesi, chi filippini.

Ora c'e' chi li chiama nordcoreani. E' proprio ilgiornale.it che, chiamando in causa i media giapponesi, ipotizza che i due possano essere agenti segreti nordcoreani che, in missione per il loro paese bloccato dall’embargo americano, starebbero cercando di piazzare i bond americani che la loro madre patria non puo’ o non riesce a vendere.

Ipotesi alquanto campata per aria, visto che, secondo il CIA Factbook, i bond incriminati pesano tre volte il PIL nordcoreano stesso.

Roba da comprarsi l’intero paese tre volte e avere gli spiccioli per comprarsi le isole Figi e pure la Polinesia.

Giusto per andarci in vacanza un paio di volte l’anno.

fatto sta che

i signori Akihiko Yamaguchi e Mitusoyoshi Wanatabe sono spariti nel nulla [...] al punto che il loro avvocato, Massimo Schipilliti, ha deciso di rinunciare al mandato



Altri aggiornamenti, o meglio, tentativi di intorbidimento delle acque:

Uno dei tanti blog che si scatenano sulla vicenda arriva a dire che di mezzo c’è il tesoro che l’imperatore cinese affidò agli americani prima dell’invasione giapponese della Manciuria, ottenendone in cambio i bond misteriosamente riapparsi a Chiasso


Eh?

Infine La Provincia, giornale di Como:

la documentazione collegata ai bond ricondurrebbe il tutto alla “Dragon Family”: una fondazione cinese che si occupa di “investimenti” (sic).


Infine, per restare in oriente, le esportazioni di Taiwan sono diminuite del 30% in Giugno, ci informa Bloomberg: 31,4% in meno a maggio, in discesa per 10 mesi consecutivi, la striscia peggiore dal 2001. In particolare, le esportazioni sono state deboli verso Europa e USA, mentre le esportazioni verso l’Asia sono leggermente migliorate.

In Italia, le richieste di cassa integrazione a Giugno sarebbero leggermente migliorate. I maghi dei numeri ce la spacciano come una gran bella notizia. Miglioramento dell'8% mensile.

Peccato che più avanti nello stesso articolo si legge che, anno su anno, abbiamo avuto un peggioramento del 400% e più.

Saluti felici

Felice Capretta
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grazie dorf..
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Da http://www.comedonchisciotte.org/site/modu...rticle&sid=6104

IL TESORO DI CHIASSO, LE SUPERBANCONOTE AMERICANE CHE LA FED NON HA EMESSO
Postato il Martedì, 14 luglio @ 14:45:00 CDT di davide

Nuovi sviluppi nel giallo dei 134,5 miliardi di dollari sequestrati a due giapponesi. Un intrigo che porta molto in alto

DI LUIGI GRIMALDI
liberazione.it

E' un intrigo internazionale. Il mistero dei 134,5 miliardi di dollari sequestrati a Chiasso lo scorso 3 giugno è sempre più allarmante e avrebbe origine nella crisi finanziaria giapponese del 1998.
Circolano banconote da un miliardo di dollari l'una ma non emesse dalla Fed. Una storia di finanza parallela con i servizi segreti Usa (e i nostri) in chiaroscuro. I due fermati a Chiasso hanno un nome: Mitsuyoshi Watanabe e Akihiko Yamaguchi, personaggi già abbondantemente "bruciati" in campo finanziario internazionale e coinvolti (nel 2004) nel caso di una emissione non autorizzata di bond giapponesi (i cosiddetti Japanese 57 Series Bond - titoli esclusivamente utilizzati in transazioni intergovernative) del valore di 500 miliardi di yen ognuno. Una operazione in cui si sospetta vi sia stato lo zampino della Cia. Inoltre Yamaguchi è stato indicato da fonti riservate come dirigente del ministero delle finanze giapponese e cognato di Toshiro Muto. Un nome che porta lontano e talmente in alto da far comprendere come mai, dopo un mese e mezzo, ancora non sia stato emesso un solo comunicato ufficiale.



Stati Uniti Giappone e Italia

Stati Uniti, Giappone e Italia appaiono in misura diversa imbarazzati protagonisti di uno scandalo di stato. Il giorno dopo il vertice del G8 dell'Aquila sarebbe arrivata conferma che una speciale commissione sarebbe in arrivo dagli States per stabilire finalmente se i titoli sequestrati, per un importo di dimensioni tali da collocarsi al quarto posto nella classifica dei maggiori creditori degli Usa, dopo la Russia e prima dell'Inghilterra, siano veri o falsi. In ogni caso si tratta del più ingente traffico valutario della storia. Ma dell'arrivo degli "esperti" americani si favoleggia inutilmente sin dal giorno successivo al sequestro di Como.

Anomali traffici di stato

Veri o falsi? Non ha molta importanza: è una cifra in grado di incidere sugli assetti valutari del dollaro. Una eventualità che ha messo in fibrillazione i servizi segreti e le banche centrali di tutto il mondo. La Banca d'Italia non ha voluto rilasciare commenti rinviando la palla al Ministero dell'Economia dove fonti anonime hanno confermato che nella vicenda il profilo valutario è il più preoccupante. In questa faccenda ci sono troppe cose che non funzionano. Tanto per cominciare, quelli sequestrati a Como sono titoli esclusi dalle normali negoziazioni trattandosi di importi e tagli utilizzati nelle transazioni e nei rapporti tra stati e governi e non è credibile che siano stati messi in circolazione per una tentata truffa. Fatto sta che il 3 giugno i finanzieri di Como vanno a colpo sicuro, secondo fonti del Il Giornale , imbeccati dalla Cia che ai primi di maggio avrebbero avvisato i nostri servizi del possibile arrivo in Italia di una valanga di titoli di Stato Usa che "il governo nordcoreano stava cercando di convertire in euro. I nostri servizi allertano così la Guardia di Finanza e i titoli, per un importo che la Corea del Nord non ha mai posseduto, arrivano puntualmente a Chiasso, trasportati da due orientali regolarmente attesi al varco.

I titoli e la pista Americana

Si tratta di 249 titoli. 10 Kennedy Notes da un miliardo di dollari l'uno e 239 titoli del Tesoro Americano da 500 milioni di dollari l'uno. Proprio dai Kennedy Notes arriva il bandolo per iniziare a sbrogliare questa intricatissima matassa. Non si tratta infatti di buoni del Tesoro ma di vera e propria carta moneta. Sissignori, si tratta di biglietti da un miliardo di dollari l'uno. Il fatto è però che l'emissione di tale Biglietto di Stato era, sino al sequestro di Como, se non proprio segreta, almeno non di dominio pubblico. Evidentemente è assai improbabile che un falsario riproduca, con assoluta perfezione (per la Guardia di Finanza si tratta di titoli indistinguibili dagli originali) un biglietto non in circolazione e di cui non è nota l'esistenza. Le super-banconote sarebbero state emesse nel 1998 e non sarebbero garantite dalla Federal Reserve che, in effetti, ha già dichiarato ufficialmente di non aver mai emesso titoli per il valore nominale di un miliardo di dollari.

La Fed non mente

I super-biglietti farebbero parte di una speciale emissione effettuata in base all'ordine esecutivo 11.110, firmato il 4 giugno 1963 dal presidente John Kennedy che aveva restituito al governo Usa il potere di emettere moneta, senza il coinvolgimento del Congresso, garantita attraverso le riserve federali di argento, e senza passare attraverso la Fed. Dopo l'assassinio del Presidente Kennedy l'ordine esecutivo 11.110 cadde in disuso e le banconote emesse dal governo furono ritirate dal mercato. Ma il fatto è che l'ordine esecutivo 11.110 non è mai stato formalmente abrogato. Si stima che nel 1998 il 99% delle banconote in circolazione erano "Banconote della Federal Riserve" mentre l'1% era costituito da "Banconote degli Stati Uniti". Bisogna sapere, per capirci qualcosa, che la stampa dei due tipi di banconote è quasi identica ad eccezione del fatto che una riporta la dicitura "Banconota della Federal Reserve" e l'altra "Banconota degli Stati Uniti". Inoltre, quelle della Federal Reserve hanno marchio e numero di serie verdi, quelle degli Stati Uniti marchio e numero di serie rossi. Basta guardare le foto diffuse dalla Guardia di finanza di Como per rendersi conto che le banconote da un miliardo di dollari sequestrate a Chiasso sono state messe dal Ministero del Tesoro Usa e non dalla Fed.

I consiglieri di Obama e la crisi del 1998

Al 1998 risale la grande crisi dello yen, con l'economia giapponese sull'orlo della bancarotta e il rischio di un tracollo dei mercati finanziari dello stesso tipo di quello che stiamo vivendo oggi.
Una eventualità allora scongiurata dall'intervento del governo americano deciso a sostenere il peso valutario dello yen in caduta libera. Nessuno si ricorda più di quella crisi ma all'epoca intervennero personalmente Rubin, ministro del Tesoro, e il suo vice: Larry Summers, oggi consigliere economico di Barak Obama e all'epoca inviato speciale di Washington nei Paesi nei guai, precipitatosi a Tokio il 18 giugno del 1998 per incontrare il ministro delle Finanze Hikaru Matsunaga e il suo vice, Eisuke Sakakibara, l'uomo conosciuto sui mercati come "Mister Yen".

Una trappola da romanzo

Ora il fatto davvero interessante è che i due giapponesi fermati a Chiasso, con la ciclopica cifra di 134,5 miliardi di dollari, sono personaggi abbondantemente "bruciati" essendo stati coinvolti in un precedente traffico miliardiario di titoli falsi in yen. In più le precauzioni assunte dai due per varcare la frontiera italo-svizzera sono da subito apparse agli investigatori assolutamente inadeguate al valore del traffico messo in atto. Una ingenuità incongruente con il curriculum dei due corrieri nipponici che invece hanno precedenti da professionisti dei traffici finanziari di altissimo livello. Yamaguchi in particolare sembra il personaggio più interessante e intorno al quale potrebbe cominciare a chiudersi il cerchio dei misteri sul "tesoro di Chiasso": se venisse confermato che si tratta di un ex alto funzionario del Ministero del Tesoro giapponese e se il suo nome porta effettivamente a Toshiro Muto i conti potrebbero cominciare a tornare. Toshiro Muto è stato infatti fino a poco tempo fa vice-governatore della Banca del Giappone ma anche, nel 1998, contestatissimo direttore del segretariato generale del ministero delle finanze di Hikaru Matsunaga e di Eisuke Sakakibara, i protagonisti, con Summers e Rubin, del "salvataggio dello yen" del 1998. Sakakibara fino a poco tempo fa è stato anche tra i più convinti sponsor della nomina di Muto a governatore della Banca centrale del Giappone. Insomma tutto fa pensare che i titoli del "tesoro di Chiasso" siano autentici e che rappresentino un acuto mal di pancia per l'entourage finanziario del governo Obama più che per quello Giapponese. Insomma, tira aria da colpi bassi.

Luigi Grimaldi
Fonte: http://www.liberazione.it/
14/07/2009

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