NICOLÒ GIUSEPPE BELLIA
LA NEOSOCIETÀ
LA FISCALITÀ MONETARIA
REDDITO DI CITTADINANZA
Edizioni
Bellia
1993
L’ESSENZIALE DEL PATTO COSTITUZIONALE DELLA NEOSOCIETÀ
L’essenziale
del patto costituzionale della neosocietà
LA
RIVOLUZIONE DELLE COSCIENZE
Il
bisogno di socialità
Bisogno
di sicurezze
I
bollettini delle disfunzioni
Una
malattia sconosciuta?
Tentazione
di disimpegno
Chi
non vuole rassegnarsi
La
contestazione più efficace
Abbandono
di ciò che è superfluo o dannoso
Una
rivoluzione possibile a tutti
Una
rivoluzione ormai quarantennale
IL
PROBLEMA SOCIALE
Premessa
IL
PROBLEMA MONETARIO
Il
valore del denaro
Il
denaro a valore stabile
I
prezzi dei prodotti
L’EQUAZIONE
DEL VALORE MONETARIO
L’equazione
del valore monetario
Il
prelievo fiscale sulla massa monetaria
I
MALI SOCIALI ED I RIMEDI PROPOSTI
La
causa dei mali
La
mancanza di lavoro
Vessazioni
demagogiche dell'economia
La
perdita del potere contrattuale della classe lavoratrice
I
mali delle nuove generazioni
Lo
Stato sociale e la corruzione
I
Politici chiedono più Potere
Speranza
nel miracolo
Il
contributo del Pensiero
ESIGENZA
DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Il
reddito di cittadinanza in Europa
Il
reddito di cittadinanza generalizzato
Diritto
a lavorare oppure a non lavorare?
Le
scelte lavorative
La
soddisfazione del lavoro
La
contrattazione individuale
ESIGENZA
DELLA NEOFISCALITÀ
Il
Cittadino e le strutture sociali
La
nascita del Diritto
Le
economie di mercato
L'emarginazione
economica
Il
problema fiscale
BENEFICI
SOCIALI DELLA NEOSOCIALITÀ
Neofiscalità
Reddito
di cittadinanza e vocazioni umane
La
contrattazione individuale
Abbandono
della vecchia previdenza
Il
lavoro fonte di soddisfazione
La
solidarietà umana
La
sovranità sociale
L’ESSERE
UMANO E LA SOCIETÀ
Il
diritto alla vita
La
Democrazia
Il
voto
I
giudizi sociali
La
carta costituzionale
Il
settore economico
Le
strutture statali
I
Giudici
I
Legislatori
La
rappresentanza della Nazione
La
Costituzione
I
diritti dei Cittadini
I
doveri dei Cittadini
Organi
per la tutela dei diritti
Il
diritto alla vita
Il
diritto di proprietà
Gli
altri diritti
Conclusione
LA
RICCHEZZA DELLE NAZIONI
Valutazione
della ricchezza
I
Valori
Le
condizioni della ricchezza interiore
Sicurezza
giuridica e ambiente culturale
Il
folle sogno del materialismo
Materialismo
e dittatura
L'Essere
umano come fine sociale
La
violenza e la menzogna
Ricchezza
materiale e spirituale
I
PIANI REGOLATORI
I
piani regolatori
L'innalzamento
dei prezzi edilizi
I
danni alle fasce deboli
Il
ritorno al libero mercato
Lo
smantellamento delle strutture pubbliche
IL
LAVORO UMANO
Visione
sorpassata del lavoro umano
La
bancarotta delle strutture pubbliche
Il
ripensamento delle autorità
Esigenza
di profondi riesami
Diritto
alla vita e non al lavoro
Smantellamento
delle strutture previdenziali ed assistenziali
La
mobilità dei lavoratori e la contrattazione individuale
Benefici
per le parti sociali
La
stabilizzazione dei prezzi
La
mobilità come stimolo agli aggiornamenti industriali
Reciproco
condizionamento delle parti sociali a vantaggio dei prezzi
La
vita economica come fonte di soddisfazioni
Le
scelte di lavoro su basi vocazionali
Le
aspirazioni sociali degli Esseri umani
Impellenza
di assetti sociali soddisfacenti
Le
esigenze monetarie sociali e la neofiscalità
LE
STRUTTURE SOCIALI INUTILI O DANNOSE
Esame
della validità di alcune strutture sociali, dopo la istituzione della
neofiscalità e del reddito di cittadinanza
Inutilità degli istituti previdenziali ed
assistenziali e loro liquidazione
Le
istituzioni illiberali
La
Coscienza civile e le iniziative
La
finalità delle proibizioni generalizzate
Le
verifiche a posteriori
I
signori delle altrui libertà
La
vergogna delle vessazioni
La
speranza
IL
DENARO DATATO DELLA NEOSOCIETÀ
La
neosocietà
Il
Cittadino e il reddito di cittadinanza
Il
Cittadino e il denaro datato
Il
deperimento monetario a tasso fisso
I
conti attivi e passivi
La
datazione iniziale del denaro
LE
STRUTTURE GIURIDICHE
Le
strutture giuridiche
La
riorganizzazione del settore giuridico
L'elezione
dei Giudici
L'elezione
dei Legislatori
Le
proposte di legge
Verifiche
delle proposte di legge
La
rappresentanza nazionale
Il
Capo dello Stato
Le
esigenze monetarie delle strutture pubbliche
Gli
emolumenti degli addetti pubblici
IL
GOVERNO DELL’ECONOMIA
Formule
per il governo dell'economia
Formula
della variazione della massa monetaria
Fattori
di governo dell'economia
Influenze
sui consumi e sugli investimenti
Camera
di governo dell'economia
Rappresentanze
Riunioni
annuali
IL
PATTO COSTITUZIONALE
La
qualifica di Cittadino
L'individuo
e i suoi due diritti naturali
Il patto
costituzionale deve garantire i
due diritti naturali
La
Costituzione come strumento del Capo dello Stato per la sorveglianza sociale
La
sfera economica è governata dai Consumatori
Le
velleità dirigistiche del passato
La
proposta costituzionale
UNA
PROPOSTA DI BOZZA DI COSTITUZIONE
Il
territorio degli Italiani e protezione giuridica.
Costituzione, cittadinanza, diritto alla vita e diritto di
proprietà della persona.
Modifiche
costituzionali.
Diritti della persona e organizzazione giuridica.
Diritto
alla vita.
Il
reddito di cittadinanza.
Emolumenti
degli addetti alla struttura giuridica.
Criteri
generali per le retribuzioni degli addetti a pubbliche funzioni.
Esigenze
monetarie per la gestione delle strutture pubbliche.
Contropartite
per le emissioni monetarie della banca degli Italiani.
Tasso
di deperimento monetario.
La
struttura economica.
La
Banca degli Italiani.
Gli
organici dei vari settori pubblici.
Nomine
dei Dirigenti Responsabili.
Elezione
dei tre Giudici di ogni Circoscrizione
Dimensionamento
delle Circoscrizioni
Designazione
dei Legislatori
Autocandidatura
alla funzione di Giudice
Pubblicità
dei dispositivi delle sentenze, nelle Circoscrizioni
Le
proposte legislative
Funzioni
della Camera dei Legislatori
Funzioni
e composizione della Camera dell'Economia
Il
Difensore degli Italiani
I
tre Membri coadiuvanti
Durata
delle quattro cariche supreme e loro designazione
Periodo
di transizione.
Sufficienza del
contenuto della Bozza
di Costituzione.
Convinzioni
di base.
L'aurea
regola della vita sociale.
ESIGENZE
BASILARI DELL’ESSERE UMANO
Due
condizioni basilari
La
prima condizione
La
seconda condizione
Le
Società moderne e le due esigenze basilari
Il
più grave errore culturale
Il
lavoro di ricostruzione culturale
Il
primo passo utile
Il
successivo passo utile
Esigenza di
equilibrio tra pensieri, desideri
e comportamenti
Organizzazioni sociali
con il reddito di cittadinanza generalizzato
Esigenza
di libertà
La
morale riguarda la Coscienza individuale
Lavoro
libero e lavoro forzato
Il
potere abusivo di concedere il pane
L'esigenza
di sicurezza sociale
FINALITÀ
ORIGINALI DELLA VITA SOCIALE
La
vita dell'Essere umano
L'Essere
umano e la Natura
La
vita di relazione dell'Essere umano
Nascita
dell'economia
Il
Diritto e lo Stato
Le
esigenze culturali
Finalità
originali
Il
disagio sociale
Condizione
dell'Essere umano nelle Società contemporanee
Esigenza
di reimpostazione del vivere sociale
Il
problema è culturale
Il
Potere tralignante
Discussione
del Potere
Danni
del Potere legislativo senza limiti
L'iter
degli errori commessi
Riesame
delle visioni del passato
La
via democratica
Postulazione
di nuovi Istituti democratici
La
Democrazia economica
La
Democrazia giuridica
LA
DINAMICA ECONOMICA
I
desideri economici umani
L'appagamento
del possesso
L'intensità
dei desideri economici
La
scelta tra due beni
Il
denaro come bene
La
forza motrice della vita economica
Il
baratto
Denaro
e prezzi
Tutti
i fattori della dinamica commerciale
L'acquisizione
del denaro
La
via per l'acquisizione del denaro
La
nascita del settore produttivo
Il
desiderio dell'utile
Il
Capitale
L'offerta
di servizi individuali
Gli
accordi convenienti
Desideri
culturali
Produzione
dei beni culturali
L'offerta
di servizi al settore giuridico
Interscambi
e processi produttivi
Aleatorietà
della vita economica
Necessità
del reddito di cittadinanza
Il
denaro datato e la decurtazione mensile per le contropartite delle emissioni
monetarie
I
MALI DEL SETTORE GIURIDICO
L'interesse
per i propri simili
L'afflusso
vocazionale al settore giuridico
La
paralisi della Giustizia
Per
tornare alla normalità
Il
problema è culturale
L’IGNAVIA
E L’OTTUSITÀ SOCIALE
L'acume
intellettuale e le cose materiali
L'ignavia
sociale
Il
disinteresse per la vita sociale
Le
vittime sociali
Assurdità
delle situazioni sociali
Chi
vuol tentare qualcosa di buono
Ottusità
sociale degli Esseri umani
Necessità
di valori super-razionali
La
fiducia nel destino dell'Umanità
La
forza degli eventi non darà tregua
Il
risveglio per libera scelta
Responsabilità
verso la propria Coscienza
Responsabilità
degli addetti all'informazione pubblica
Esigenza
di verità
FILOSOFIA
DELLA CULTURA
Cultura
e Coscienza
Coscienza
e percezioni
Coscienza
e rappresentazioni
Il
sentimento come reazione della coscienza di fronte alle percezioni
Coscienza
e memoria
Coscienza
e nuove rappresentazioni
Attivazione
della volontà
Livello
morale della Coscienza
Il
Pensiero fonte della moralità
Problema
culturale e sviluppo del Pensiero
Pensiero,
Coscienza e vita morale
L'Educazione
La
materia dell'insegnamento
L’interesse
degli allievi
Libero
incontro tra vocazioni didattiche e aspirazioni degli allievi
Il
mercato culturale
Privatizzazione
del settore dell'insegnamento
Il pagamento
come stimolo alla
valutazione delle contropartite
Lo
sviluppo dell'apprendimento
Condizioni
del successo
Pensiero
e formazione culturale
Utilizzazione
del patrimonio mnemonico
L'educazione
all'intuizione
Origine
morale dell'intuizione
La
scienza comunemente intesa
Lo
sviluppo morale
INTUIZIONE
AMORE E VOLONTÀ
Interiorità
umana
Coscienza,
rappresentazioni, percezioni e concetti
Memoria
Percezioni
e sensi
Concetti
e intuizione
L'io
attuato
Amore
di libertà
Azione
dinamica dell'essenza concettuale delle percezioni
Il
sentimento
Sentimento
reattivo e amore
Amore
come forza
L'amore
come figlio dell'unione di percezione e concetto
L'io
continuamente si crea con l'intuizione
L'io
come artefice della propria felicità
La
conoscenza come atto creativo
La
volontà come forza d'amore sovrabbondante
L'intuizione
frutto della volontà
Le
determinazioni sottostanti all'atto volitivo
Le
determinazioni volitive non libere
Le
azioni libere
Fonti
interna e esterna per la crescita dell'io
Esigenza logica
dell'esistenza di un impulso
primario superumano
Condizioni
che favoriscono la crescita delle coscienze
Funzione
delle organizzazioni sociali
LA
LOTTA TRA IL PROGRESSO E LA CONSERVAZIONE
La
politica di potenza degli Stati
Le
rivoluzioni democratiche
Assolutezza
del potere legislativo e fallimento sociale
La
visione classista
La
possibilità di mutamenti strutturali
Il
lavoro culturale
L'unica
medicina
Difetti
delle Costituzioni
Esigenza
di una scienza costituzionale
Individuazione
dei diritti assoluti degli Esseri umani
La
situazione italiana
Mostruosità
del potere legislativo incondizionato
L'unica
finalità lecita delle strutture pubbliche
Solo
l'Essere umano può agire finalisticamente
Pericolo
di nuovi inganni
La
discriminante sociale tra il bene e il male
Indicazioni
delle encicliche sociali
Gli
ideali superindividuali
Difficoltà
dello smascheramento
I
RAPPORTI TRA GLI ESSERI UMANI
Lo
scambio umano
Intromissioni
estranee dannose
Legislazione
intromissiva e scomparsa delle contrattazioni individuali
L'isolamento
degli individui
Insufficienza
delle gratificazioni materiali
Necessità
di viventi rapporti per evitare l'inaridimento delle Coscienze
Necessità dello
smantellamento delle intromissioni legislative nefaste
Le
false teorie
Libera
contrattazione e sicurezza sociale
L'abitudine
di illudersi e di illudere
Il
problema sociale è prima culturale e poi politico
Le
garanzie sociali
La vita dell'Essere umano è
dipendente dalla Natura: la sua respirazione, la sua nutrizione, il suo
equilibrio termico dipendono dall'ambiente in cui vive.
Altrettanto importante è il
rapporto armonico con i propri simili.
L'ingresso in una società
civile può risultare conveniente a condizione che non ne risulti turbato il
rapporto vitale con la Natura, da un lato, e con i propri simili, dall'altro.
Ogni Essere umano, ad un
certo punto del proprio sviluppo, dovrebbe potere scegliere tra il restare in
un rapporto naturale con la realtà, oppure entrare in un contesto sociale
evoluto.
Per potere effettuare la
scelta, un tale individuo, dovrebbe essere in condizione di fare il confronto
tra le prospettive sociali e l'autonomo vivere in diretto rapporto con la
Natura.
Immaginiamo che avvenga un
colloquio tra colui che sta esaminando la possibilità di inserirsi nella
Neosocietà e un Rappresentante di essa.
La prima domanda che
verrebbe certamente posta dall'Aspirante Cittadino sarebbe del seguente tenore:
‑ Chi mi assicura che entrando nella vostra
Comunità sarò sempre in condizione di potere disporre del necessario per la mia
vita?
A tale domanda, il
Rappresentante della Comunità, non sarebbe in grado di dare una risposta
soddisfacente a meno che in essa non fosse già stato istituito il reddito di cittadinanza.
In tal caso la risposta
sarebbe:
‑ Tu riceverai, mensilmente, accreditato in un
tuo conto bancario, un importo monetario sufficiente per l'acquisto dei beni di
sussistenza, per la disponibilità di un alloggio e quant'altro necessario per
il tuo mantenimento in vita.
La seconda domanda che
seguirebbe da parte dell'Aspirante Cittadino sarebbe del tipo:
‑ Chi mi assicura che la mia vita nella
Comunità sarà al riparo da ogni possibile sopraffazione?
A tale domanda il
Rappresentante della Comunità risponderebbe:
‑ Noi ci siamo dotati di un complesso di
leggi, scritte nei nostri Codici, che, per mezzo di idonee organizzazioni
giuridiche, tutelano i nostri Cittadini da ogni sopraffazione.
La terza domanda
dell'Aspirante Cittadino sarebbe la seguente:
‑ Come potrò procurarmi altri vantaggi nella
vostra Comunità?
La risposta del
Rappresentante della Comunità sarebbe la seguente:
‑ Noi beneficiamo di una struttura economica,
basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, altamente
specializzata, che ci consente di produrre i beni richiesti dal mercato, a
bassi costi data l'alta specializzazione produttiva e l'impiego delle macchine
e dell'energia ricavata da prodotti e fattori naturali, il tutto in regime di
libera concorrenza.
Tali beni, compresi quelli
culturali, sono in vendita a determinati prezzi sul mercato e il denaro per
l'acquisto di essi, oltre che con il reddito di cittadinanza, si può acquisire
o con l'attività lavorativa subordinata, oppure con quella imprenditoriale.
Il compenso dell'attività
lavorativa viene concordato tra i contraenti, ed il relativo patto viene
protetto dalle leggi.
La libertà della
contrattazione viene garantita dall'esistenza del reddito di cittadinanza, che
mette i contraenti in condizione di potere effettuare le proprie scelte in condizioni
di libertà.
Se l'Aspirante Cittadino
avrà una cultura finanziaria potrà fare la seguente quarta domanda:
‑ Da dove proviene il denaro per il reddito di
cittadinanza e per pagare le spese delle strutture giuridiche?
In un contesto dotato della
neofiscalità la risposta sarebbe la seguente:
‑ Tutta la massa monetaria circolante nella
nostra Comunità è datata e viene sottoposta, ad ogni fine mese, ad una
decurtazione monetaria, ad un determinato tasso, per creare la contropartita
per le emissioni mensili monetarie datate, della Banca della Comunità, per il
reddito di cittadinanza di ciascun Cittadino e per le spese dell'organizzazione
giuridica.
L'Aspirante Cittadino
potrebbe fare la quinta domanda:
‑ Chi fissa l'ammontare del reddito di
cittadinanza e del tasso di decurtazione mensile, ed in base a quali criteri?
Il Rappresentante della
Comunità risponderebbe:
‑ Una Camera economica, formata dai
rappresentanti di tutte le categorie sociali dei Cittadini.
I criteri sono quelli della
responsabilità verso i Cittadini elettori, da un lato, e della valutazione
delle risultanze dei conti con l'estero, dall'altro, secondo sperimentate
tecniche di governo indiretto dell'economia.
L'aspirante Cittadino
potrebbe, infine, fare la sesta domanda:
‑ Le precedenti affermazioni hanno valore di
patto giuridico, tra me e la Comunità?
Il Rappresentante della
Comunità risponderebbe:
‑ Si.
In tale
ipotetico colloquio è contenuto tutto l'essenziale del Patto costituzionale, e
null'altro deve essere aggiunto di non facilmente intelligibile e verificabile
da parte dei Cittadini.
In quest'opera
vengono sviluppati dei pensieri volti a rendere possibile ed efficiente un tale
tipo di Comunità sociale chiamata Neosocietà.
Che le strutture sociali
siano fatiscenti, di per se stesso non sarebbe un gran male, se da tale
situazione non derivassero dei danni ai Cittadini.
Se fosse possibile vivere
prescindendo dal contesto sociale, vedere sfasciarsi il sistema ci dovrebbe
lasciare indifferenti, ma ciò non accade, e per la buona ragione che l'Essere
Umano ha profondo bisogno di socialità, e la sua felicità è dipendente, in larghissima
parte, dalla situazione dell'ambiente in cui vive.
Il Cittadino ha bisogno di
sicurezze: economica e giuridica, e tali sicurezze gli debbono venire
dall'organizzazione sociale in cui vive.
La mancanza di ciò non può
essere colmata da nessun surrogato, e chiunque si illude di trovare delle
scappatoie personali, pagherà a caro prezzo tali illusioni.
Tutti soffriamo per tali
situazioni e, se potessimo, non arretreremmo di fronte a nulla pur di
modificarle.
Tutto concorre a diffondere
un senso profondo di impotenza: i mezzi di informazione, quotidianamente, ci
fanno lo scrupoloso resoconto di tutto ciò che va male, quasi a implorarci di
fare qualcosa perché ciò abbia termine.
Anche le massime autorità si sono specializzate nel farci
continuamente i rendiconti delle disfunzioni.
Tutti hanno qualcosa da
denunciare, qualche fatto tragico da descrivere nei particolari, piaghe da
evidenziare, problemi irrisolti da additare.
Ogni aspetto della vita è
divenuto un problema.
C'è da chiedersi se non si
stia diffondendo una malattia, ancora sconosciuta, che tenta di portarci tutti
alla disperazione e poi alla follia.
Chi, per sua buona sorte,
riesce a non farsi coinvolgere emotivamente, attraverso un continuo lavoro di
pensiero volto a risalire alle cause da un lato, e a individuare le soluzioni
dall'altro, sente l'impulso di scindere il proprio destino da quello di coloro
che vede avviati verso una china di disperazione e di angosce.
Tutti sembrano rassegnati, e
non vogliono neppure parlare di soluzioni, e si rifugiano nel privato, in una
continua ricerca di evasioni, di distrazioni, di spettacoli leggeri, per non
pensare, giacché, si dice, tanto non vi è nulla che possiamo fare, e intanto
ognuno muore un poco ogni giorno.
Per chi non vuole
rassegnarsi, perché, malgrado tutto, continua ad avere incrollabile fiducia
nella vita, a sentire interesse per i propri simili e ad avere profonda
speranza nel futuro, non resta, in un primo momento, altro da fare che cercare
di vivere una vita il più possibile felice, rinunciando a tutto ciò che tende
ad ostacolarla, e dedicarsi a coltivare, nella libera fantasia, visioni volte
ad un mondo futuro, in cui il potere sarà divenuto servizio e l'Essere umano
sarà considerato fine e non mezzo, riversando in tali visioni tutto il ricco
contenuto di esperienze positive tratte da una vita pienamente vissuta.
Se poi si riversa in un
libro la descrizione di tali visioni, si potrà coltivare la speranza di potere
giovare a qualcuno che, come lui, non è disposto ad arrendersi.
L'adoprarsi, perché la propria
esistenza sia piena di gioia di vivere, è la forma più concreta ed efficace di
contestazione contro tutto ciò che sembra voler ridurre l'Essere umano allo
stato di stanco penitente.
Una vita piena, capace di
godere di ogni più piccolo bene, pronta a entusiasmarsi per ogni manifestazione
di bellezza, amante della verità, capace di commuoversi profondamente di fronte
ad ogni atto di umana solidarietà, non può che giovare anche alla salute
fisica, se è vero, come è vero, che l'apatia, la mancanza di entusiasmo, il
vivere nella menzogna, il disinteresse per il prossimo, sono la causa vera di
quello che poi si manifesta in forma di malattia e di triste vecchiaia.
Occorre divenire fonte di
scandalo per chi ci vorrebbe accomunare al proprio squallore.
Per ottenere ciò è
necessario disabituarsi gradualmente da tutto ciò che vorrebbe portarci in
basso, condizionarci nella volontà, impedirci di librarci nelle sfere del
pensiero e della libera fantasia.
Questa è una rivoluzione
possibile a tutti, che non necessita di armi, che non reca danno ad alcuno, ma
si basa esclusivamente sulla riappropriazione della personalità.
Ciò comporta la
responsabilizzazione verso noi stessi, ponendoci l'obbligo di provvedere al
nutrimento del nostro spirito con valori reperibili, in abbondanza, in tutte le
culture positive di ogni tempo.
Con tale tipo di rivoluzione
si riacquista la serenità e il gusto di vivere e si ottengono nuove forze
capaci di farci superare le avversità che prima ci sembravano insormontabili.
Si diviene anche capaci di
restare immuni dalle conseguenze negative delle disperanti notizie che i mezzi
di informazione ci riversano, ogni giorno, addosso.
Questo libro costituisce un
tentativo di comunicazione di alcune conquiste della ormai quarantennale
rivoluzione personale, nel senso sopra indicato, e vuole essere un tentativo di
aiuto a quanti stanno combattendo le stesse battaglie, nella speranza che, un
giorno non lontano, si possa festeggiare insieme il trionfo del buon senso e
della solidarietà.
I sistemi sociali
contemporanei mostrano chiari sintomi patologici rispetto a molte delle istanze
dei Cittadini.
Il più grave è quello
dell'inflazione, che crea effetti distruttivi nel tessuto sociale, generando
nel contempo le premesse per una serie di altri danni extra-economici, tutti
derivanti dall'eccessivo assorbimento degli individui nella sfera economica,
oppure dalla loro emarginazione da essa.
Ciò è dovuto alle ansie di
insicurezza che nascono nelle coscienze da sistemi caotici, incapaci non solo
di garantire la sopravvivenza materiale dei Cittadini, ma anche la loro
sicurezza giuridica.
Le conseguenze più gravi si
manifestano nei giovani, che sono i più esposti, giacché privi, per la loro
stessa condizione naturale, di ogni potere materiale di difesa.
I più forti e i più
fortunati riescono, con le risorse morali, a resistere, mentre i più deboli cadono
in stati di depressione da cui cercano vanamente di uscire fuori, con il ricorso
a farmaci, cadendo in spirali distruttive senza speranza.
La situazione è talmente
grave che nessuno sforzo, per ripristinare condizioni generali di vivibilità,
potrà considerarsi eccessivo.
Con tale certezza, e nella
convinzione che il risanamento generale debba partire dal settore economico,
affrontiamo il problema sociale da tale lato.
L'analisi pensante mostrerà
che, con le correzioni proposte, si creano le premesse solide per un generale
risanamento, che già, fin dalla sua prospettazione, genera sentimenti di
speranza, che, come tali, agiscono, fin da subito, come provvisori antidoti contro
gli effetti devastanti della disperazione.
Il denaro di cui si dispone
è caratterizzato dal suo ammontare, definito numericamente, nell'unità
monetaria della compagine economica di cui si fa parte. Esso acquista valore in
base all'esistenza di prodotti in vendita, recanti un prezzo.
Ciascuno può calcolare di
quanti prodotti può entrare in possesso, in base al denaro di cui dispone, ed è
tale possibilità che gli fa sentire il valore di esso.
Siccome la quantità di beni
acquistabili dipende dal loro prezzo, risulta evidente che il valore del denaro
dipende dalla formazione dei prezzi.
L'atto di creazione del
prezzo, di un prodotto immesso sul mercato per la vendita, è la fonte del
valore della moneta.
Se si ha di mira la
stabilizzazione del valore del denaro, occorre tendere alla stabilizzazione dei
prezzi.
Se si vuole eliminare la
conflittualità salariale permanente, che è una guerra di tutti contro tutti,
occorre puntare alla stabilizzazione del potere di acquisto del denaro, e
quindi a fermare l'aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo.
I produttori di beni
destinati al mercato, formano i loro prezzi in base ai costi.
I prezzi vengono stabiliti
in base ai seguenti elementi: costi tecnici, ricarichi, costi fiscali. Per
stabilizzare i prezzi si può agire sui suddetti fattori.
Poiché i costi tecnici sono,
per la massima parte, costituiti dai costi del personale che realizza la
produzione e la relativa messa sul mercato, è impensabile che si possa agire su
tali costi. Parimenti è impensabile che si possa agire sui ricarichi, già
regolati dalla concorrenza, pena la disaffezione produttiva che produrrebbe
effetti contrari a quelli voluti.
L'unico fattore che resta
disponibile è quello dei costi fiscali.
E' in tale direzione che si può sperare di trovare la soluzione al fondamentale
problema della stabilizzazione dei prezzi.
L'estirpazione, dai costi,
degli oneri fiscali, è l'unica via possibile per ottenere il risultato voluto,
ed è tale via che occorre indagare, prima a livello teorico, per poi passare ai
relativi provvedimenti risanatori.
Ciò è quanto ci si
ripromette con questo studio, che poi viene esteso ad altri aspetti fondamentali
della vita sociale, quale quello del "reddito di cittadinanza" e
quello della "semplificazione" della struttura pubblica.
Se prendiamo l'unità di una
merce abbiamo l'uguaglianza, sotto l'aspetto monetario, tra tale unità e il suo
prezzo.
Unità di una merce = Prezzo della merce
Sempre dal punto di vista
monetario, possiamo mettere, al posto della unità della merce, la sommatoria
degli elementi di costo che ne formano il prezzo e al posto del prezzo la
quantità di denaro corrispondente al prezzo, cosicché la precedente equazione
diviene la seguente:
Sommatoria elementi di costo = quantità di denaro d'acquisto
A questo punto facciamo la
considerazione che il denaro, da entità astratta, acquista concretezza nel confronto con la merce con cui può essere
cambiato.
Dividiamo gli elementi di
costo in due categorie: la prima è costituita da quei fattori, come manodopera,
materie prime, ammortamenti e oneri finanziari etc., non governabili dal potere
dello Stato, e la seconda dagli oneri fiscali, tutti dipendenti, e quindi governabili,
dallo Stato.
Chiamiamo la prima categoria
"costi di mercato" e la seconda categoria "costi fiscali".
L’equazione precedente
diviene:
Costi di mercato + Costi fiscali = quantità di denaro d'acquisto
Il termine a destra
dell'equazione lo possiamo dividere in due parti, proporzionali ai valori a
sinistra, e chiamando la prima "denaro di mercato" e la seconda
"denaro fiscale", la precedente equazione diviene:
Costi merc. + Costi fisc. = Denaro di mercato + Denaro fiscale
Osservando tale equazione si
vede che ad ogni crescere dei valori a sinistra aumenta la quantità di denaro
necessaria per l'acquisto, cioè il denaro perde valore. Tale perdita di valore
si chiama "inflazione".
L'inflazione, sottraendo
valore al denaro, è un "furto" nei confronti dei possessori di esso.
Se il Governo vuole
combattere l'inflazione, non ha altra leva possibile che quella fiscale. Ma
siccome il prelievo fiscale ha la funzione di fornire allo Stato le risorse
monetarie di cui ha bisogno, non resta altra via che quella di spostare, a
destra della precedente equazione, i costi fiscali, cioè prelevare il denaro di
propria necessità direttamente dal denaro esistente.
La precedente equazione
diventa:
Costi merc. = Denaro di mercato + Denaro fiscale ‑ Costi fisc.
Osservando tale equazione
vediamo che il prezzo della merce è diminuito e pertanto il detentore del
"denaro d'acquisto", in possesso ora del solo "denaro di
mercato", acquista con esso la stessa quantità di merce e può versare il
"denaro fiscale" direttamente allo Stato.
Il prelievo fiscale,
direttamente dalla moneta della compagine sociale, può essere realizzato,
automaticamente, per mezzo del meccanismo del "denaro datato" e della
sua "decurtazione a tasso programmato" e corrispondente emissione, in
contropartita, di moneta datata a fini fiscali.
IL PRELIEVO FISCALE SULLA
MASSA MONETARIA
Se chiamiamo:
Massa mon.
gen., la
massa monetaria della compagine sociale.
N° Cittadini, il numero dei cittadini.
Massa mon. pro
cap., la
quota monetaria pro capite.
Sarà:
Massa mon. pro cap. = Massa mon. gen. : N° Cittadini
Se chiamiamo:
Gett. fisc.
gen. annuo,
l'intero gettito fisc. annuale.
Gett. fisc.
mens. pro cap.,
il gettito fiscale mensile rapportato a ciascun cittadino.
Avremo:
Gett. fisc. mens. pro cap. = Gett. fisc. gen. annuo : N° Cittadini : 12
Se si decide di datare il
denaro e di assoggettarlo ad un tasso di deperimento mensile: Tasso deper. mens., per creare una
contropartita per emissioni monetarie a fini fiscali, si avrà:
Tasso deper. mens. = Gett. fisc. mens. pro cap. : Massa mon. pro cap.
Adottando un tale tasso di
deperimento monetario, il valore della massa monetaria globale, Massa mon gen., resta invariato nel
tempo, giacché le emissioni monetarie mensili, a fini fiscali, equivalgono al
valore mensile del deperimento monetario globale.
Lo sgravio dei costi di
produzione degli oneri fiscali porterà ad una forte rivalutazione monetaria nel
mercato interno, positiva ai fini della stabilizzazione del potere di acquisto
dei Cittadini a reddito fisso, nonché ai fini della ripresa dello sviluppo
industriale.
Qualora si decidesse di
istituire il reddito di cittadinanza mensile, Redd. citt. mens., il tasso di deperimento mensile sarebbe dato
dalla formula:
Tasso deper.
mens. = (
Gett. fisc. nens. pro cap. + Redd. citt. mens. ) :
Massa mon. pro cap.
Per ridurre o aumentare la
liquidità globale è sufficiente aumentare o ridurre il tasso di deperimento
mensile, Tasso deper. mens..
In tali circostanze, in
breve tempo, la Massa mon. gen. si
stabilizzerebbe automaticamente sul livello voluto.
Tali variazioni potrebbero
essere ritenute necessarie, in base alle risultanze della bilancia di
pagamento, in rapporto alle economie esterne.
Infatti una eccessiva o
insufficiente liquidità globale potrebbe sproporzionare il rapporto tra
produzione e consumo.
Come si vede il meccanismo
del denaro datato, come base fiscale, non solo invertirebbe il segno
dell'inflazione, ma consentirebbe un più agevole governo dell'andamento
economico generale, rispetto alle misure del passato che la pratica ha
dimostrato sempre inadeguate.
Nell'attuale situazione
italiana, ponendo la Massa mon. pro cap.
= £ 100 milioni, il Gett. fisc.
mens. pro cap. = £ 600 mila ed il Redd.
citt. mens. = £ 350 mila, otteniamo dall'ultima formula il Tasso deper. mens. = 0.0095 cioè lo 0.95 % mensile pari all' 11.40 % annuo.
I valori suddetti sono stati
calcolati tenendo conto dell'abbassamento dei prezzi conseguente
all'eliminazione dai costi industriali degli oneri fiscali.
Per quanto riguarda
l'esigenza dell'eliminazione del debito pubblico, va tenuto presente che,
essendo il Tasso dper. mens.
calcolato di gran lunga inferiore all'abbassa
mento prevedibile dei costi
industriali, oltre l'11,40 % annuo
sopra calcolato vi è ancora ampio spazio per coprire l'eccedenza del debito
pubblico rispetto ai ricavi da privatizzazioni.
I sistemi sociali
contemporanei sono affetti da vari mali. Occorre confrontare le singole disfunzioni
con le potenzialità insite nella neofiscalità e nella istituzione del reddito
di cittadinanza.
La diffusione di
comportamenti delinquenziali viene addebitata alla incapacità preventiva e
repressiva degli apparati statali.
Analizzando a fondo il
problema si perviene ad altre conclusioni.
La causa prima della delinquenza va ricercata nella ridotta capacità
dell'organismo economico di offrire occasioni di partecipazione produttiva a
grandi quantità di Cittadini, che così restano in balia di se stessi e di
opportunità extralegali ed illegali.
Ciò va imputato
all'appesantimento delle iniziative imprenditoriali a seguito delle politiche
demagogiche degli ultimi decenni.
In presenza del malcontento
delle sfere dei lavoratori, la classe politica indirizzava tale protesta verso
il settore economico gravandolo di una serie di compiti impropri e
sottoponendolo a vere e proprie vessazioni.
Ciò portava alla
emarginazione di un grandissimo numero di piccole iniziative imprenditoriali,
che con la loro morte privavano l'organismo sociale dei posti di lavoro, e
quindi di vita, da esse creati.
Finita la miope euforia
riformatrice, si è raccolta una situazione economica caratterizzata dalla
esistenza di grosse Aziende produttive e commerciali, che per la loro
dimensione avevano dovuto, e potuto, resistere ai colpi di scure provenienti
dal settore legislativo.
La scomparsa delle piccole
aziende ha lasciato in eredità forzata la propria clientela alle grandi, che
successivamente si sono trovate di fronte ad abbondanti richieste da parte del
mercato, consolidandosi.
La conseguenza di tale
forzato cannibalismo aziendale è stata la perdita del potere contrattuale della
classe lavoratrice che, di fronte al pericolo dell'occupazione, non ha più
potuto esercitare il precedente imperio.
Questa è stata la nemesi
contro le false impostazioni ed imposizioni dei rappresentanti dei lavoratori
al corpo sociale.
In tale situazione, di
impoverimento generale, le nuove generazioni hanno trovato chiuse le vie
d'accesso all'inserimento sociale restando in balia di un'altra imprenditoria,
meno preoccupata dalle vessazioni legislative, cioè quella della delinquenza.
Di fronte agli stati
depressivi che si accompagnano alle frustrazioni sociali, vi è stato l'intervento
di una medicina, negativamente alternativa, che ha diffuso dei farmaci
antidepressivi, che presto si sono trasformati in droghe distruttrici delle
personalità esposte.
In parallelo a tali fenomeni
si aveva, con la scusa della finalità dello Stato Sociale, un forte
assorbimento di risorse monetarie nell'ambito della struttura statale.
La gestione, da parte dello
Stato, di enormi masse monetarie creava l'occasione della concentrazione di
grossi interessi, che richiamavano gli appetiti della delinquenza ad alto
livello, che si introduceva con mezzi illeciti nella gestione di essi.
Nasceva così la grande
corruzione, che portava enormi capitali nella sfera extra-produttiva.
L'esigenza della immissione
di tali capitali nel tessuto sociale, portava un ulteriore attacco, al campo
economico, contribuendo alla ulteriore fuoruscita di altre forze positive, per
lasciare posto alle nuove tracotanti leve finanziarie.
Dal lato dell'attività
giuridica, l'assorbimento della sfera pubblica, nei problemi connessi alla
gestione delle enormi risorse monetarie gestite e delle attività ( sarebbe
meglio dire passività ) economiche da un lato, e la virulenza dei fenomeni
delinquenziali dall'altro, ha portato ad una paralisi nefasta di tale
importante settore della vita sociale, con tutte le conseguenze negative per i
Cittadini, costretti a vivere privi del bene essenziale della sicurezza giuridica.
A ciò aggiungansi le
possibilità di comportamenti aberranti, di particolari settori dello Stato, a
causa dell'allentamento dei necessari freni e controlli.
Di fronte a tale situazione,
le forze politiche reagiscono chiedendo maggiori poteri, senza peraltro
specificare l'uso che intendono fare di essi.
La politica degli interessi
settoriali, particolari e del giorno per giorno, ha disabituato le forze
dirigenti dalle idealità.
Il crollo di tutte le
ideologie ottocentesche sembra che abbia vaccinato i Politici dalla facoltà di pensare
e di progettare: vogliono soltanto reprimere, e per questo chiedono nuovi
poteri.
Ma è lecito continuare a
concedere fiducia a coloro che, prima hanno creato pervicacemente le premesse
del male, e poi pretendono di amputarne le manifestazioni?
Di fronte alla tragica
situazione in cui ci troviamo non rimane altra speranza che quella di qualche
intervento miracoloso.
Il miracolo consisterebbe
nel fatto che, qualche personalità illuminata, decidesse di smascherare
pubblicamente la situazione di menzogna in cui siamo costretti a vivere ed
indicasse la via da percorrere, per tornare a normali condizioni di vita.
Il ritorno al buon senso:
ecco la medicina di cui tutti abbiamo necessità.
Questo modesto lavoro vuole
essere un contributo in tale direzione.
Il primo passo è costituito
dalla istituzione del reddito di cittadinanza, reso possibile dalla adozione
della neofiscalità.
Con tali provvedimenti, e
con tutto quanto consegue dalla loro logica, si determinerebbero due importanti
effetti positivi: da un lato si consentirebbe la riformazione nel mercato di
quelle iniziative imprenditoriali precedentemente soffocate, e dall'altro si affrancherebbe
gli emarginati dalla soggezione economica che li mette in balia di volontà
esterne, spesso fuorvianti.
Se si entra nella logica
delle due proposte avanzate, si comprende che, tali provvedimenti, avvierebbero
un sicuro processo di risanamento della vita sociale che, entro tempi non
lunghi, potrebbe pervenire a situazioni di normalità, con beneficio generale,
anche di quelli che attualmente fanno di tutto perché ciò non avvenga.
Con la liberazione delle
strutture pubbliche, di un'enorme quantità di funzioni improprie, si
restituirebbe loro quel vigore necessario perché divengano efficaci garanti
della sicurezza giuridica dei Cittadini.
Se per l'ottenimento di
miracoli sono necessarie le preghiere, ebbene si voglia considerare questo
lavoro come una supplica perché, Chi è in grado e può, si decida a farci il
miracolo, evitandoci i lutti che stanno funestando altri popoli sfortunati.
Il reddito di cittadinanza è
già istituito in 8 paesi del nord Europa: in Danimarca dal 1933, nel Regno
Unito dal 1948, in Germania dal 1961, nei Paesi Bassi dal 1963, in Belgio dal
1974, in Irlanda dal 1977, in Lussemburgo dal 1985, in Francia dal 1988.
Per una famiglia con due
bambini, l'ammontare è compreso tra le £ 635.000 dell'Irlanda e le £ 1.518.000
dei Paesi Bassi.
La percentuale della
popolazione che ne beneficia va dallo 0.5 % del Belgio all'8.1 % del Regno
Unito.
In Europa, il reddito di
cittadinanza non è stato ancora istituito in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo,
e la Commissione CEE ha proposto una raccomandazione che riguarda la lotta
all'esclusione sociale.
La filosofia di tale
istituzione mira a garantire la sopravvivenza degli emarginati.
Secondo una più approfondita
valutazione, la soluzione più giusta è quella di estendere il reddito di
cittadinanza a tutti i Cittadini, evitando differenziazioni, dato che trattasi
del riconoscimento di un diritto.
Con gli attuali sistemi
fiscali, l'onerosità di tale istituzione,
può divenire destabilizzante per le compagni sociali, andando a
scaricarsi sui prezzi ed alimentando processi inflazionistici, che alla fine
possono divenire mortali.
Con la neofiscalità, non
agendosi sui costi industriali, e quindi sui prezzi, bensì sull'obsolescenza
monetaria, è possibile estendere, a tutti, tale diritto, con la conseguenza di
liberare definitivamente l'Essere umano dalla schiavitù del lavoro.
Si è sempre considerato come
segno di progressismo, l'affermare che il Cittadino ha diritto al lavoro, non
comprendendo che, con tale affermazione, si tende a istituzionalizzare la
schiavitù.
Sostenere che, avendone
l'opportunità, L'Essere umano ha l'obbligo di lavorare, significa spostare al
di fuori della coscienza individuale le scelte di lavoro, istituzionalizzando
una forma di violenza, che non può non ripugnare al sentimento della dignità
umana.
E' giunto il momento di
affermare che l'Essere umano ha diritto a "non lavorare" e ciononostante
a godere dei beni che la Natura offre.
Le determinazioni lavorative
debbono scaturire dalle valutazioni soggettive, influenzate dalle finalità che
il singolo vuole realizzare. Solo così sarà possibile consentire l'armonico
sviluppo dei Cittadini, divenuti finalmente proprietari della propria volontà.
L'obbiezione che, in un
simile contesto, scomparirebbe ogni volontà lavorativa, non merita neppure
risposta, in quanto fondata sulla assoluta ignoranza della costituzione
psicologica dell'Essere umano.
Un individuo normale cerca
la gioiosa partecipazione a tutte le forme creative che la realtà presenta.
Fin dall'infanzia si prende
parte, con grande impegno, a giochi che, il più delle volte, richiedono sforzi
e sacrifici non indifferenti.
L'Essere umano ha la
tendenza a non adagiarsi sulle conquiste raggiunte, ma a proiettarsi in
obbiettivi sempre più grandi, in dinamico confronto con i propri simili.
Talvolta la molla ad agire è
costituita dall'ambizione, tal’altra dalla valutazione di oggettive
limitazioni, e spesso dal gusto stesso del fare, in vista di propri ideali.
In tal senso ogni individuo
è una miniera di potenzialità, che vanno perdute quando la molla dell'agire la
si fa risedere, esclusivamente, nella ricerca dei mezzi di sopravvivenza.
Se la molla dell'operare
scaturisce da valutazioni personali, sempre accompagnate da un sentimento
piacevole che nasce dalla sfera dell'immaginazione, si riesce poi a vincere le
sofferenze che, inevitabilmente, si accompagnano ad ogni sforzo operativo.
Se non si vivesse in una
realtà, abituata a frettolosi giudizi astratti, sarebbe superfluo fare le
affermazioni che precedono, data la loro ovvietà.
Chi ha esperienze di lavoro
sa che il vero compenso, agli sforzi del lavoro, non è mai costituito dalla
contropartita monetaria, ma dalla soddisfazione che da esso si ricava.
La soddisfazione appartiene
alla sfera delle valutazioni soggettive e scaturisce dai sentimenti, connessi
alle rappresentazioni che noi ci facciamo della nostra opera, in rapporto alle
nostre finalità e ai nostri ideali.
Lo schiavo non realizza mai
se stesso, ma le finalità del padrone, alla cui felicità egli contribuisce, ma
non alla propria, e quando prende coscienza di tale condizione, tende alla
ribellione, per uscire dalla condizione di infelicità.
Perché il lavoro sia fonte
di soddisfazione, oltre che di sacrificio, è necessario che sia preceduto da
una contrattazione individuale, nei cui termini vanno inserite, non solo le
esigenze della controparte, ma i vantaggi che il singolo si ripromette da ogni
accordo. Solo così l'esperienza lavorativa può divenire fonte di progresso individuale.
L'insicurezza economica ha
sempre reso impossibile la piena attuazione di tale esigenza, ma le condizioni
che nasceranno, dalla istituzione del reddito di cittadinanza, permetteranno,
finalmente, l'indirizzo della propria attività lavorativa, in vista di finalità
più ampie di quelle connesse alla mera sopravvivenza.
L'esperienza della
contrattazione individuale affinerà l'abilità di ciascuno anche in tale versante,
contribuendo, oltretutto, alla migliore conoscenza di sé e degli altri.
Ciò è reso possibile, dalla
istituzione della neofiscalità e del reddito di cittadinanza, da un lato, e
dall'alto sviluppo tecnologico della nostra civiltà, dall'altro.
La tecnologia moderna ha
messo a disposizione degli Esseri umani immense risorse, non solo in campo
energetico, ma anche con la costruzione di macchine "intelligenti"
capaci di moltiplicare grandemente la produttività individuale, rendendo con
ciò il lavoro sempre meno faticoso,
fornendo il mercato di sovrabbondanti prodotti a beneficio di tutti.
Quando, con la liberazione
dalla schiavitù del lavoro, si farà fluire nel tessuto sociale quell'immenso
patrimonio, costituito dalle potenzialità interiori degli Esseri umani, si
vedrà fiorire una civiltà ricca non solo di beni, ma anche di solidarietà, di
libertà e di giustizia.
Tutte le strutture sociali
vanno considerate come creazioni umane con funzioni di servizio nei confronti
dei Cittadini.
Per potere valutare la
rispondenza di tali strutture al fine suddetto, occorre stabilire quali sono le
esigenze sociali degli Esseri umani.
Per raggiungere questo scopo
è necessario conoscere le caratteristiche generali della natura umana.
Gli Esseri umani hanno delle
caratteristiche comuni e altre che sono prettamente individuali.
La vita sociale riguarda gli
aspetti generali della natura umana e non quelli individuali.
Così come le strutture
sociali non debbono mai limitare le esigenze individuali, di contro mai i
comportamenti personali debbono essere di danno agli interessi generali
rappresentati nelle strutture pubbliche.
La sociologia deve essere
fondata sulla conoscenza delle esigenze comuni, da un lato, e deve anche
avere chiara conoscenza dei limiti,
entro cui operare, per non interferire nella vita individuale dei Cittadini.
Le esigenze generali sono
tutte realizzabili nella sfera economica.
La possibilità che i
comportamenti individuali possano essere in contrasto con le esigenze generali,
o possano creare conflitti tra i singoli, oppure che le strutture pubbliche
interferiscano nella vita individuale, ha portato alla creazione del Diritto,
la cui funzione è quella di impedire che ciò si verifichi, oppure di provvedere
al ristabilimento degli equilibri turbati.
Le moderne economie di
mercato tendono continuamente a soddisfare al meglio le esigenze generali dei
Cittadini, ed hanno in sé i fattori dinamici per il conseguimento di tale
obiettivo.
Ciò nell'ipotesi che tutti i
componenti sociali siano in condizione di inserimento nella vita economica, ma
questo nella realtà non accade, come dimostrano le diverse forme di emarginazione.
Chi resta tagliato fuori dal
contesto economico entra in pericolo di vita, in quanto impossibilitato ad
accedere autonomamente ai beni naturali, indispensabili alla propria
sopravvivenza.
Ciò è reso possibile dalla
esistenza del diritto di proprietà che impedisce ai nullatenenti di accedere ai
prodotti della natura.
Il diritto di proprietà è la
base delle moderne organizzazioni economiche e non va minimamente limitato, sia
in forza di principi etici, nonché giuridici.
La soluzione, al contrasto
evidenziato, non deve essere cercata nella limitazione del diritto di
proprietà, pena l'impoverimento generale, ma in provvedimenti giuridici,
restauratori delle situazioni di pericolo di vita degli emarginati.
Gli emarginati non
costituiscono uno speciale settore della vita sociale, giacché tale può diventare
ogni Essere umano a seguito di sventure, e pertanto, la soluzione a tale
problema, non va considerata nell'ambito del sentimento della carità, ma come
problema di giustizia.
L'istituzione del reddito di
cittadinanza, nel mentre dà soluzione a tale problema, pone l'esigenza del
reperimento delle risorse monetarie necessarie.
La necessità di tale
reperimento, in aggiunta alle necessità monetarie per il mantenimento delle
strutture giuridiche, pone il problema fiscale.
L'antagonismo crescente tra
i Contribuenti e il Fisco evidenzia la necessità di un profondo riesame della
materia, alla luce della moderna evoluzione della Civiltà.
Una fiscalità che voglia
essere, da un lato al servizio degli interessi generali dei Cittadini, e
dall'altro non conflittuale con essi, deve essere reimpostata in modo da
gravare automaticamente su fattori oggettivi, senza la possibilità di
discrezionalità o di errori.
Nelle lontane strutture
sociali, il sistema delle decime prelevava i beni ricavati dalla natura, con il
lavoro degli Esseri umani, direttamente dai prodotti, nella misura del dieci
per cento.
Gli antichi esattori
chiedevano beni naturali, e quindi deperibili, e li prelevavano percentualmente
da essi, al momento della loro produzione.
I moderni esattori chiedono
denaro e lo debbono prelevare percentualmente dal denaro, non solo da quello
prodotto, ma anche da quello preesistente, giacché le fluttuazioni produttive
non debbono influire sugli ammontari fiscali, che sono destinati ad esigenze
quantitativamente definite.
Ciò lo si può ottenere con
la neofiscalità.
L'emissione monetaria, a
fini fiscali, in contropartita della decurtazione del denaro datato, si può
chiamare neofiscalità ed i benefici che ne derivano sono svariati e molto
rilevanti.
La liberazione del settore
produttivo, dagli oneri fiscali, provocherà un iniziale forte aumento del
potere d'acquisto dei percettori di redditi fissi.
Ciò, unito alla tendenza
alla riduzione dei costi industriali,
per il continuo progresso della tecnica e conseguente razionalizzazione
dei processi produttivi, toglierà la base alla conflittualità salariale, resa
inevitabile nel passato, per la perdita
di valore del denaro, a causa dell'inflazione.
La possibilità di istituire
il reddito di cittadinanza, esteso a tutti i componenti sociali, eliminerà la
paura dell'indigenza e consentirà finalmente, agli Esseri umani, di orientare
le proprie scelte di lavoro in libertà ed in vista della realizzazione delle
proprie vocazioni.
Sarà così possibile
pervenire alla contrattazione individuale che realizzerà la sovranità dell'Essere
umano anche nel campo del lavoro, con piena autoresponsabilizzazione, non
soltanto nelle scelte di acquisto, ma anche in quelle di lavoro.
Sarà inoltre possibile
abbandonare tutte le forme previdenziali forzose del passato, nonché assistenziali,
eliminando umilianti distinzioni tra
gli individui.
Il lavoro diverrà così fonte
di soddisfazione e non di mera sopravvivenza, portandosi a compimento il
cammino di liberazione del Lavoratore (e quindi di tutti) che, dopo il lungo e
doloroso percorso della schiavitù, della servitù della gleba e
dell'asservimento salariale, potrà finalmente conseguire una condizione di
piena dignità umana.
l ritardo, in tale cammino,
è da attribuire esclusivamente alla necessità che trascorresse il tempo
necessario per il conseguimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche
indispensabili per il raggiungimento di un assetto sociale come quello
indicato.
In tale percorso immensi
sono stati i sacrifici compiuti, sia nel campo del lavoro che in quello della
ricerca.
Negli Esseri umani del
futuro non potrà non nascere una profonda riconoscenza verso quanti, nel
passato, hanno gettato le basi per un avvenire di solidarietà, di giustizia e
di libertà.
Con i provvedimenti indicati
si rafforzerà la solidarietà umana, e l'organizzazione statale, liberata
finalmente dalle incombenze di carattere economico e dai fardelli fiscali necessariamente
persecutori nei confronti dei Cittadini, potrà finalmente dedicarsi al proprio
scopo principale che è quello di garantire e fornire una rapida ed efficace
giustizia a tutti.
Con la piena acquisizione
della propria Sovranità, nel rispetto delle leggi generali, ciascun Cittadino,
con le proprie libere scelte di lavoro, di acquisto e culturali, conformerà le
strutture sociali in tutti i campi in base alla libera valutazione del servizio
ricevuto, facendo così fluire concretamente la propria personalità nel tessuto
sociale.
Con la neofiscalità e con il reddito
di cittadinanza il Cittadino acquisisce concretamente il diritto alla vita.
La Democrazia fonda il Potere sul voto dei Cittadini. Con ciò afferma che la fonte di ogni Potere
risiede nella capacità di giudizio dei componenti della compagine sociale.
Il voto, per essere
espressione della volontà dei Cittadini, deve essere libero da ogni condizionamento. E' impossibile considerare
completamente libero il voto di Esseri umani assillati dalla insicurezza circa
la propria sopravvivenza presente e futura.
Con la istituzione del
reddito di cittadinanza viene eliminata tale insicurezza e pertanto i giudizi sociali che danno contenuto al
voto divengono responsabili.
Il cittadino, fonte di ogni
potere, fa fluire nel proprio voto il complesso dei propri giudizi sociali.
maturati nella propria concreta esperienza di vita, nel contesto in cui è socialmente
inserito.
Con l'espressione del voto
si fa una scelta tra i Partiti che propongono dei programmi. Può anche accadere
che nessuno dei partiti incontri l'approvazione di una parte dei Cittadini e
pertanto al Potere viene a mancare il consenso di tale settore.Sarebbe logico,
che nelle schede elettorali, si prevedesse una casella, destinata ai
dissenzienti, per poterne valutare il numero, ai fini di una corretta legittimazione
del Potere.
Si potrebbe verificare
l'ipotesi che i dissenzienti fossero la maggioranza e pertanto l'esercizio del
potere, in tali condizioni, sarebbe una sopraffazione.
Una carta costituzionale non
può non tenere conto di tale ipotesi e deve prevedere dei meccanismi per
superare tali situazioni.
In un contesto sociale con
il reddito di cittadinanza, è da supporre che vi sia un altissimo grado di
partecipazione da parte dei Cittadini, giacché il benessere di ciascuno, in
senso lato, dipenderebbe dal buon funzionamento della organizzazione generale.
E' interesse generale che la
strutturazione sociale sia aperta a modifiche migliorative e non
"ingessata".
E' quindi necessario
prevedere che, il verificarsi di una rilevante quota di dissenso sociale, costituisca
l'occasione per un riesame delle strutture, per confrontarle con i reali
bisogni dei Cittadini.
In campo economico le scelte
degli acquirenti sottopongono le strutture produttive a continuo esame,
costringendole ad adeguarsi costantemente alle richieste del mercato.
Ciò ha portato all'altissimo
sviluppo tecnologico di tale settore.
Occorre porsi la domanda se
non sia possibile, anche in campo sociale, addivenire ad un tipo di
strutturazione capace di far fluire i essa, continuamente, la volontà dei
Cittadini.
Per potere rispondere a tale
quesito occorre cogliere le peculiarità del settore economico per vedere se non se ne possano ricavare delle
indicazioni utili per la struttura giuridica.
Le economie di mercato sono
basate sul continuo sforzo dei settori produttivi di conquistare il gradimento
dei Consumatori per i propri prodotti. Le scelte dei consumatori costituiscono
l'unica ragione della sopravvivenza delle Aziende.
Ciò mostra che, in tale
campo, il potere risiede nel Cittadino consumatore che, con le proprie scelte
di acquisto, premia le Aziende che lo hanno bene servito e penalizza quelle i
cui servizi sono stati rifiutati.
Il premio è costituito
dall'utile delle imprese e la punizione è costituita dalla loro uscita dal
mercato.
Se esaminiamo la questione
dal punto di vista del Potere possiamo dire che, in campo economico, si
realizza una democrazia perfetta,
giacché la fonte del potere economico risiede esclusivamente nei giudizi di acquisto dei Cittadini.
Tale Sovranità, liberamente espressa, ha portato il campo economico ad
un elevatissimo sviluppo tecnologico.
Con ciò si vede che il
continuo concreto fluire delle volontà individuali in campo economico è fonte
di progresso.
Mali quali: l'inflazione, la
conflittualità salariale, il soffocamento fiscale, le pastoie burocratiche, non
nascono né dal lato della produzione né da quello del consumo, ma sono tutti da
attribuire all'arretratezza delle strutture statali, che operano sulla vita
economica in maniera negativa.
I primi tre di tali mali
sono superabili con la neofiscalità
e con l'istituzione del reddito di cittadinanza.
Quanto alle farraginosità
burocratiche, sarà facile snellirle, allorché ci si convincerà che, ogni
aggravio inutile sui processi produttivi, provoca aumenti nei costi e conseguente
perdita di valore del denaro, e quindi danno per tutti.
Nell'ottica democratica le
strutture statali non possono che essere considerate come organi di sevizio a
favore dei Cittadini.
Esse possono sussistere solo
se nascono da esigenze squisitamente giuridiche, cioè di difesa dei diritti.
Il primo passo, sulla via
dell'adeguamento dell'organizzazione statale alle esigenze civili, consiste
nella restituzione al campo economico di tutte quelle attività prive della
"indispensabilità" giuridica.
Il secondo passo consiste
nell'abolizione di tutte le regolamentazioni della vita economica e di tutti i
formalismi inutili.
Le strutture statali,
liberate da tutte le funzioni improprie, debbono procedere alla riorganizzazione
della macchina giuridica, attualmente inceppata.
La ragione d'essere dello
Stato risiede nella esigenza dei Cittadini della tutela dei propri diritti,
riconosciuti dalle leggi, contro ogni sopraffazione.
Così come, in campo
economico, lo sviluppo dipende dal gradimento dei Consumatori, anche in campo
giuridico deve essere possibile un continuo riscontro tra l'attività giuridica
e la volontà dei Cittadini.
Un cattivo servizio in tale
campo deve trovare sanzione. non solo in organi di vigilanza, ma anche da parte
dei Cittadini.
Per realizzare ciò è
necessario che i Cittadini abbiano dei propri rappresentanti nelle strutture
statali.
Tali rappresentanti
potrebbero essere i Giudici.
I Processi, necessari per la reintegrazione dei diritti e per la
punizione dei comportamenti antigiuridici, necessitano di Giudici per la
valutazione dei termini delle situazioni e conseguente emissione dei provvedimenti
correttivi.
L'umanità del Giudice lo
espone alla possibilità di errori, non soltanto tecnici, ma anche di equilibrio
e pertanto appare auspicabile che coloro che intendono svolgere la propria
opera in tale campo non abbiano investiture carrieristiche, a vita, ma ricevano
il loro mandato dai Cittadini, in periodiche elezioni circoscrizionali.
Con ciò l'apparato giuridico
verrebbe salvaguardato, non solo attraverso i vari gradi di giudizio, ma anche
dalla sottrazione del consenso elettorale a coloro che non si fossero dimostrati
idonei alla carica rivestita.
Per quanto riguarda la
funzione legislativa, dato il carattere tecnico ed umano di tale funzione,
appare logico pensare che essa debba essere affidata a determinati Giudici con
maggiore anzianità di investiture, eletti direttamente dai loro colleghi,
idonei a tali scelte in ragione della loro professione, nonché per doverne poi
dar conto ai loro elettori.
Dovendo ogni legge dello
Stato essere fondata sui principi scientifici del diritto, è logico pensare che,
la funzione di Legislatori, vada attribuita ad esperti del settore che hanno
dato lunga prova, sul campo, di competenza e probità, e il cui formale riconoscimento
derivi dalla scelta dei loro colleghi.
A tali Collegi legislativi deve essere affidato anche il compito della
sorveglianza della corretta applicazione delle leggi dello Stato con
possibilità di emissione di provvedimenti correttivi nei casi di errori.
Le strutture esecutive,
aventi il compito di porre in essere le
attività giurisdizionali, potranno essere quelle tradizionali, amministrate da
organi tecnici..
Come si vede, in tale
visione, vi è poco posto per la Politica tradizionale giacché, la funzione
esclusivamente giuridica della organizzazione Statale, lascia poco margine alla
direzione politica. Del resto i fallimenti sociali, imputabili alle passate
gestioni politiche, lasciano pochi rimpianti in tal senso.
Tutti gli attuali indirizzi
politici, in quanto giuridicamente fondati, saranno vantaggiosamente gestibili,
dalla struttura giuridica prospettata, che sola potrà allacciarli ai principi
della scienza del diritto.
Poiché il Mondo è
organizzato in Nazioni, è necessario che la comunità dei
Cittadini abbia un rappresentante
che ne riassuma e difenda le peculiarità, nonché i diritti, nei confronti delle
comunità esterne.
Questo è il Capo dello Stato, che deve avere
caratteristiche di competenza, di probità, di dedizione agli interessi
generali, nonché godere dell'approvazione dei Cittadini.
Per conseguire un tale tipo
di scelta appare logico pensare che debba essere designato, a tale compito, il
più anziano dei legislatori, la cui carriera, al servizio della comunità, ha
goduto di più investiture da parte dei Cittadini, nonché di più scelte da parte
dei Giudici.
Tale designazione,
automatica, dovrà avere la conferma del suffragio elettorale, ai fini della
pienezza di potere, necessaria ad una così alta carica.
Il Capo dello Stato, così
confermato, si avvarrà di strutture operative preesistenti, oppure ne creerà
delle nuove, secondo la propria valutazione dell'interesse generale della
Comunità.
Gli atti del Capo dello
Stato sono subordinati solo alle leggi vigenti.
Nello svolgimento del
proprio compito, il Capo dello Stato, sarà affiancato da tre suoi rappresentanti,
scelti tra i legislatori che seguono nella graduatoria di anzianità, con
funzioni di supplenza, sempre in ordine di anzianità, nonché di proposte di
veto unanime, da sottoporre al Collegio dei Legislatori, in base a motivazioni
giuridiche relative all'atto del Capo dello Stato che si vuole impedire, nonché
alle sue piene capacità.
Tutti i Giudici in carica,
compreso il Capo dello Stato, hanno il potere di proporre disegni di leggi per
le deliberazioni del Collegio dei Legislatori.
Tutte le leggi non debbono
essere in contrasto con i principi della Carta costituzionale.
La Costituzione descrive i
diritti dei Cittadini, nonché indica i mezzi per la difesa di tali diritti.
Impone ai Cittadini un solo dovere: quello di non violare le leggi.
I diritti fondamentali dei
cittadini sono: 1°) Diritto alla vita. (Comprende il diritto al reddito di
cittadinanza.) 2°) Diritto di proprietà. 3°) Diritto di immagine vera. 4°)
Diritto di libera creatività. 5°) Diritto di intraprendere. 6°) Diritto di
insegnare. 7°) Diritto di culto. 8°) Diritto di associazione. 8°) Diritto di
intrattenere rapporti con Cittadini stranieri o con associazioni risiedenti
all'estero. 9°) Diritto di pattuizione. 10°) Diritto di voto. 11°) Diritto di
autocandidatura. 12°) Diritto di allevamento ed educazione dei figli fino alla
loro maggiore età. 13°) Diritto di patto matrimoniale individuale.
Tali diritti sono da
considerare come assoluti e quindi, il loro pieno godimento, non deve essere
subordinato a "licenza" alcuna. Se dall'esercizio di tali diritti
derivano danni a terzi, le reintegrazioni dovranno avvenire ad istanza dei
danneggiati, in forza delle norme giuridiche violate.
La violazione di tali
diritti, a semplice istanza del danneggiato, obbliga l'organizzazione statale
ad avviare tutti gli esami e le procedure per la reintegrazione della violazione.
L'accusato può difendersi
sia direttamente che tramite una persona all'uopo delegata.
Nessun dovere può essere imposto al Cittadino se non in forza di una specifica sentenza,
ciò in quanto Egli è titolare di sovranità, che non può essere limitata se non
a seguito di dimostrati suoi comportamenti antigiuridici, oppure a seguito di
eventi eccezionali, e comunque in forza di una legge specifica.
Gli organi per la tutela dei
diritti dei Cittadini sono: 1°) Il Capo dello Stato. 2°) I suoi tre Vicepresidenti.
3°) Il Collegio dei Legislatori. 4°) I Giudici. 5°) La struttura della forza
pubblica.
Le comunicazioni, di
violazioni di diritti, vanno fatte al Giudice della circoscrizione di appartenenza
del soggetto danneggiato.
Chiunque aderisce
liberamente ad un gruppo, lo fa solo se è certo che da tale adesione non
scaturisca alcun pericolo per la propria sopravvivenza. Parimenti, entrare in
un contesto sociale, regolato da leggi che estendono il diritto di proprietà
alle terre, può considerarsi un atto sensato e libero, solo se si ha la
certezza che, in tale contesto, vi sarà la possibilità di potere vivere la propria
vita.
Nelle Società moderne,
complessamente organizzate, la sicurezza di potere sempre sopravvivere,
indipendentemente dalle contingenze, può essere conseguita solo se ci viene
garantito un reddito monetario periodico, tale da metterci in condizione di
acquistare l'indispensabile per il mantenimento della nostra vita.
Ciò è possibile solo se si
entra in un contesto in cui sia istituito il reddito di cittadinanza.
La sicurezza, da altre
minacce alla nostra sopravvivenza, ci deriva dalla esistenza delle strutture
giuridiche, volte alla difesa dei diritti dei Cittadini.
Solo su tali basi, l'Essere
umano, può entrare, in piena sovranità e libertà, nell'organismo sociale.
Nell'ambito del diritto alla
vita, va anche precisato che l'abitazione è essenziale a tale fine, e pertanto
vanno abolite tutte le disposizioni che ostacolano l'accesso al godimento delle
abitazioni, quali i piani regolatori pubblici che, riducendo la disponibilità
dei suoli edificabili, provocano forti lievitazioni nei prezzi delle abitazioni,
con danno per i più deboli.
Tale materia va tutta
ripensata in funzione della riduzione
dei costi, in analogia a quanto accade per tutti i prodotti economici, per i
quali vi è la continua necessità della razionalizzazione produttiva, in vista
della conquista del gradimento dei Consumatori.
Ciascun individuo ha determinati poteri naturali quale quello di
muoversi, di agire, di parlare, di pensare etc.. Con ciò ciascuno sente di
essere proprietario del proprio corpo e delle relative facoltà.
L'intervento della propria
attività, sulla realtà esterna, può portare alla creazione di prodotti che
vengono posti in essere grazie ai nostri comportamenti e quindi, ragionevolmente,
possono considerarsi come una continuazione della nostra personalità.
Ciò giustifica il sentimento
della proprietà che noi estendiamo a tali cose e, desiderando di disporne
incondizionatamente, ci difendiamo da chi voglia sottrarci il frutto del nostro
lavoro. Noi possiamo rinunciare a tale condizione di difesa personale solo se
entriamo in un contesto in cui è prevista la difesa della proprietà a favore di
tutti i componenti.
E' solo l'esistenza del
Diritto, e di tutte le strutture idonee a renderlo concretamente fruibile da
parte dei Cittadini, che permette il formarsi degli Stati.
Nelle economie monetarie,
essendo il denaro la contropartita di cessioni di prodotti propri, esso
acquisisce il carattere di estensione della propria personalità, analogamente a
quello dei nostri prodotti.
Nelle Società moderne anche
i terreni entrano nel mercato, come oggetti di scambio, e pertanto la loro
proprietà va considerata come giuridicamente da proteggere, in quanto
conseguita con la cessione di denaro proprio.
Poiché i terreni, con tutto
quanto è loro connesso in natura, sono la base prima della nostra
sopravvivenza, la loro entrata nella
sfera della proprietà individuale, ha posto in condizione di svantaggio coloro
che non hanno potuto disporre di tale proprietà.
La schiavitù, e tutto quanto
ne è conseguito fino ai nostri giorni, vanno posti in relazione con la nascita
della proprietà terriera.
Gli inconvenienti, connessi
a tali fatti, possono essere equamente ed utilmente sanati con la istituzione
del reddito di cittadinanza.
Con ciò viene ristabilito il
collegamento autonomo di ogni Essere umano con i prodotti della natura,
indispensabili alla conservazione e allo sviluppo della propria vita.
Ovviamente, con la propria
attività lavorativa, ogni Cittadino potrà disporre di altri beni, in aggiunta a
quelli della sopravvivenza, acquisibili con il reddito di cittadinanza.
Tra le varie attività
lavorative, vogliamo considerare quella degli appartenenti alla struttura
statale.
Tale attività, che nasce da
basi vocazionali, deve essere remunerata in maniera ragionevolmente
incentivante, per non distogliere, gli appartenenti a tale settore, dalle
proprie vocazioni, in vista di compensi più vantaggiosi in altri settori.
Fermo restando il principio
che il vero compenso, ai sacrifici che necessariamente si connettono con ogni
attività lavorativa, è costituito dalla soddisfazione che l'Essere umano ricava
dal lavoro svolto per vocazione, tuttavia esistono dei limiti, che occorre non
varcare, per non far prevalere, sulle istanze vocazionali, le esigenze
economiche minime, ritenute consone alla propria dignità.
I compensi monetari, per gli
appartenenti alla struttura statale, debbono essere forniti da coloro che
beneficiano del loro lavoro, e cioè da tutti i Cittadini.
I sistemi fiscali, vigenti
nel passato, hanno cercato di far fronte a tale esigenza, mediante imposizioni
tributarie dirette ed indirette, tutte operanti sia sui redditi che sui
consumi.
Tali forme impositive sono
in contrasto con il principio di sovranità individuale, nonché con il diritto
assoluto di proprietà del denaro e con il diritto di eguaglianza, giacché, a
tali forme impositive, manca quella della certezza e della equità.
Con la neofiscalità, basata
sulla ricircolazione monetaria ( con il meccanismo del denaro datato e della
emissione in contropartita, per fini fiscali nonché per la fornitura del
reddito di cittadinanza ), il reperimento del denaro, da destinare al settore
pubblico, non grava sul reddito della persona o sulla sua possibilità di
consumo, bensì direttamente sulla massa monetaria della comunità.
Tale sistema fiscale elimina
il rapporto conflittuale, tra il Cittadino e lo Stato, che nel passato è stato
fonte di innumerevoli drammi, e rende impersonale tale prelievo.
I sistemi fiscali
tradizionali operano sulla produzione e sul consumo, cioè sulla parte viva dell'economia,
mentre la neofiscalità preleva il denaro direttamente su quello non speso, e
quindi non indispensabile ai fini della sopravvivenza, cioè sul denaro statico
e non su quello dinamico.
Con tale sistema, la vecchia
inflazione, da fattore negativo, diviene fonte utile per il prelievo
dell'organismo sociale.
A tale proposito si può
anche meditare sulla circostanza che, essendo il denaro contropartita di
cessione di beni che si avviano al consumo e alla obsolescenza, quindi alla
distruzione, appare giusto che anch'esso subisca un deperimento, giacché il suo
valore, che nasce dai beni, riceve da essi anche il carattere della deperibilità.
L'inflazione ha, da sempre,
abituato i Cittadini a tale carattere di deperibilità, ma solo con la
neofiscalità, tale circostanza diviene positiva ai fini della vita sociale.
Per giudicare di tutti i
fenomeni sociali è necessario abituarsi a prendere come punto di partenza la
reale sovranità dei Cittadini e vedere i fenomeni in tale ottica e non in vista
di dogmatiche ed astratte finalità. incombenti forzosamente sugli Esseri umani.
Il fine della vita sociale è
l'individuo singolo e non l'astratta collettività, in nome della quale sono
state compiute innumerevoli sopraffazioni.
Qualsiasi ideale sociale
che, per essere realizzato, necessita del sacrificio forzato di un Essere
umano, senza il suo libero consenso, va considerato negativo.
Solo l'Individuo può
coltivare ideali, ma essi non debbono portare alla imposizione di doveri ad
altri, bensì tradursi in impegno personale.
Con la filosofia dei doveri
per gli altri, nell'Umanità, sono stati compiute innumerevoli sopraffazioni.
Chi sente il problema dei
doveri, deve esprimersi solo con l'esempio e attendere, se è il caso, la libera
partecipazione degli altri.
La Civiltà progredisce solo
quando le virtù divengono conquista delle coscienze individuali e non quando si
predicano o si impongono con la forza.
Ogni forzatura delle volontà
umane, verso qualunque fine, anche nobile, va considerato come negativa e
pertanto occorre eliminare tutte le strutture di potere che possano portare a
tali abusi.
La neofiscalità e
l'istituzione del reddito di cittadinanza creano la base per l'affrancamento
degli Esseri umani da tali possibili violazioni della libertà individuale.
Il diritto non deve porsi
finalità morali, ma di giustizia, giacché la moralità è una questione che
riguarda solo la Coscienza individuale.
Tutti i sistemi, che non
rispettano tale principio, sono destinati al fallimento.
Compreso bene lo spirito del
"diritto alla vita" e del" diritto di proprietà" che da
esso discende, è facile capire anche gli altri diritti, ampiamente conosciuti
dalla scienza del diritto.
In quanto precede si è
voluto dare una serie di spunti di
riflessione che una coscienza individuale sente di dover offrire all'altrui
valutazione, come personale contributo allo sforzo necessario per la
costruzione di un assetto sociale desiderabile.
Le proposte derivano da
meditazioni sull'esperienza e vogliono essere spunti per quanti sentono la
responsabilità che grava sulla presente generazione nei confronti delle future.
Non si è voluto parlare dei
mali, che devastano i tessuti sociali, perché si è assolutamente convinti che
la reazione terapeutica nei confronti di tali disastri potrà venire solo a
livello individuale e non già pubblico, e ciò avverrà rapidamente quando gli
Esseri umani potranno finalmente convivere in contesti sociali che permettano
loro di riappropriarsi della propria personalità e quindi della libertà.
Finché si resta impigliati
in sistemi angoscianti, che mettono in forse ogni giorno il proprio e l'altrui
domani, restano poche forze disponibili per le prese di posizione efficaci nei
confronti dei mali che si vanno generando.
La disperazione è il terreno
di cultura di ogni male e la speranza è l'unica forza che li può superare.
La speranza non può essere
frutto solo dello sforzo volitivo, ma deve fondarsi sulla ragionevolezza.
Quando si constata che poche
sono le ragioni che creano speranza, occorre attivarsi per scoprire ed
eliminare le cause prime che hanno creato tali situazioni.
Ciò potrà farsi solo con la
creatività, applicata agli elementi forniti dalla conoscenza dei fattori della
vita.
La rassegnazione è una virtù
quando si rivolge agli eventi naturali ineluttabili, ma quando si applica alle
conseguenze degli errori umani diviene cosa negativa, e da essa occorre
scuotersi ed impegnarsi con le proprie facoltà di pensiero per trovare i
rimedi, indispensabili per correggere le situazioni errate.
Chi, per colpevole modestia,
demanda ad altri il compito di provvedere al miglioramento sociale, fa il gioco
di quei pochi che, indotti in tentazione da situazioni di privilegio, traggono
beneficio materiale, ma non morale, dal caos generale.
Occorre riflettere che nella
storia i detentori di ogni forma di potere, ottenebrati da esso, mai sono
riusciti a prevedere in tempo, il mutare delle situazioni e si sono fatti
sempre travolgere dagli eventi.
Se si esaminano i loro
discorsi, anche quelli delle vigilie dei tracolli, si trova in essi una completa
avulsione dai fatti reali.
Occorre invece dare ascolto
al disagio sociale che emerge dalla coscienza e che è da considerare come un
impulso a prendere posizione nei confronti della realtà.
Oggi nel mondo emergono
chiari sintomi che, le vecchie illusioni con cui si era cercato di risolvere i
problemi sociali del passato, vanno crollando, ma ancora non vi è chiarezza sui
percorsi da intraprendere per ridare un nuovo giusto assetto alle compagini sociali.
E' necessario che il massimo
numero possibile di Esseri umani partecipino, con la propria attenzione
pensante, a quanto va accadendo, per trovarsi poi preparati, in occasione di
scelte elettorali che dovessero presentarsi, e far così pesare positivamente il
proprio buon senso sociale.
La ricchezza delle Nazioni va valutata dal benessere o dal
malessere degli individui che le compongono.
I fattori, che determinano
gli stati d'animo soggettivi dei Cittadini, vanno ricercati nella sfera
psicologica e nelle reazioni che, in tale sfera, si determinano in rapporto
alle condizioni di vita della realtà esterna.
Oltre ai beni materiali,
altri valori sono essenziali ai fini di una pienezza di vita individuale.
Beni quali la sicurezza, la
libertà, la solidarietà, sono essenziali perché nelle coscienze nasca la
fiducia nella vita, l'apertura a rapporti con gli altri, la speranza nel futuro.
Sono questi valori che
rendono la vita piacevole e inducono alla partecipazione e all'azione.
Perché nelle coscienze
nascano tali atteggiamenti è necessario che vi sia corrispondenza tra le
aspettative interiori e le condizioni esterne.
La fiducia nella vita nasce
dal sentirsi inseriti in un ambiente sociale che tutela i diritti.
La disponibilità a intessere
rapporti con gli altri e la speranza nel futuro nasce dai contenuti culturali
assimilati nella fase di crescita e di apprendimento.
La sicurezza giuridica e
l'ambiente culturale sono i fattori determinanti per un sano rapporto con la
realtà.
E' da tali basi che derivano
poi quelle realtà che possono essere rappresentate in termini di produzione e
di ricchezza.
La sicurezza giuridica dipende
dall'efficienza delle strutture statali, la qualità dell'ambiente culturale
deriva dalla creatività umana.
Ciò che rende possibile
l'esplicazione delle attività creative è la libertà.
La libertà è favorita o
inceppata a seconda se si vive o meno in un ambiente sociale che lascia margini
di tempo per le libere ricerche culturali.
Esseri umani imbrigliati in
realtà socioeconomiche che assorbono tutto il loro tempo nella lotta per la
sopravvivenza, non possono sviluppare la loro creatività.
La mancata libera creazione
culturale sottrae all'ambiente l'apporto delle speranze individuali e quindi lo
impoverisce.
Il folle sogno di
trasformare le realtà in meccanismi produttivi, senza spazi di libertà, intristisce
la vita sociale, generando alla fine condizioni di miseria, a seguito della
paralisi delle volontà dei Cittadini.
Tutte le visioni sociali che
prospettano astratte finalità collettive, alle quali vanno sacrificate le
esigenze individuali, portano a situazioni di morte.
Tali visioni scaturiscono
dalla incultura materialistica che privilegia le cose rispetto alle coscienze
umane.
Il morbo scaturente dal
materialismo è subdolamente diffuso in tutta la terra ed ha informato di sé la
totalità degli organismi sociali.
Tutte le disfunzioni e i
mali che registriamo nella vita sociale vanno addebitati all'incultura
materialistica che aborre la felicità del singolo, considerandola un peccato a
danno di una presunta felicità collettiva, espressa in manifestazioni di massa.
Il materialismo porta alla
dittatura ed ogni dittatura scaturisce dal materialismo.
Il terreno su cui le visioni
totalitarie seminano i loro semi
malefici è costituito dalla massa degli infelici, degli sfiduciati e dei
disperati, ai quali, mentendo, si promettono inebrianti riscatti.
La dolorosa esperienza che
sussegue a tali illusioni fa poi capire che altre sono le strade della civiltà.
Il miope egoismo, di certe
pseudo‑culture e classi dirigenti del passato, generatore di diffuse
infelicità, ha preparato il terreno per i subentranti totalitarismi.
Ancora oggi si ascoltano
voci che invitano gli individui al sacrificio e non alla felicità, ignorando
che con ciò non si fa altro che preparare il terreno per ribellioni e per
potenziali disastri.
Agli Esseri umani si
predicano doveri, nel mentre vengono sottratti loro tutti i diritti.
E' giunto il momento di
smascherare tali tristi culture, che seminando maledizioni e terrore,
prepararono Esseri anemici, potenziali prede di subentranti rapaci pastori.
Se veramente si ha a cuore
lo sviluppo positivo della Civiltà, bisogna avere, al centro delle proprie
finalità, l'Essere umano singolo nella sua pienezza e felicità.
Bisogna smetterla di
prescrivere e imporre, col ricatto della sopravvivenza, ricette prefabbricate
di felicità, e lasciare che sia il singolo, in libertà, a decidere che cosa,
per lui, è bene o male.
La violenza sulle Coscienze
è contro lo Spirito dell'Umanità, giacché l'arricchimento di esse, morale e
materiale, si avrà solo dal libero, e quindi responsabile, loro sviluppo.
Il Bene deve essere amato e
non temuto. Il timore è giustificato
solo quando si rivolge a coloro che vogliono imporre alcunché con la forza.
La violenza e la menzogna
sono i due mali dai quali occorre difendersi con tutte le forze, in nome della
intangibile dignità umana.
La neofiscalità toglie
all'azione fiscale ogni carattere impositivo, e l'istituzione del reddito di
cittadinanza, affranca gli Esseri umani dal menzognero ricatto del pane quotidiano.
Con tali due provvedimenti
si mette il Cittadino in condizione di utilizzare in libertà le risorse
scaturenti dalla propria interiorità, con beneficio personale e, quindi, con
beneficio anche dei propri simili.
Solo in tal modo la
ricchezza acquisterà il suo pieno significato e diverrà feconda, non solo di
sviluppo materiale, ma anche spirituale, giacché permetterà a ciascuno di
disporre liberamente del proprio tempo, per il proprio e per l'altrui
beneficio.
I piani regolatori pubblici
vengono considerati una conquista civile contro la speculazione edilizia,
nonché un mezzo efficace per l'ordinato sviluppo immobiliare degli agglomerati
urbani.
Anche in questo campo la
menzogna ha preso il posto della verità.
Se si voleva realmente dare
un qualsiasi ordine a tale settore, sarebbe stato sufficiente fare una legge
generale, entro la quale avrebbe dovuto
muoversi l'imprenditoria edilizia privata.
Invece non era questo che si
voleva, bensì mettere le mani in un fondamentale ramo della vita civile, per
trarne tutti i vantaggi possibili a favore di settori di potere connessi con la
gestione dello Stato.
La conseguenza è stata
l'uccisione della sana imprenditoria privata a favore di carrozzoni in cui si
sono introdotti i veri speculatori abusivi.
Il potere, conquistato con
l'investitura elettorale, è stato irregolarmente usato, anche in questo
settore, facendo leva sulla ignoranza delle masse, e facendo apparire, quella
che era una vera e propria usurpazione, come una conquista civile, a danno
della speculazione privata.
La conseguenza è stata
l'innalzamento dei prezzi delle costruzioni, a causa della artificiale rarefazione
delle aree edificabili, nonché della imposizione di una serie di formalismi e
di balzelli ufficiali ed ufficiosi, tutti gravanti sui costi delle edificazioni.
L'imbrigliamento
dell'edilizia, entro schemi burocratici e regolamentari, ha impedito che la
tecnologia portasse anche in questo settore i benefici, della riduzione dei
costi, che ha apportato nei settori liberi.
Il tutto a danno delle fasce
più deboli della popolazione, con il problema tragico degli sfratti e con i conseguenti
enormi oneri pubblici per l'assistenza ai senza tetto.
Anche in tale campo, sarà
necessario ritornare, al più presto, al libero mercato, dove la concorrenza
abbassa continuamente i prezzi, a seguito degli sviluppi tecnologici e il
perfezionamento delle attrezzature produttive.
Con tale ritorno si
restituisce al Cittadino il potere di scelta e di governo del mercato, anche in
tale settore, in analogia ad altre branche della vita economica, dove si ha
continua abbondanza di offerte e quindi di vera ricchezza.
Lo spauracchio della
speculazione selvaggia è una menzogna, giacché, l'abbondanza di offerte
possibili, esclude dal settore gli speculatori, per lasciare agire solo i competenti,
in vista della prevedibile concorrenza che elimina ogni velleità speculativa e
riporta i prezzi nell'ambito delle regole di mercato.
Anche in tale settore,
come in tutti gli altri campi della
vita economica, occorre ritornare alle sane regole di mercato, con la
proibizione di ogni imposizione legislativa, che non può che tradursi in
aggravio di costi, e quindi di prezzi, con conseguente perdita di valore del
potere di acquisto del denaro.
Lo smantellamento di tutte
le strutture pubbliche, che oggi gravano parassitariamente su tale campo, va
inquadrato nell'ambito della nuova dinamica sociale, conseguente alla
istituzione della neofiscalità e del reddito di cittadinanza.
Tale argomento, del rifluire
della manodopera dai settori parassitari a quelli produttivi, viene trattato in
dettaglio nel capitolo relativo al lavoro umano.
In passato, il lavoro umano,
è stato sempre visto come l'unico mezzo per il conseguimento dei mezzi per la
sopravvivenza, e non già come mezzo di evoluzione culturale individuale e di progresso
sociale in generale.
In tale ottica si mirava, da
parte del settore pubblico, a creare posti di lavoro, magari con funzioni
artificiose e innaturali, per assicurare il lavoro al maggior numero possibile
di Cittadini.
Naturalmente, gli oneri di
tali provvedimenti, si scaricavano sul campo economico, in aggiunta alle
pastoie burocratiche che necessariamente derivavano dalle funzioni artificiose
di un tal genere di incombenze.
Con ciò si creavano le
premesse per la bancarotta delle strutture sociali che, con il tempo, non
riuscivano a compensare gli squilibri prodotti, anche perché si operava in
presenza di concorrenza estera, meno tartassata, evidentemente, da analoghe
politiche.
La crescita abnorme del
debito pubblico che, oltre che del prelievo fiscale, si alimentava ricorrendo
al settore dei prestiti onerosi, ha generato un certo ripensamento nelle
autorità pubbliche, che hanno iniziato a tentare di risalire la china con
propositi di privatizzazione e di alienazione del patrimonio pubblico.
Ma, tali propositi, si
riveleranno chimerici se non si perviene ad un riesame della situazione generale,
e soprattutto delle false filosofie che l'hanno generata.
Se così si farà, non si
potrà non arrivare alla conclusione che, soltanto con la istituzione della
neofiscalità e del reddito di cittadinanza, si potrà pervenire a quella valida
base di partenza, che permetterà poi, in breve tempo, di riordinare la Società
in maniera conforme alle legittime aspettative umane.
La prima convinzione da
acquisire è quella che, l'Essere umano, non ha diritto ad un lavoro qualunque, ma
alla vita, e ciò potrà essere validamente conseguito con la istituzione del
reddito di cittadinanza, esteso a tutti i componenti sociali, dalla nascita
alla morte.
Con ciò si potrà provvedere
allo smantellamento di tutte le strutture previdenziali ed assistenzialistiche,
nonché di tutte le limitazioni in campo di assunzioni e di licenziamento dal
lavoro, consentendo così alle forze lavorative di rifluire dai settori morti a
quelli vitali della vita sociale.
Della liquidazione, degli
eventuali attivi delle strutture previdenziali, si parla nel capitolo ad esse
dedicato.
La mobilità lavorativa,
conseguente al necessario ritorno alla contrattazione individuale, in presenza
della sicurezza di base fornita dal reddito di cittadinanza, farà rapidamente
riprendere vitalità al settore economico, da un lato, e restituirà ai Cittadini
il potere sulla gestione della propria vita privata e lavorativa, dall'altro.
Ciò influenzerà
positivamente la vita delle Aziende produttive, che si troveranno in presenza,
non di generiche richieste di lavoro, ma di offerte professionali, soggettivamente
motivate, e quindi benefiche per
l'atmosfera produttiva.
Da parte dei lavoratori vi
sarà anche la richiesta di contropartite aziendali, commisurate alle
prestazioni che vengono offerte e alle esigenze particolari del singolo
lavoratore, il tutto concretato in un contratto individuale che impegna le
parti al suo rispetto.
La capacità contrattuale del
singolo lavoratore, dipende, da un lato, dalla sua condizione di sicurezza di
vita derivantegli dal percepimento del reddito di cittadinanza e, dall'altro,
dalla giusta valutazione, affinantesi nel tempo con l'esperienza contrattuale,
delle proprie capacità, in rapporto alle esigenze della controparte.
Ciò avrà la conseguenza di
stabilizzare i prezzi dei prodotti del mercato, giacché è impensabile che un
imprenditore possa accettare costi superiori a quelli consentiti dai prezzi dei
beni della concorrenza.
La mobilità lavorativa avrà,
inoltre, l'effetto di costringere le Aziende, ai necessari aggiornamenti tecnologici,
per non vedere defluire la propria manodopera verso offerte più vantaggiose, da
parte di concorrenti più esperti.
Vi sarà così un sano
equilibrio tra le offerte di lavoro e le richieste, in merito alle relative contropartite,
e le parti in causa si condizioneranno reciprocamente, con vantaggio dei prezzi
e conseguente potere d'acquisto monetario.
L'abbassamento dei prezzi
incrementerà il valore del denaro percepito dai lavoratori, con beneficio
aggiuntivo rispetto a quello conseguito nella libera contrattazione individuale.
Con ciò la vita economica
diverrà fonte di soddisfazione e non di angosce come per il passato.
L'esistenza del reddito di
cittadinanza permetterà, a tutti, di orientare le proprie scelte di lavoro, su
basi vocazionali, e quindi non coercitive, permettendo di indirizzarsi verso
quelle Aziende e verso quei Settori per i quali si nutre interesse.
Sarà anche possibile, a chi
lo vorrà, orientarsi verso le libere ricerche culturali, in vista di soggettive
necessità o inclinazioni.
L'essenziale è che, nelle
scelte individuali, non si inseriscano azioni coercitive, e quindi di violenza,
lasciando che sia il singolo ad attivarsi nella maniera che riterrà consona
alla propria personalità.
Quanto esposto è presente
nelle più profonde aspirazioni degli Esseri umani, ed è il soffocamento di tali
istanze che ha generato, nel passato, tutti i dolorosi, e spesso funesti,
problemi sociali.
Coloro che sono riusciti a
prescindere da tali istanze, hanno attribuito a virtù un tale superamento, ed
hanno poi cercato di inculcare, spesso con violenza, negli altri una tale
filosofia rinunziataria, fonte di interiori squilibri e di infelicità.
Oggi tutti i sintomi
storici, parlano a favore della esigenza di pervenire, al più presto, ad assetti
sociali come quello proposto, giacché, dopo le lunghe e dolorose semine del
passato, è giunto il momento della raccolta, con il sentimento di felicità che
si accompagna ad ogni maturazione e raccolta di buoni frutti.
Le esigenze monetarie,
connesse alla istituzione del reddito di cittadinanza, possono agevolmente
essere soddisfatte dalla istituzione della neofiscalità, sterile dal punto di
vista dell'aggravio dei costi dell'economia, ma sufficiente a fornire le
necessarie risorse, per far fronte alle esigenze monetarie sociali.
Dopo la istituzione della
neofiscalità e del reddito di cittadinanza, è possibile riesaminare se
continuano a sussistere ragioni per il mantenimento in vita di molte
istituzioni pubbliche del passato.
I primi istituti che divengono
superflui sono quelli previdenziali.
In regime di sicurezza
sociale ormai generalizzata vengono meno le ragioni che hanno determinato la
nascita di tali istituzioni.
Si pone quindi il problema
della loro liquidazione.
Poiché tali istituti si
troveranno impegnati a fornire determinate prestazioni, onerose, a favore degli
aventi diritto, ne deriva la necessità che il ricavato della liquidazione del
loro patrimonio venga ripartito, pro quota, tra tutti gli assistiti.
Sarà anche necessario
liquidare tutto il personale, operante in tali enti, e metterlo in libertà, a
disposizione di eventuali richieste del settore produttivo.
Lo stesso procedimento dovrà
essere attuato con tutte le altre istituzioni rese superflue dal nuovo regime
di sicurezza generalizzata.
Per quel che riguarda le
istituzioni, in contrasto con la filosofia del libero mercato, quali gli uffici
comunali e provinciali addetti alla regolazione della edificazione, e similari,
occorrerà abolirli, dopo la liquidazione del personale addetto.
In generale tutti gli enti
che in passato hanno svolto funzioni di limitazione dell'attività imprenditoriale,
con carattere preventivo, in vista di finalità particolari, vanno aboliti
oppure trasformati, se ritenuti indispensabili, in organi di sorveglianza, sui
comportamenti imprenditoriali, per la verifica, a posteriori, delle conformità
alle previsioni delle leggi relative.
In altri termini dovranno
sparire tutti i regimi delle concessioni, delle licenze, dei permessi, delle
autorizzazioni, e similari, giacché il Cittadino, se non viola i diritti dei
propri simili o leggi generali della comunità, deve essere libero di esplicare
la propria attività e solo quando si dimostri l'evidente irregolarità di un suo
comportamento, in rapporto alle previsioni giuridiche della collettività, si
deve intervenire per il ripristino forzoso della regolarità.
Tutte le pastoie che hanno
impedito, preventivamente, di potere esplicare attività o funzioni, vanno
abolite non solo nella pratica, ma anche in linea di principio, giacché, in
regimi di divieti, pressoché generali, il Cittadino resta paralizzato
nell'esplicazione di proprie iniziative, non potendo conoscere, a priori, se
esistono innaturali limitazioni di legge che riguardavano la propria situazione.
Il Cittadino, nel prendere
le proprie iniziative, deve rispondere, inizialmente, solo alla propria
coscienza civile, e successivamente alla legge, qualora si dimostri che il suo
comportamento viola regole di diritto.
Non è possibile vivere in
sistemi che proibiscono tutto, in linea di principio, salvo a scoprire, con
grande fatica, che qualcosa si può fare.
Ciò, oltretutto è in
contrasto con l'aureo principio della libera concorrenza, benefica per la
collettività e quindi per i singoli.
E' stata una finalità
diabolica, quella delle istituzioni pubbliche, di proibire tutto e attendere
dai Cittadini delle "domande" per esaminare la possibilità di
concedere qualche libertà.
E' da sperare che in breve
tempo tale mentalità, dittatoriale, sparisca per sempre ed i tracotanti non
trovino più terreno per le loro velleità impositive.
Le istituzioni addette alla
verifica, a posteriori, della conformità alle previsioni di legge, dei
comportamenti individuali, debbono essere adeguatamente organizzate, per
servire, e non per vessare, i Cittadini.
Nei regimi che vietano
tutto, di fatto si sono processate, e condannate, le intenzioni, presunte
malvagie, dei Cittadini, salvo poi a degnarsi di riconoscere, su
"domanda" degli interessati, che qualche cosa si può lasciare fare,
però sempre entro invalicabili limiti.
Questi signori delle altrui
libertà debbono presto convincersi ad iniziare delle energiche cure
psichiatriche, per guarirsi da tali inclinazioni, se vogliono rientrare nel consorzio
umano.
Si prova un senso di
profonda vergogna, nel constatare di essersi assoggettati in silenzio a tali
vessazioni, e l'unica scusante, per attenuare tale vergogna, è costituita dal
fatto che, assillati nei tentativi di districarsi nelle mille artificiose
incombenze del vivere quotidiano, non si è avuto il tempo di pensare a fondo
alle umiliazioni subite.
Valga, come ulteriore
consolazione, la constatazione che, in altri contesti, l'autoritarismo si è
esplicato in forme coercitive ben più gravi.
Occorre coltivare,
assiduamente, la speranza di pervenire, presto, a condizioni di vita adeguate
alla dignità dell'Essere umano.
Ciò avverrà, a seguito della
istituzione della neofiscalità e del reddito di cittadinanza, nonché al
conseguente smantellamento di tutte le strutture vessatorie o inutili, consentendo
il rifluire, verso attività ben più utili, le forze umane attualmente impegnate
in tali strutture.
Chiamiamo neosocietà un
contesto sociale in cui sia operante la neofiscalità e il reddito di cittadinanza.
Proviamo ad immaginarci
alcuni aspetti concreti della vita di un Cittadino della neosocietà.
Il Cittadino sa che dalla
nascita alla morte tutti ricevono, ad ogni inizio mese, l'accredito ("avere")
con data, in un conto bancario personale, del reddito di cittadinanza, da parte
degli uffici della Banca centrale ("dare"), e di cui si può
disporre personalmente oppure tramite
legale rappresentante.
L'uso delle disponibilità
avviene o per mezzo di normali assegni
bancari, o per mezzo di assegni a copertura garantita, oppure con carte di
credito.
Gli assegni a copertura
garantita, senza la necessità della specificazione del destinatario, e le carte
di credito prendono il posto del vecchio denaro contante.
Ogni assegno riceve la data
di emissione, per i normali acquisti, oppure quella della scadenza, passata o
presente, del debito che viene estinto.
Qualsiasi retribuzione viene
erogata con accredito datato, sul conto personale del ricevente.
Il Cittadino sa che, sul
proprio conto, viene conteggiato un tasso di deperimento, identico per tutti,
sul saldo di ogni inizio mese, cosicché le disponibilità durante il mese
restano piene.
Le contropartite di tali
decurtazioni saranno registrate in "avere" nel conto della Banca
centrale.
Per quel che riguarda il denaro che si vuole vincolare, al fine di
lucrarne interessi, dopo avere concordati i tassi attivi con la Banca, esso
sarà registrato in uno specifico conto, nel quale, ad ogni inizio mese, sarà
conteggiata in "dare" la decurtazione generale e in "avere"
gli interessi attivi.
L'inverso avviene per i fidi
bancari (conti passivi).
Al momento della istituzione
del reddito di cittadinanza, tutte le disponibilità monetarie esistenti si
considereranno datate a quel giorno, e al prossimo inizio mese entreranno in
decurtazione, con riferimento al mese in cui si istituisce il reddito di cittadinanza.
Chi vuole tenere presso di
sé il vecchio contante sa che, allorché verrà utilizzato per pagamenti o
versamenti in banca, sarà aggiornato dal punto di vista delle decurtazioni
trascorse, per stabilirne il valore residuo.
Tutto quanto precede è di
facile intuizione ed è tutto quanto occorre sapere sul denaro datato e sulla
neofiscalità, essendo essa costituita semplicemente dalla decurtazione
monetaria.
La Banca centrale, tramite
propri uffici dislocati sul territorio, oltre ad emettere gli accrediti per i
redditi di cittadinanza, provvede pure agli accrediti dei conti delle amministrazioni
pubbliche, dopo aver verificato la legittimità delle loro richieste.
La Banca centrale assume la
funzione di una cassa comune di tutti i Cittadini, in cui rifluiscono tutti i
valori delle decurtazioni monetarie, e da cui partono tutte le erogazioni
previste dalle leggi, in primo luogo quelle dei redditi di cittadinanza.
I criteri di gestione
economica delle amministrazioni pubbliche saranno esaminati, in dettaglio,
nello specifico capitolo.
Per quel che riguarda la
fissazione del valore del tasso di decurtazione, se ne parlerà in dettaglio nel
capitolo dedicato a tale argomento.
Le strutture pubbliche,
volte alla tutela e alla difesa dei diritti dei Cittadini, continueranno a
sussistere nella neosocietà.
La causa della loro attuale
inefficienza va ricercata, non in
difetti di impostazione, ma in una inadeguatezza degli organici, in
rapporto alla enorme mole di lavoro, che scaturisce dai comportamenti
antigiuridici di una società ammalata.
La riorganizzazione, di tale
settore, sarà più facile del prevedibile, in quanto, la maturità della scienza
giuridica e la sua essenzialità, ai fini di un ordinato sviluppo sociale,
mobiliterà le migliori forze dei Cittadini per ristabilirne la funzionalità.
Ciò per quanto riguarda la
strutturazione operativa.
Per quanto riguarda il
reperimento dei Giudici, appare auspicabile, data la loro delicatissima
funzione, che essi siano emanazione della volontà dei Cittadini, e durino in
carica per un tempo relativamente limitato, ad esempio per un quinquennio.
L'elezione dei Giudici
dovrebbe avvenire per circoscrizioni operative, in modo da favorire al massimo
la possibilità della conoscenza del loro operato da parte degli elettori, che
successivamente potranno trovarsi nella condizione di subirne le decisioni,
nelle controversie in cui si possano trovare coinvolti.
La candidatura a tali
funzioni dovrà scaturire dalla volontà degli stessi potenziali Giudici, e la
loro designazione definitiva, deriverà dal consenso elettorale dei Cittadini.
L'esperienza, di chi ha
pratica del settore, indicherà la dimensione delle circoscrizioni, per quanto
riguarda il numero massimo dei Cittadini che debbono comporle.
La presenza sul territorio, di un cospicuo numero di giudici, impegnati
nell'opera di rendere operativa la vita giuridica della Società, e la qualità
della loro esperienza, li indica come i più idonei alla elezione, nel loro
ambito, di quelli da designare ai Collegi legislativi.
Tali scelte, oltre che
presumibilmente competenti, saranno da considerare responsabili, di fronte al
successivo rendiconto elettorale, per le future riconferme personali nelle
funzioni di Giudici.
Le proposte di legge, volte
al fine del perfezionamento della struttura giuridica, per un servizio sempre
più qualificato verso i Cittadini, potranno essere fatte da ciascun Giudice,
compresi quelli deputati alla funzione legislativa, e saranno discusse, per
l'approvazione o meno, dal Collegio legislativo.
Le deliberazioni, sia di
accettazione che di repulsione delle proposte di legge, dovranno avvenire a
larghissima maggioranza, e la discussione andrà avanti finché non sarà emerso
un chiaro e nutrito schieramento, nel senso dell'accoglimento o della
repulsione del provvedimento in esame.
La votazione, di ciascun
Legislatore, dovrà essere accompagnata da una nota scritta, per la successiva
pubblicazione a beneficio dei Cittadini e a futura memoria.
Qualsiasi emendamento
proposto, prima di essere portato nel Collegio deliberante, dovrà ricevere il
totale consenso dell'autore della proposta legislativa.
E' ovvio che le iniziative
legislative, debbano prima essere verificate sul piano scientifico, ai fini
della compatibilità con le leggi vigenti e con i principi della Carta
costituzionale, che contiene la formulazione dei diritti e delle libertà
fondamentali dei Cittadini, nonché con i criteri generali per la tutela del settore
economico da oneri impropri.
Per quanto riguarda la
rappresentanza della comunità
nazionale, nei confronti di quelle estere, appare logico pensare che
essa debba essere proposta al membro, o ai membri, che abbiano servito per più
legislature, nell'ambito del collegio, e, ricevutane l'accettazione, li si
candiderà a tale alta Carica, proponendoli alla ratifica elettorale di tutti i
Cittadini.
Il Capo dello stato sarà
affiancato dai tre legislatori che seguono in graduatoria, con funzioni di
supplenza e di proposte di veto, verso gli atti del Capo dello Stato non
condivisi, da trasmettere immediatamente al Collegio per le decisioni di
verifica della legittimità.
Il Capo dello stato
rappresenterà i legittimi interessi di ciascun Cittadino nei confronti di ogni
potenziale minaccia e prenderà tutte le iniziative di difesa che riterrà opportune.
Il Capo dello stato si
avvarrà di consiglieri di propria fiducia e delegherà il potere di direzione,
delle singole strutture pubbliche, a personalità di propria fiducia, con facoltà
di revoca in qualsiasi momento, sempre in vista del miglior servizio
nell'interesse dei Cittadini che Egli rappresenta.
Per quanto riguarda le
esigenze monetarie delle strutture pubbliche, esse saranno soddisfatte dalla
Banca centrale, su richieste controfirmate dal Capo dello Stato, e per quanto
riguarda i ricavi monetari derivanti dalle prestazioni ai Cittadini dei servizi
giuridici, essi dovranno essere versati, periodicamente, sempre alla Banca
Centrale, con i dettagli contabili, controfirmati dal Capo dello Stato.
Sempre con il predominio di
finalità di giustizia, occorrerà
prevedere dei criteri di addebito dei costi dei servizi, a carico di coloro che
li hanno resi necessari a seguito di loro comportamenti antigiuridici, ma, comunque,
nessun onere dovrà essere gravato sulle vittime di ingiustizie, la cui difesa
rientrerà negli obblighi e negli oneri delle strutture pubbliche, con rivalsa a
carico dei trasgressori.
Chi attiverà,
immotivatamente, la macchina giuridica ne subirà l'onere economico conseguente.
Il tariffario di tutte le
prestazioni giuridiche sarà pubblico e debitamente portato a conoscenza dei
Cittadini.
Gli emolumenti dei
componenti della struttura statale saranno equiparati a quelli dei corrispondenti
appartenenti al campo economico, avuto riguardo per le funzioni di
responsabilità e tenuto conto delle esigenze di decoro, perlomeno pari ai corrispondenti
operatori delle strutture private.
La tabella degli emolumenti
degli addetti alle pubbliche strutture, sarà deliberata dal Collegio dei
Legislatori, su proposta dei Capi delle varie strutture operative, con
l'indicazione delle funzioni, nell'organico, e dei criteri di parametrazione al
settore privato.
L'equilibrio, in tali
valutazioni, deriverà, oltre che dal buon senso, anche dall'esigenza di evitare
disincentivazioni, da un lato, o eccessivi compensi, dall'altro, e la cui
oculatezza, o meno, sarà evidenziata nel corso delle gestioni.
Quanto precede, nello
spirito del presente lavoro, non può che essere considerato uno schema
concettuale e come tale va considerato come la proposta di un cittadino, con
esperienza imprenditoriale, da integrare con l'apporto della saggezza dei
giuristi.
Poiché:
Massa mon. pro
cap.=la
massa monetaria dell'intera compagine sociale, divisa per il numero dei cittadini.
Tasso deper.
mens.=tasso
che viene applicato mensilmente sul denaro datato per ridurne il valore e per
creare la contropartita per le emissioni mensili della Banca centrale.
Redd. citt.
mens.=reddito
di cittadinanza mensile, che viene accreditato sul conto di ogni Cittadino per
garantirgli il suo diritto alla vita.
Gett. fisc.
mens.
pro cap. =l'ammontare delle emissioni
monetarie della Banca Centrale a favore delle strutture giuridiche diviso per
il numero dei Cittadini.
La formula che lega i
suddetti valori, nella concretezza della vita economica, è la seguente:
Massa mon. pro cap. x Tasso deper. mens.
________________________________________ = R
Redd. citt. mens. + Gett. fisc. mens. pro cap.
R rappresenta il rapporto tra la quantità di denaro che viene decurtato,
mensilmente, e la quantità di denaro emesso dalla Banca centrale, sempre
mensilmente.
Se R è superiore a 1, vuol dire che il deperimento monetario supera le
emissioni monetarie e pertanto diminuisce la massa monetaria pro capite, e
quindi la massa monetaria globale.
Se R è inferiore a 1, accade il contrario, cioè aumenta l'ammontare
della massa monetaria.
Se R è uguale a 1 vuol dire che la massa monetaria resta stabile.
Se tutti i fattori della
formula restassero stabili avremmo che, nel tempo, R tenderebbe a 1.
La variazione della massa
monetaria, ad ogni decurtazione e corrispondente emissione monetaria, è data
dalla formula:
Massa mon. pro
cap. (successiva) =Massa mon. pro cap.
(precedente) +Emissioni monetarie
mensili ‑ Massa mon. pro cap. precedente x Tasso deper. mens.
Le emissioni monetarie,
mensili, sono costituite dai redditi di cittadinanza più le emissioni monetarie
per la struttura giuridica, diviso il numero dei Cittadini.
Esaminiamo l'influenza che
ciascuna delle variabili indipendenti, a destra dell'equazione, ha sul termine
a sinistra, cioè sulla massa monetaria pro capite successiva.
Se aumentano o diminuiscono
le emissioni monetarie mensili, si
avrà un aumento o una diminuzione della massa monetaria pro capite successiva.
Se aumenta o diminuisce il tasso di deperimento mensile, diminuirà
o crescerà la
massa monetaria pro capite
successiva.
Questi sono i due fattori di
governo della politica monetaria della Neosocietà.
In presenza di saldi della
bilancia dei pagamenti troppo attivi, si potrà agire su uno dei due suddetti
fattori o aumentando le emissioni monetarie , oppure diminuendo il tasso di
deperimento monetario.
Viceversa, in presenza di
saldi troppo passivi.
La variazione delle
emissioni monetarie agisce sul lato dei consumi, che aumenteranno o diminuiranno,
con l'aumentare o il diminuire delle emissioni monetarie, sia sul versante delle strutture giuridiche
che su quello dei redditi di cittadinanza.
La variazione del tasso di
deperimento mensile agisce sul versante degli investimenti, che saranno
stimolati in presenza di tassi di deperimento mensili elevati e rallenteranno
in presenza di tassi bassi.
La determinazione delle
politiche monetarie dovrà scaturire dalle decisioni di una apposita Camera per
il governo dell'economia.
In tale Camera dovranno
essere presenti i rappresentanti delle singole categorie dei Cittadini che
lavorano nel settore pubblico e in quello privato, nonché i rappresentanti
delle categorie produttive e commerciali.
Ciascun rappresentante,
liberamente eletto dai Cittadini del proprio gruppo di appartenenza, porterà,
nelle riunioni periodiche di tale Camera, il pensiero del proprio settore, in
merito all'andamento economico generale ed eventuali suggerimenti, per il suo
aggiustamento, in vista di fini generali, nell'interesse della intera comunità
dei Cittadini.
E' sperabile che gli
interventi sulla politica monetaria siano flemmatici per consentire i necessari
assestamenti prima di effettuare qualunque tipo di valutazione e intervento.
Ciò fa pensare che sia
opportuno che la frequenza delle riunioni camerali sia annuale.
Con ciò vi sarà anche il
tempo per valide rilevazioni e valutazioni che ciascun gruppo svilupperà in
autonomia.
Il buon senso, affinato
nelle esperienze, di lavoro, sociale e imprenditoriale, sarà l'ispiratore delle
decisioni camerali.
Il patto costituzionale è il
documento che conferisce a ciascun Essere umano, facente parte di una
collettività vivente in un dato territorio, la qualifica di Cittadino.
Tale patto è l'elemento che
lega l'individuo alla comunità.
Prima che tale legame venga
posto in essere, esiste l'individuo con i suoi diritti naturali.
I due diritti naturali
fondamentali sono quello alla vita e quello della proprietà della propria
persona.
Chi voglia formulare una
proposta di patto costituzionale deve indicare il modo di garantire tali
diritti.
In una società moderna non
vi è altro modo di garantire il diritto naturale alla vita che quello della
istituzione del reddito di cittadinanza e della neofiscalità, che assicura la
possibilità di realizzare tale proposito.
Per quanto riguarda la
garanzia della proprietà della propria persona è sufficiente affermare che si
vuole costituire una società che assicuri, attraverso una efficiente organizzazione
giuridica, la regolazione di tutti i rapporti umani, in modo da salvaguardare
sempre tale diritto naturale, impegnandosi, nel contempo, a realizzare un
organo legislativo volto esclusivamente al perfezionamento delle tecniche
giuridiche miranti a tale scopo.
Se una Costituzione
contenesse la chiara esplicazione formale di quanto sopra indicato, da un lato
fornirebbe al Cittadino quegli elementi di sicurezza sociale che gli sono
indispensabili, a livello psicologico e
pratico, e dall'altro darebbe al Capo dello Stato, garante dei diritti dei
Cittadini, uno strumento efficace per la sorveglianza della vita sociale.
Assicurata la salvaguardia
dei due diritti naturali di ciascun Cittadino, ogni altra questione va lasciata
alla sfera economica privata che viene severamente governata dalle scelte di
acquisto del Consumatore, e quindi del Cittadino stesso.
Le velleità dirigistiche del
passato dovranno essere abbandonate per sempre, non solo perché portano alla
bancarotta, ma perché in contrasto con i veri interessi dei Cittadini.
La proposta costituzionale
da sottoporre a ratifica referendaria a maggioranza assoluta, dovrebbe essere
predisposta dalla Camera dei Legislatori.
In caso di mancato
raggiungimento del quorum, essa dovrebbe tornare alla Camera per i necessari approfondimenti, per essere poi
sottoposta a nuovo referendum.
La Camera dei Legislatori,
nel redigere la proposta, dovrebbe tenere conto che essa, riguardando ogni
Cittadino, dovrebbe essere formulata in maniera semplice per la facile
intelligibilità da parte di tutti.
L'Italia è una entità
territoriale nella quale vivono gli
Italiani sotto la protezione di strutture giuridiche.
L'accettazione della
presente Costituzione conferisce agli Italiani:
‑La qualifica di
Cittadini italiani.
‑La garanzia del
diritto alla vita
‑Il diritto di
proprietà della propria persona e di tutto quanto ne promana.
Ogni Cittadino ha diritto di
proporre, alla Camera dei Legislatori, modifiche alla presente Costituzione e,
se verrà rilevato che tali proposte hanno valido fondamento giuridico, esse
dovranno essere approfondite e, se ritenute migliorative, dovranno essere
proposte all'approvazione dei Cittadini, mediante referendum.
I diritti della persona sono
tutelati dalla organizzazione giuridica.
Il diritto alla vita è reso
effettivo dall'Istituto del reddito di cittadinanza.
‑Viene determinato
annualmente dalla Camera dell'Economia.
‑Viene deliberato
dalla Camera dei Legislatori.
‑Viene
accreditato mensilmente a ciascun Cittadino dalla Banca degli Italiani.
‑Vengono proposti
annualmente dalla Camera dell'Economia.
‑Vengono deliberati
dalla Camera dei Legislatori previo esame di conformità
ai criteri generali vigenti
per le retribuzioni degli addetti a pubbliche funzioni.
‑Vengono accreditati
mensilmente agli addetti a pubbliche funzioni dalla Banca
degli Italiani.
‑Vengono proposti
dalla Camera dell'Economia.
‑Vengono deliberati dalla
Camera dei Legislatori.
‑Vengono
richieste annualmente, in fase di
bilancio preventivo, dai Dirigenti dei vari compartimenti, alla Camera
dell'Economia che dopo l'esame tecnico, li trasmette alla Camera dei Legislatori,
per le delibere.
‑Vengono erogate mensilmente
dalla Banca degli Italiani.
Le contropartite, per le
emissioni monetarie della Banca degli Italiani, sono create con la decurtazione
mensile del denaro datato della comunità nazionale, secondo il tasso di deperimento.
‑Viene determinato
annualmente dalla Camera dell'Economia in riferimento
all'andamento economico
generale.
‑Viene deliberato
dalla camera dei Legislatori.
‑E' quella che nasce
dal libero mercato cioè si fonda sulla contrattazione individuale.
‑E' governata dalle
scelte d'acquisto dei Cittadini.
‑E' un organo di
servizio pubblico.
‑Emette il denaro
datato in forma di accrediti agli aventi diritto, registrandolo in
"dare" nel
"conto generale".
‑Riceve le
contropartite contabili delle decurtazioni monetarie eseguite dalla va
rie Banche, registrandole in
"avere" nel "conto generale".
‑Cambia la vecchia
moneta datata, nel suo valore residuo,
con corrispondenti
accrediti, registrando tali operazioni, rispettivamente in "dare" e "avere",
nel conto "cambio vecchia moneta".
‑Fissa alla Banche le procedure per le trasmissioni
delle decurtazioni monetarie.
Le variazioni di organico
dei vari settori pubblici sono di competenza dei singoli Dirigenti
Responsabili.
I Dirigenti Responsabili
sono nominati dalla Camera dei Legislatori, su proposta dei Dirigenti
Subordinati di ciascun settore.
I Cittadini maggiorenni di
ciascuna Circoscrizione giuridica, eleggeranno, ogni 5 anni, tre Giudici, di
cui uno Principale e due Coadiuvanti e Supplenti, con gerarchia determinata
dall'entità dei consensi elettorali o dall'anzianità.
Il dimensionamento delle
Circoscrizioni avverrà, inizialmente, sulla base delle passate esperienze
giuridiche e successivamente da parte della Camera dei Legislatori.
In ogni gruppo di 20
Circoscrizioni, il Giudice con più conferme elettorali, o più anziano, diverrà
automaticamente Legislatore.
Chiunque può candidarsi alla
funzione di Giudice, purché renda pubbliche le proprie qualificazioni, per la
valutazione degli Elettori.
Dovrà essere attuata la
diffusione, nella Circoscrizione, dei dispositivi delle sentenze dei Giudici,
per le valutazioni degli Elettori.
I Giudici e i Legislatori,
oltre all'esercizio delle funzioni attribuite loro dall'ordinamento giuridico,
potranno avanzare proposte legislative, per l'esame della Camera dei Legislatori.
La camera dei Legislatori si
occuperà delle funzioni indicate in questa Costituzione in vista della migliore
tutela giuridica dei Cittadini.
La Camera dell'Economia si
occuperà di quanto indicato nella presente Costituzione ed è composta dai
rappresentanti delle categorie di Cittadini che operano nel settore pubblico e
in quello privato, nonché dai rappresentanti delle categorie produttive e commerciali.
La Camera dell'Economia ha
la funzione di fornire alla Camera dei Legislatori la necessaria consulenza,
nonché l'indispensabile assenso, per tutte le decisioni di natura economica che
dovranno essere deliberate, nell'interesse dei Cittadini.
Il Difensore degli Italiani,
corrispondente ai precedenti Capi di Stato, è il supremo garante dei diritti
dei Cittadini nei confronti delle strutture pubbliche.
Rappresenta l'interesse
della comunità dei Cittadini nei confronti delle comunità estere e, in tale
funzione, è dotato di tutti i poteri.
Il Difensore degli Italiani
è coadiuvato nelle sue funzioni da tre Membri della Camera dei Legislatori con
funzioni di eventuale supplenza e di sorveglianza giuridica, con facoltà di
proposte di veto, da trasmettere alla camera dei Legislatori, relative ad atti,
considerati incostituzionali, del Difensore degli Italiani.
L'incarico dei quattro
rappresentanti supremi dei Cittadini dura cinque anni e tali periodi sono sfasati rispetto a quelli della Camera dei
Legislatori.
Vengono automaticamente
designati, dalla Camera dei Legislatori, alle cariche di cui sopra, i Membri di
tale Camera con più mandati elettivi o più anziani.
Durante la fase di
introduzione della presente Costituzione, continua a valere la vecchia legislazione
non in contrasto con essa, in attesa che la Camera dei Legislatori provveda
alle abrogazioni necessarie e alle promulgazioni delle nuove leggi di attuazione.
Quanto precede, ad avviso di
chi scrive, è sufficiente per la gestione di qualunque comunità giuridica.
Alla base di quanto
formulato vi sono le seguenti convinzioni:
‑La struttura
economica non ha bisogno di alcun governo
giacché è severamente orientata dalle scelte di acquisto dei Cittadini.
‑Ogni fenomeno sociale
diviene reale solo se è radicato
nelle istanze dei Cittadini.
‑Le istanze generali dei Cittadini provocano
inevitabilmente il formarsi di attività volte al loro soddisfacimento, a prezzi
equi in regime di libera concorrenza.
‑Le istanze culturali
quelle economiche e quelle giuridiche, nascono all'interno delle personalità
dei cittadini e divengono molle per i
loro comportamenti.
‑Il dinamismo sociale,
determinato dalle istanze interiori, dipende dal fatto che esse sono di due
tipi: passive e attive.
.In campo
economico le istanze passive
creano le spinte di consumo;
quelle attive creano le scelte
produttive.
.In campo culturale le istanze passive creano le esigenze
scolastiche, quelle dell'informazione e quelle degli spettacoli; quelle attive
orientano alcuni Cittadini verso l'insegnamento, la pubblicistica e verso le
produzioni spettacolari.
.In campo giuridico le
istanze passive creano il bisogno di giustizia; quelle attive orientano alcuni cittadini verso le attività di
servizio delle strutture giuridiche.
‑I rapporti che nascono in campo economico e culturale
hanno carattere privatistico e si sviluppano
con le contrattazioni individuali;
quelli giuridici hanno carattere generale
e vanno governati in base a principi giuridici.
In ogni organizzazione
sociale l'aurea regola è quella che le strutture giuridiche non debbono mai interferire nelle scelte
individuali se non nei casi in cui tali scelte determinino violazione di
diritti. In tali casi, gli interventi di reintegrazione, debbono attivarsi dopo
che si è palesata la violazione o si è evidenziata la minaccia.
Questo è lo spirito
ispiratore del Diritto, mentre i cultori dei Doveri altrui, in passato, e purtroppo
ancora nel presente, hanno vessato le volontà individuali con imposizioni
giuridiche innaturali.
Il Dirigismo è un morbo
sociale da cui scaturiscono terribili conseguenze a carico di tutti i
Cittadini, ma soprattutto a danno dei più deboli.
La bozza di costituzione
sopra presentata è esente da ogni possibilità dirigistica e consente un valido
sviluppo sociale a favore delle esigenze dei Cittadini.
Essa è stata formulata nella
maniera più semplice possibile giacché, costituendo il documento che regola il
rapporto tra i Cittadini e quello di Essi con le strutture pubbliche, deve
essere chiaramente intelligibile a ciascun componente della vita sociale.
L'Essere umano per potersi
sentire a proprio agio ha necessità di due condizioni basilari.
La prima è che egli non si
senta minacciato nella possibilità di vivere, cioè che possa disporre di tutto
ciò che è essenziale a che la sua vita materiale possa continuare.
La base di tale possibilità
è costituita dalla disponibilità dei beni della natura necessari al proprio
nutrimento.
Conseguita tale
disponibilità per il presente e la ragionevole speranza per il futuro, l'Essere
umano cerca di conseguire altre sicurezze da possibili attentati alla qualità
della propria vita da parte di minacce esterne ed organizza a tale fine la
propria difesa, da un lato dai fattori ambientali nocivi per la propria salute
e dall'altro da possibili azioni dannose da parte di altri Esseri umani.
I problemi di difesa dai
fattori ambientali lo inducono alla costruzione di rifugi idonei a proteggerlo
dalle intemperie.
Il pericolo di azioni nocive
da parte di altri uomini lo portano ad armarsi.
Ciò perché egli sente che
non solo ha necessità di sopravvivere, ma anche di sentirsi tranquillo in tale
condizione.
I problemi con la Natura e
con l'Ambiente, l'Essere umano li risolve con la propria attività intelligente;
circa i problemi con i propri simili egli cerca di risolverli inventando il
Diritto come base per creare un ambiente umano che permetta a ciascuno di godere
del proprio senza timori di attentati umani esterni.
Qui perveniamo alla seconda
condizione basilare per sentirsi a proprio agio cioè della disponibilità della
propria vita, cioè del proprio corpo, e di tutto quanto promana dalla propria
attività pacifica.
Queste sono le esigenze
basilari di ogni Essere umano, in qualsiasi situazione di vita possa trovarsi.
Ogni organizzazione sociale
deve tenere conto di tali esigenze se vuole la libera partecipazione degli
Esseri umani.
Quasi tutte le Società
moderne hanno perduto la coscienza della priorità di tali esigenze e sono, per
lo più impegnate a finalità generali astratte che si sovrappongono a tali
istanze umane portando gli individui a comportamenti forzati generatori di
disagi e di infelicità.
Ciò dipende da vari errori
culturali.
Il più grave consiste nella
concezione che la sopravvivenza individuale debba essere conseguita
esclusivamente attraverso il lavoro e ciò porta a concezioni in cui si cerca di
creare condizioni lavorative volte esclusivamente a fornire i mezzi per la
sopravvivenza, separando l'Essere umano dal rapporto diretto con la Natura,
frapponendo una serie di strutture artificiali tra gli individui ed i beni di
cui ha necessità.
In tali schemi artificiosi,
gestiti da volontà esterne, l'Essere umano perde la propria libertà e diviene
ingranaggio di un grande meccanismo le cui finalità non può controllare.
Ciò lo porta a situazioni di
infelicità derivate dal fatto che le motivazioni delle proprie azioni non
risiedono all'interno della Coscienza umana, ma in fattori esterni incontrollabili.
Svuotato della propria
moralità l'individuo viene usato ora per lavorare ora per fare la guerra ora
per soffrire.
Il tutto con l'aggravante
che gli si dice che ciò è per il suo bene.
Chi prende coscienza di tale
assurda situazione desidera fuggire e quando ciò non gli è possibile viene
preso da una volontà di distruzione che si manifesta in comportamenti
antisociali che alla lunga portano alla disgregazione violenta degli Stati.
Si disgregano le famiglie,
si combatte contro gli altri, si violentano le Coscienze, si va verso l'abisso.
Chi è riuscito a conservare
la propria lucidità non può non dedicarsi ad un lavoro di ricostruzione
culturale volto ad individuare gli errori che hanno portato alle presenti
condizioni di alienazione generale.
Solo quando si sarà
pervenuti ad una visione sociale corrispondente alle umane esigenze si potrà
sperare di modificare la realtà sociale in modo che gli individui sentano il
piacere del vivere.
Il dolore che nasce nelle
Coscienze dalla contemplazione della innaturalezza del vivere contemporaneo,
porta molti a scagliarsi in critiche miopi delle conseguenze, sprecando preziose
energie che sarebbero meglio impiegate se fossero volte alla individuazione
degli errori che hanno portato alle presenti condizioni.
Ciò sarebbe un primo passo
utile.
Il successivo consiste
nell'impegnare la propria fantasia creativa in concezioni sociali veramente
corrispondenti alle umane esigenze e quindi capaci di avviare il progresso
civile su strade feconde di progressi individuali e non astrattamente
collettivi.
Per fare ciò è necessario
aver maturato una veritiera concezione dell'Essere umano, per non ripetere gli
errori del passato.
L'Essere umano ha necessità
di mantenere continuamente la corrispondenza tra ciò che pensa, ciò che
desidera e le proprie determinazioni volitive.
Egli deve verificare,
momento per momento, che vi sia armonia tra questi tre fattori della sua vita
psichica, altrimenti entra in una condizione di disagio.
Rispetto alla sua attività
lavorativa deve essere lui a decidere se e come lavorare in vista di proprie
finalità, come farebbe se si trovasse in condizioni sociali primitive.
La vita sociale evoluta non
può privarlo di tale libertà.
L'unico modo per ottenere
ciò è quello di realizzare organizzazioni sociali che assicurino la
sopravvivenza di base in maniera incondizionata, attraverso l'istituzione del
reddito di cittadinanza generalizzato.
Solo così l'individuo sarà
in condizione di organizzare la propria vita in maniera che in lui vi sia
armonia tra i propri pensieri, tra i propri sentimenti e il proprio comportamento.
Nessuno, dall'esterno può
giudicare quale sia la condizione del singolo e quali debbano essere i suoi
comportamenti sociali.
Ognuno dovrà gestire la
propria vita in piena responsabilità ed in vista delle proprie esigenze
interiori.
Solo così la vita sociale
potrà essere considerata soddisfacente
e non fonte di continue angosce.
E' necessario prendere molto
sul serio il fatto che la moralità è una questione di esclusiva competenza
della coscienza individuale.
Chi voglia imporre il bene
con la forza, violenta le Coscienze e provoca in esse dolore e quindi
opposizione.
La vita deve essere una
gioiosa continua conquista interiore ed ogni azione deve essere fonte di
soddisfazione in quanto trova riscontro nei propri pensieri e nei propri sentimenti
e ciò potrà essere ottenuto se le scelte operative saranno libere e non forzate.
C'è un'immensa differenza
tra il lavoro scelto liberamente in vista di propri obiettivi e quello forzato
per l'ottenimento del solo pane quotidiano.
Nella più importante
preghiera cristiana è detto "dacci oggi il nostro pane quotidiano" e
non "dacci oggi il nostro lavoro quotidiano".
Chi si è impossessato
abusivamente del potere di concedere il pane in cambio del lavoro non scelto,
ma forzato, va privato di tale potere.
Di tale necessità occorre
essere profondamente convinti giacché la forza di ogni usurpatore risiede nella
paura di coloro che si sottomettono, prima nel pensiero e poi nei
comportamenti.
Occorre dire no dentro di
noi a tale situazione e non perdere la speranza che presto si possa pervenire a
condizioni di normalità che per quanto profondamente sono state tradite,
possono sembrarci altrettanto chimeriche.
Nel mondo si manifestano
abbondanti sintomi che stiamo andando decisamente in tale direzione.
Per quanto riguarda
l'esigenza di sicurezza sociale è sufficiente creare le condizioni perché riprendano
efficienza le strutture volte alla protezione giuridica dell'Essere umano.
L'Essere umano, per vivere,
ha necessità di disporre dei beni della Natura e di stare in relazione con i
propri simili.
Dalla Natura si ricava tutto
quanto è sufficiente al mantenimento della propria vita fisica: calore, aria,
acqua e cibo da un lato e dall'altro i mezzi materiali per la difesa dalla
nocività dei fattori ambientali.
In tale impegno, per la
sopravvivenza, l'Essere umano crea delle tecniche sempre più raffinate per
l'elaborazione di quanto la Natura offre spontaneamente.
La vita di relazione con i
propri simili, mette l'individuo in condizione di avere con essi, rapporti di
scambio circa i beni materiali, affettivi e culturali.
Lo scambio dei prodotti
ricavati dalla natura fa nascere la vita economica.
L'esigenza di rapporti
affettivi pacifici con gli altri, ha portato alla creazione del Diritto e
quindi delle organizzazioni Statali.
Le esigenze culturali hanno
portato alle creazioni scientifiche, artistiche, religiose.
Ciascuno dei tre settori è
stato creato e si è sviluppato, in vista della sua vantaggiosità per l'Essere
umano, rispetto alla condizione di asocialità primitiva.
In campo economico la
specializzazione, abbinata all'impiego di strumenti sempre più perfetti, ha
portato la produttività individuale a livelli enormemente superiori rispetto a
quelli primitivi.
Con ciò è nata la ricchezza,
il cui fine è quello di svincolare sempre più l'individuo dalle esigenze
materiali, per consentirgli margini di tempo da dedicare allo sviluppo dei
rapporti affettivi e di quelli culturali.
L'Essere umano trae da
ciascuno dei tre campi quanto ritiene soggettivamente necessario per il suo
equilibrio interiore, e ritiene soddisfacente la propria condizione sociale a
patto di essere sempre in grado di potere scegliere il settore in cui operare.
Se viene privato della
possibilità di orientarsi autonomamente nella vita sociale, entra in uno stato
psicologico di disagio, derivantegli dalla discrasia tra le proprie esigenze e
quanto gli viene imposto dall'esterno.
Ciò avviene in forma estrema
nei sistemi sociali dichiaratamente dirigistici e in forme più o meno attenuate
nei cosiddetti sistemi socialdemocratici.
Per la verità nessun sistema
sociale, tra quelli finora sperimentati, è riuscito a mettere l'Essere umano in
condizione di potere gestire autonomamente il proprio sviluppo, giacché,
laddove si propugnava la libertà, spesso non si teneva conto della situazione
delle fasce deboli, che ben poco riuscivano ad usufruire di tale libertà.
I sistemi liberali
propugnano il rispetto della proprietà, ma non tengono conto di coloro che,
dalle circostanze della propria vita, sono stati messi in condizione di non
disporre di alcuna proprietà, e quindi restano in balia di volontà altrui.
Ciò è dipeso dal fatto che,
finora, le concezioni sociali non hanno saputo conciliare l'esistenza del
libero mercato con quella della giustizia sociale, trovando il giusto compenso
a favore della condizione di coloro che non dispongono di alcuna autonomia
economica, e pur tuttavia non possono essere lasciati in balia del caso, circa
il proprio diritto alla vita.
Un corretto sviluppo
sociale, secondo le finalità originali, avrebbe dovuto portare a condizioni
sociali soddisfacenti per tutti i componenti, indipendentemente dalla
particolarità della condizione di ciascuno.
Tale sviluppo avrebbe dovuto
essere, in linea di principio, continua fonte di innalzamento e di soddisfazione
personale.
L'analisi della condizione
dell'Essere umano nelle moderne Società, mostra un quadro ben diverso da quello
auspicabile secondo le finalità originali.
Ciò dipende dal fatto che,
nel corso dell'evoluzione, si sono
smarrite le suddescritte finalità basilari del vivere sociale, e l'Essere umano
è stato imbrigliato in schemi di vita innaturali, che non solo non gli hanno
arrecato benefici, ma gli hanno fatto perdere quella serenità, che era possibile
conseguire in condizioni di vita primitive.
I fallimenti già avvenuti, e
quelli che incombono sulle moderne Società, pongono con impellenza il problema
di reimpostare il vivere sociale in modo da far ritrovare agli Esseri umani il
piacere di vivere.
Il problema è esclusivamente
culturale, giacché sul piano materiale sono stati conseguiti tali progressi, da
creare amplissime possibilità di pervenire a soluzioni altamente soddisfacenti,
sempre che lo si voglia veramente.
L'elemento, innaturale, che
si è introdotto nelle evoluzioni sociali è stato il Potere, nato nella sfera
giuridica, in un primo tempo con la giustificazione di proteggere i diritti
degli Esseri umani, e successivamente tralignato in forme sempre più
autonomamente autoritarie, in vista di idealità superumane che hanno preteso
l'assoggettamento violento degli individui.
Tutto ciò in contrasto con
la cultura democratica che vorrebbe la fonte della sovranità negli Esseri
umani.
Purtroppo il pensiero
democratico è stato sviluppato dal lato delle tecniche di legittimazione del
Potere, senza il corrispondente sviluppo di visioni sociali miranti allo
sviluppo degli individui.
In campo democratico il
Potere in sé non è stato mai discusso, forse perché ci si proponeva di farne
buon uso, non considerando che un tale Istituto, in mani sbagliate, poteva
divenire fonte di immani disastri.
La storia degli ultimi due
secoli ha dimostrato abbondantemente quali siano i disastri che l'uso di un
Potere senza validi limiti può provocare.
Invece il Potere va
discusso. Esso è legittimo solo quando opera al servizio della legge, ma ciò
non basta giacché se un'oligarchia si impossessasse del potere legislativo, creerebbe
per tale via la possibilità di un uso illecito del Potere, anche se pienamente
conforme alla legge.
Questo è il grande problema
dei regimi democratici.
Il potere legislativo non
deve considerarsi illimitato, ma deve essere nettamente inquadrato entro
precisi limiti, per impedirgli di invadere la sfera sovrana della libertà individuale.
A tal fine sarebbe stato
sufficiente che ogni Costituzione avesse prescritto, che ogni legge dovesse
essere non in contrasto con i principi della scienza giuridica.
Con tale prescrizione si
sarebbe posto un argine valido a tante prevaricazioni.
Quando nelle Costituzioni si
dice che elemento sovrano del vivere sociale è l'interesse della Comunità, si
apre la via a che, in tale concetto, si introducano contenuti superindividuali,
quali quello di Classe, Patria, Nazione, Collettivismo e similari, che poi
divengono il presupposto per il soffocamento di ogni libertà individuale, con
l'avallo della legge.
Diritti fondamentali quali
quello alla vita e quello di proprietà sono stati travolti dall'orgia legislativa,
scatenata da astratte finalità collettive, considerate come valori assoluti.
I gestori di un tale tipo di
potere legislativo si sono sentiti autorizzati a sconvolgere il tessuto
economico con assurde espropriazioni, con l'imposizione di pesantissime imposte,
e poi, quando in tale direzione non era più possibile andare oltre, ricorrendo
ad un abnorme e onerosissimo indebitamento dello Stato, cioè dei Cittadini.
In tale cammino, servendosi
dei mezzi di comunicazione pubblici o di quelli proni al Potere, hanno di volta
in volta demonizzato vari settori produttivi fino all'ultimo nemico pubblico:
l'evasore e l'elusore fiscale.
Ciò ha provocato il ritiro
dal settore economico di ingenti forze propulsive con la conseguenza, tra le
altre, del continuo assottigliamento del prelievo fiscale, con la prospettiva
della bancarotta pubblica.
Quando, in un giorno non
lontano, si ritornerà a condizioni di buon senso, sarà possibile agli storici
ricostruire, su documenti pubblici, l'iter degli errori commessi.
I disastri sociali prodotti
con tali sistemi stanno portando al riesame delle visioni del passato.
Ma la cultura sociale che
dovrebbe portare a concezioni corrispondenti alle esigenze umane è ancora in
embrione e, soprattutto, non si è ancora depurata dalle tentazioni del Potere.
La via da percorrere è
quella democratica giacché in essa è contenuto il principio della priorità
dell'Essere umano sulle strutture.
Allorché nella cultura
sociale si imporrà il principio che l'Essere umano è il Sovrano da servire e
non da asservire, allora ci si avvierà rapidamente verso concezioni valide,
feconde di immensi sviluppi.
Quest'opera vuole essere un
tentativo in tale direzione, e postula alcuni istituti fondamentali per uno
sviluppo veramente democratico, come quello del reddito di cittadinanza, del
denaro datato e della neofiscalità.
Si è anche messo in evidenza
che la vita economica, per quel tanto di libero mercato che è riuscita a
realizzare, ha evidenziato l'alta fecondità sociale del governo degli Individui
sulle strutture.
In tale campo le strutture
produttive debbono di necessità svolgere validi servizi per la conquista del
gradimento degli acquirenti pena la propria emarginazione.
Con ciò si è realizzata la
vera democrazia in tale campo, che risulta orientato e governato totalmente
dalle scelte dei Cittadini, con implicito riconoscimento del loro potere
sovrano.
Quando un tale schema sarà
trasferito al settore giuridico si perverrà a quel definitivo risultato che
porrà l'individuo al vertice della scala sociale e non alla base.
Ciò potrà essere ottenuto
attraverso l'elezione dei Giudici, che oltre a svolgere le normali funzioni
assegnate loro dalla Giurisdizione, in stretto contatto con i Cittadini,
esprimeranno dal loro ambito un gruppo di Legislatori mirante all'adeguamento
degli istituti giuridici alle postulazioni della scienza del diritto.
Con ciò le strutture
giuridiche torneranno ad essere strutture di servizio sotto il controllo determinante
dei beneficiari, cioè dei Cittadini.
La dinamica economica ha,
come elementi propulsori, i desideri degli Esseri umani.
Tali desideri sono rivolti
ai beni economici, e trovano l'appagamento nel loro possesso.
La fine del loro possesso, riattiva
il desiderio.
L'intensità, dei desideri
che collegano l'Essere umano agli oggetti posseduti o desiderati, varia secondo
la valutazione soggettiva che ciascuno fa di essi in rapporto alle proprie
finalità.
Ognuno sa con chiarezza, in
presenza di una scelta tra due beni, quale dei due suscita in lui il desiderio
prevalente, ed è in base a tale valutazione che scaturisce la preferenza.
Tra i vari beni economici vi
è anche il denaro, ed il legame tra esso e l'individuo è della stessa natura di
quelli che lo collegano agli altri beni, cioè è costituito dal desiderio.
La tendenza di ciascuno a
venire in possesso del bene maggiormente desiderato, in cambio di quello che si
desidera meno, è la forza motrice di tutta la vita economica.
Chi desidera un bene offre
in cambio un altro bene meno desiderato e spera di incontrare una controparte
per la quale, rispetto ai due beni in gioco, il desiderio è di intensità
inversa.
Se tale incontro si realizza
avviene lo scambio dal quale ciascuno, soggettivamente, ricava un attivo nel
proprio bilancio interno dei desideri.
Nelle economie primitive gli
scambi avvenivano tra oggetti concreti e si chiamavano baratti.
Nelle economie moderne ai
beni materiali e culturali ne è stato aggiunto un altro di natura astratta: il
denaro, e a ciascun bene si attribuisce un prezzo che misura il valore di
desiderio che lo lega al suo possessore.
Il denaro è caratterizzato
dal suo valore numerico.
Denaro e beni sono
commensurabili attraverso i prezzi.
I beni destinati alla
cessione vengono resi disponibili sul mercato a determinati prezzi.
Chi vuole entrare in
possesso di un determinato bene lo cerca sul mercato e, se dispone del denaro
corrispondente al suo prezzo e se, inoltre, il desiderio del bene supera
l'attaccamento soggettivo alla corrispondente quantità di denaro richiesta,
prende la decisione di effettuare lo scambio, conseguendo un risultato positivo
nel proprio bilancio interno dei desideri.
In quanto precede sono
indicati tutti i fattori che generano la dinamica commerciale.
Per quanto attiene
all'acquisizione del denaro occorre rivolgere l'attenzione alla sfera produttiva.
Nella vita economica moderna
ogni Essere umano ha la necessità di disporre del denaro come mezzo per
l'acquisto di quei beni verso cui inevitabilmente lo spingono, o lo
spingeranno, i propri desideri.
L'unica via possibile per
pervenire al possesso del denaro è quella di offrire dei beni o dei servizi a
determinati prezzi restando in attesa che altri siano disposti a scambiarli con
il proprio denaro.
I beni prima di essere
offerti debbono essere prodotti ed ecco che nasce il settore produttivo.
Chi si accinge ad avviare
un'impresa produttiva di qualsiasi dimensione lo fa mosso dalla finalità di
ricavarne del denaro.
Egli si prefigura i desideri
degli acquirenti in merito a determinati prodotti, che è in grado di mettere
sul mercato, e contemporaneamente immagina il confronto tra tali desideri e
quelli che li lega al denaro che vuole in cambio, e cerca di determinare un
prezzo per i propri prodotti, il cui valore sia inferiore a quello.
Poi fa il preventivo dei
propri costi per accertare se dopo la sperata vendita resta quel margine di
denaro, che si chiama utile, il cui desiderio ha dato origine alla sua scelta
produttiva.
Se dopo tale analisi vi è la
ragionevole speranza di realizzare i propri obiettivi viene avviata la
produzione.
Tra i fattori, che rendono
possibile l'attività imprenditoriale, vi è il capitale che è indispensabile per
sostenere tutte le spese necessarie per arrivare alla messa sul mercato dei
prodotti, e attendere il rientro di quanto speso e dell'utile.
Il capitale può essere
personale, oppure può essere acquisito
in prestito sul mercato monetario, ad un determinato prezzo.
Per quanto riguarda il
desiderio di acquisizione del denaro, da parte di coloro che non hanno capacità
o volontà imprenditoriali, esso può trovare soddisfazione se, da parte di
costoro, vi è l'offerta di servizi personali o di collaborazione, a coloro che
sono già operativi nel settore produttivo.
Se l'offerta è tale che la
controparte la trova conveniente, cioè rientrante nella previsione dei propri
costi, allora viene stipulato l'accordo, nei termini in cui ciascuno ha trovato
la propria convenienza, e chi ha offerto il servizio o la collaborazione
consegue il proprio fine di acquisizione del denaro pattuito.
Tutto ciò per quanto deriva
dal desiderio di acquisizione del denaro.
Però l'Essere umano può
avere anche desideri volti a valori diversi da quelli merceologici e monetari,
cioè a valori culturali.
Tali desideri possono
orientarsi o verso la fruizione di tali beni, oppure verso la loro produzione.
Per quanto riguarda la
ricerca di beni culturali, disponibili sul mercato, di cui si vuole godere, ci
si trova nella stessa condizione di quella, sopra descritta, per i beni materiali.
Per quanto riguarda invece i
beni culturali che si vuole produrre, qui la finalità è soggettiva e non
economica, e ci si attiva con i propri mezzi, anche di natura economica, per il
conseguimento del fine.
Ciò si verifica nel campo
scientifico, in quello artistico e in quello religioso.
Conseguito lo scopo
personale, trovante compenso nella soddisfazione del risultato raggiunto, vi è
poi, successivamente, la possibilità di offrire il risultato delle proprie ricerche
al mercato, per conseguirne un ricavo economico, con l'acquisto da parte di
coloro che desiderano fruire di tali beni.
L'altro modo di acquisire
del denaro è quello della offerta di servizi al settore giuridico dopo aver
valutato la convenienza dei compensi offerti da tale settore.
Come si vede la vita
economica viene posta in essere continuamente dagli interscambi, da un lato, e
dai processi produttivi, dall'altro.
In essa tutto è
continuamente aleatorio e se la sopravvivenza individuale dovesse dipendere, esclusivamente,
da tale settore, l'Essere umano vivrebbe in uno stato di continua
preoccupazione, data la imprevedibilità degli eventi economici, in
contrapposizione alle esigenze oggettive, poste dalla necessità della propria
sopravvivenza.
Ecco perché è stata
postulata la necessità del reddito di cittadinanza generalizzato, proprio per
svincolare la sopravvivenza individuale dall'alea del mercato.
Sulla base di tale sicurezza
di base il successivo gioco economico diviene fonte di soddisfazione e di
autorealizzazione, verificandosi in condizione di libertà di scelte individuali.
Ciò oltretutto diviene
altamente fecondo per la vita economica, da un lato, con la esistenza di una
base certa di consumo e, dall'altro, dal libero incontro degli Esseri umani,
realizzato sotto la spinta delle reciproche convenienze.
L'esigenza del reperimento
monetario, necessario per fornire ai Cittadini il reddito di cittadinanza,
unita all'altra di non far scaricare tale esigenza sui costi e quindi sui
prezzi, per evitarne i disastrosi effetti inflazionistici, ha portato alla
postulazione dell'esigenza dell'istituzione della fiscalità monetaria..
Ciò sulla base della
considerazione che nel libero mercato, il denaro è il vero beneficiario delle
continue diminuzioni dei prezzi susseguenti alle razionalizzazioni produttive
rese necessarie dalla concorrenza che anima tale mercato.
Infatti ogni diminuzione dei
prezzi di mercato ha come conseguenza l’aumento del valore del denaro
costituente la massa monetaria globale esistente nella compagine sociale.
La grande vantaggiosità di
tale sistema rispetto a quello attuale è ampiamente dimostrata nei capitoli in
cui tale argomento è trattato.
Ciò che porta l'Essere umano
verso il settore giuridico è l'interesse per i propri simili.
La configurazione
psicologica di coloro che si orientano verso attività connesse al mantenimento
dell'ordine sociale, è tale che il loro appagamento interiore si realizza
nell'ambiente umano.
Negli studi si orientano
verso le materie giuridiche e traggono soddisfazione nell'aiutare gli altri a
mantenere buoni rapporti tra loro.
Sono portati alla difesa dei
deboli e sono dotati di coraggio e spirito di abnegazione.
Costoro si orientano verso
le strutture pubbliche per svolgervi la propria attività lavorativa ed il loro
compenso è costituito più dalla soddisfazione che dal ricavo monetario.
In un sistema sociale con il
reddito di cittadinanza, sarà possibile che lavorino nel settore pubblico solo
individui con tali caratteristiche, giacché coloro che perseguono altre
finalità troveranno nel campo economico le opportunità di realizzarle.
Quando sarà scomparsa la
disperazione, derivante dalla incertezza della sopravvivenza, si determineranno
le condizioni perché gli Esseri umani orientino le loro scelte lavorative sulla
base delle proprie aspirazioni, e con ciò divengano più utili alla struttura
sociale.
La bimillenaria evoluzione
delle dottrine giuridiche ha arricchito la Civiltà di tale patrimonio, ed è
sufficiente che esse siano rese operative da un adeguato numero di Cittadini,
che operino su basi vocazionali, per fare conseguire alla vita sociale quel
carattere di ordine e di sicurezza che è nelle aspirazioni di tutti.
Oggi assistiamo alla
paralisi dell'attività giuridica, non già, come si pensa, esclusivamente per
mancanza di mezzi materiali, che pure sono carenti, ma fondamentalmente per il
fatto che, in un sistema di generale insicurezza economica, spesso
l'inserimento nelle pubbliche attività è stato visto più come una sinecura che
come un profondo impegno morale.
L'introduzione in tale
settore di elementi privi della necessaria attitudine, ha reso difficile il
lavoro a coloro che la possiedono.
A ciò aggiungasi la grande
diffusione di comportamenti delinquenziali il cui terreno di incubazione è
costituito da un lato dalla disperazione degli strati deboli della popolazione
e dall'altro dalla diffusione della corruzione provocata dalla gestione
innaturale di immensi interessi economici da parte del settore pubblico.
I delitti commessi da coloro
che, caduti nelle spire della droga, cercano di procurarsi il denaro
necessario, con furti, scippi, rapine e similari, hanno ulteriormente
incrementato il carico sulle strutture giuridiche, con la conseguenza, alla
fine, della loro paralisi pressoché generale e con la privazione dei Cittadini
del bene della sicurezza.
Per ritornare a normali
condizioni di vita è necessario che le strutture pubbliche vengano liberate da
ogni, pur minima, incombenza di carattere economico e tornino a svolgere, esclusivamente,
la funzione, ad esse connaturale, della fornitura ai Cittadini del bene
indispensabile della sicurezza e della giustizia.
Ci si sente perfino banali
nel fare osservazioni, come quelle sopra espresse, tanto sono evidenti ad un
minimo di buon senso e di sensibilità sociale, eppure sembra che,
chi dovrebbe mettere mano al
risanamento, speri di potere aggiustare le cose nell'ambito del presente
contesto sociale, con provvedimenti tampone e superficiali, che non modificano,
se non in peggio, la situazione.
Il processo di peggioramento
delle disfunzioni giuridiche, dura da più decenni ed il tempo, per capirlo, non
è mancato; ciò fa motivatamente temere che, nell'ambito delle correnti visioni
sociali, non sarà possibile ottenere, ormai, nulla di buono.
Taluni prospettano la
necessità di un rafforzamento del Potere per affrontare, da tale lato, i
problemi.
La Storia ha dimostrato che
nessun Potere, mai, è riuscito a lungo a frenare i rivolgimenti imposti alla
generalità dei cittadini dal determinarsi di condizioni nuove di disagio
sociale generalizzato.
Così come una cultura,
menzognera e spesso ingenua, è stata la causa che ci ha portato al presente
disastro sociale, una nuova cultura, veritiera e coraggiosa, potrà portarci
fuori dalla palude, nella quale ci siamo impantanati.
Se ciascuno darà il proprio
contributo di buon senso, l'impresa non sarà impossibile.
Occorre svegliare la propria
Coscienza e rendersi chiaramente conto della situazione e anche se ciò è
doloroso, tuttavia è l'unica strada da percorrere per divenire capaci di
valutare e smascherare i falsi profeti che ineluttabilmente si faranno avanti
per cogliere i frutti malefici della disperazione generale.
Uno degli aspetti della vita
contemporanea che lascia maggiormente sbalorditi è l'enorme acutezza
intellettuale dedicata alla costruzione e l'uso delle macchine elettroniche che
in abbinamento a quelle meccaniche hanno reso quasi onnipotente sul piano materiale
l'Essere umano.
E' anche immaginabile che la
stessa acutezza può essere esplicata in campo giuridico dato il suo carattere
razionale e quindi si può essere certi che la capacità di analizzare le
disfunzioni sociali è largamente diffusa.
Eppure si assiste ad una
ignavia generale verso il lavoro di progettazione rivolto alla correzione dei
sistemi sociali.
Scartata quindi la scusante
della incapacità resta solo la conclusione della mancanza di volontà in tale
direzione.
La volontà umana viene
attivata dall'interesse, o amore, che si ha per il raggiungimento di un dato
obiettivo.
Resta quindi la conclusione
che tra gli Esseri umani intelligenti vi è disinteresse per la vita sociale.
Ciò può essere spiegato solo
se si ipotizza che chi possiede le capacità per fare qualcosa di buono in campo
sociale preferisce dedicarsi ad attività che gli procurano immediato vantaggio
e ciò ovviamente con successo data l'alta qualità intellettuale.
L'impegno lavorativo assorbe
ogni forza ed attenua la sensibilità nei confronti dei dolori delle vittime
delle disfunzioni sociali.
Di contro, generalmente,
coloro che appartengono alla parte soccombente della Società, mancano
dell'esperienza, e spesso dell'intelligenza, idonea a chiedere soluzioni valide
e, quasi sempre, si lasciano influenzare da mestatori interessati, che li
portano ad un disastro dopo l'altro.
Quanto precede è idoneo a
spiegare l'assurdità delle situazioni sociali.
Chi si accinge a tentare
qualcosa di buono, per l'unica via possibile, cioè quella dell'analisi pensante
incontra da un lato il disinteresse delle persone intelligenti impegnate in
problemi personali e dall'altro la necessaria incomprensione da parte di coloro
che, abbrutiti dai dolori, hanno perduto ogni speranza.
Dal punto di vista sociale
gli Esseri umani sono ottusi ed occorre abbandonare ogni illusione di vedere
nascere qualcosa di buono a livello di massa.
Dal punto di vista razionale
non si trova alcun motivo di speranza nella direzione di una valida correzione
di indirizzo sul piano sociale.
Occorre fare quindi appello
a qualcosa che va oltre la ragione, cioè a valori che in campo religioso si
chiamano fede, amore e speranza e ciò per non lasciare intristire e deperire la
propria personalità.
Nell'ambito delle proprie
capacità e possibilità occorre fare quanto si ritiene giusto e aspettare che
qualcosa di buono nasca.
L'incrollabile fiducia nel
destino buono dell'Umanità è la forza che deve animare la volontà nel fare quel
tanto di possibile che certamente è meglio del niente.
Ciò, se non altro, sarà
utile a salvaguardarci, a livello personale, dalle ineluttabili conseguenze
negative che deriveranno ai singoli a causa della loro inerzia nei confronti
del continuo deteriorarsi del tessuto sociale.
Non bisogna mai, nemmeno per
un momento, farsi prendere dall'idea che tutto procede verso una
imprescindibile catastrofe generale, anche se bisogna prepararsi ad assistere
allo svilupparsi di una serie di mali sociali che, prima o poi,
inevitabilmente, coinvolgeranno molti e li porteranno a svegliarsi dalle
proprie illusioni, o dal sonno profondo, per prendere in mano la situazione e
portarla rapidamente alla normalizzazione.
La Storia ci insegna che la
forza degli eventi non ha mai dato tregua agli illusi, agli indifferenti e ai
dormienti e accadrà la stessa cosa anche nelle presenti situazioni, come già si
è visto e si continua a vedere nei paesi dell'est.
Quando il progresso
tecnologico porterà ad una ulteriore razionalizzazione produttiva con la
continua espulsione dal campo economico di ulteriori forze lavorative, la Società
sarà assediata da torme fameliche di individui che per sopravvivere non esiteranno
di fronte a nessun delitto, costringendo coloro che sono affetti da ignavia
sociale ad attivarsi pena il pericolo di perdere tutto.
L'ideale sarebbe che tale
risveglio avvenisse per libera scelta e non sotto l'incalzare di eventi
luttuosi con il rischio di essere poi travolti o di trovarsi inadeguati di
fronte ai fatti.
In questo campo ognuno deve
fare i conti con la propria Coscienza e le prediche servono a ben poco senza la
partecipazione attiva dell'Essere umano.
In tale necessario lavoro di
risveglio molto potrebbero fare coloro che lavorano nel settore
dell'informazione ed immensa è la loro responsabilità in tal senso, non solo
verso gli altri ma soprattutto verso se stessi.
Si lascino parlare le libere
coscienze, tra uno spettacolo ameno e l'altro, in modo che tra la gente
fluiscano parole di verità e non menzogne o illusioni.
La Cultura è tutto quanto è
stato elaborato dalle Coscienze umane.
La Cultura individuale è
costituita dal contenuto della Coscienza del singolo.
L'evoluzione della Coscienza
individuale dipende dall'assimilazione dei fattori percettivi.
Una percezione diviene
assimilabile al contenuto preesistente della Coscienza quando viene permeata,
con l'attività pensante, dal corrispondente concetto ed assume il carattere di
rappresentazione.
La rappresentazione entra
nel patrimonio individuale divenendone, assieme a quelle precedenti, il
contenuto sostanziale.
La Coscienza, così formata,
continua a rapportarsi, attraverso le percezioni, con la realtà esterna.
La percezione opera
direttamente sulla coscienza provocando una reazione che si chiama sentimento.
Il sentimento è la reazione
del contenuto rappresentativo preesistente della Coscienza a contatto con i
fattori dinamici delle percezioni.
Quando tra tali realtà si
sperimenta una concordanza si ha un sentimento di piacere, viceversa in caso di
discordanza.
Sia la percezione che il
relativo sentimento restano nella memoria a disposizione della Coscienza.
Se la Coscienza interviene,
con l'attività pensante, per trovare il contenuto concettuale del ricordo, lo trasforma
in rappresentazione che come tale si unisce organicamente con i precedenti
contenuti rappresentativi della Coscienza.
Se tra quanto preesisteva ed
il nuovo vi è armonia, l'assimilazione crea un senso di intimo benessere, se
invece vi è disarmonia si genera malessere.
La discordanza può portare
al tentativo di rimozione di quanto acquisito oppure ad una attivazione
soggettiva pensante, per trovare le ragioni concettuali di tale disarmonia.
Se tale valutazione attribuisce
la causa del disaccordo ad una carenza del preesistente contenuto
rappresentativo ne scaturisce l'esigenza di una correzione in tale direzione;
se, invece, la causa viene attribuita a carenze dal lato della fonte
percettiva, allora, nasce il problema della possibilità di un intervento
correttivo in quest'altra direzione.
In entrambi i casi la
constatazione della disarmonia può portare ad una attivazione individuale. Tale
attivazione si chiama volontà.
I gradi di attitudine a tali
interventi correttivi costituiscono il livello morale della Coscienza individuale.
La moralità è, quindi,
connessa, da un lato, alla capacità di trovare, attraverso il pensiero, i
corrispettivi concettuali delle percezioni e, dall'altro, alla disposizione ad
interventi volitivi correttivi.
La qualità dell'azione
volitiva dipende da quella del contenuto rappresentativo della Coscienza da un
lato e dalla capacità di formare nuove rappresentazioni con il pensiero dall'altro.
Ma poiché il contenuto
interiore è formato da rappresentazioni, che sono costituite dall'unione di
percezioni e concetti che si conquistano con l'attività pensante, si vede che
anche dal lato della Coscienza la fonte
è costituita dal pensiero.
Lavorando sulla capacità di
pensare si crea la base per lo sviluppo della Coscienza, da un lato, e del suo
corretto rapportarsi con la realtà esterna, dall'altro.
Se chiamiamo problema culturale
quello della crescita armonica della Coscienza individuale possiamo concludere
che esso è costituito da quanto attiene allo sviluppo della facoltà di pensare.
Poiché il pensiero opera
sulle percezioni è necessario che anche in questa direzione vi sia un corretto
sviluppo.
A ciò provvede la Natura e
tale opera può essere ostacolata o favorita dall'attività umana.
Ancora una volta le scelte
in tal senso non possono che avvenire sulla base del pensiero.
Come si vede lo sviluppo
della capacità di pensare è fondamentale per quello della Coscienza umana, ed è
proprio in tale attività che risiede la base della vita morale in quanto
dipendente dalla responsabilità individuale.
Poiché nell'Essere umano la
facoltà di pensare si sviluppa gradualmente, è necessario che l'educazione,
mirante all'arricchimento interiore, prepari il terreno per tale libero lavoro
individuale, fornendo agli allievi un'appropriata serie di
percezioni.
Tali percezioni, raccolte
inizialmente nella loro memoria, diverranno successivamente base per la ricerca
pensante dei corrispettivi concettuali con i quali diverranno rappresentazioni
e, come tali, assimilabili al contenuto delle Coscienze individuali.
Anche le rappresentazioni
formate da altri Esseri umani e fornite agli allievi, vengono da questi
ricevute in forma di percezione e conservate nella memoria.
Tali percezioni, base del
lavoro individuale successivo, costituiscono la materia dell'insegnamento.
Poiché, come si è visto
sopra, ogni percezione provoca nella Coscienza individuale una reazione di
sentimento, è necessario che gli insegnanti tengano conto di tali reazioni per
evitare rifiuti da parte degli allievi.
In tale prospettiva è
augurabile che si pervenga ad un tipo di organizzazione scolastica priva di
qualsiasi carattere impositivo, ma mirante esclusivamente a suscitare negli
alunni un progredente interesse, per i contenuti didattici, dipendente dalle
caratteristiche individuali.
La scuola ideale sarebbe
quella basata da un lato sulla libera professionalità dei docenti e dall'altro
sulla possibilità per gli alunni di orientarsi verso quei maestri che suscitano
il loro interesse.
Per comprendere ciò è
sufficiente rievocare nella memoria
tutto quanto si riferisce alle proprie esperienze scolastiche, connesse ai vari
insegnanti incontrati, e quanto personale è stata la relazione con ciascuno di
essi.
Se in campo scolastico si
determineranno condizioni di libero incontro tra le vocazioni didattiche,
liberamente realizzate, da un lato, e le aspirazioni di apprendimento, liberamente
espresse, dall'altro, si vedrà fiorire una scuola fonte di soddisfazione per tutte
le controparti.
Anche in campo scolastico,
come in quello economico, si deve realizzare la possibilità del libero incontro
tra il desiderio di insegnare e quello di apprendere e tale incontro dovrà
essere misurato dal costo che si sarà disposti a sostenere, da parte
dell'apprendimento in rapporto alle contropartite economiche richieste dal lato
dell'insegnamento.
Al libero mercato economico
deve fare riscontro un libero mercato culturale.
Solo così potranno essere
evitate tutte le violenze psicologiche che hanno tormentato molte Coscienze,
nella fase scolastica.
Così come lo Stato deve
abbandonare il settore economico, altrettanto deve fare in quello dell'insegnamento,
lasciando che siano i Cittadini a trovare la possibilità del libero incontro
delle reali esigenze che rendono vitale tale settore.
Poiché ogni Essere umano è
una individualità particolare non si può assolutamente pretendere che si
determinino incontri forzosi tra di essi, ma occorre consentire che avvengano
delle ricerche e delle scelte basate esclusivamente sulle affinità liberamente
valutate.
Al di fuori dell'ambito
familiare e dei liberi rapporti affettivi, tutto deve essere pagato, per
stimolare l'impegno alla valutazione responsabile delle contropartite, siano
esse economiche che culturali.
La libera contrattazione
porta sempre benefici ai contraenti e la possibilità di errori diviene fonte,
dopo la loro rilevazione, di esperienze e di successivi aggiustamenti, con la
conseguente reale crescita individuale.
Le esigenze di
apprendimento, inizialmente confermate dalla soddisfazione che si ricava dal
lavoro di un buon insegnante, con lo sviluppo dell'età vengono sempre più
finalizzate verso obiettivi vocazionali concreti, che necessitano di certe
capacità pratiche che occorre conseguire se poi si vorrà avere successo nel
proprio campo.
Generalmente il successo
dipende dall'accettazione di nostri servizi da parte di altri che ci danno la
loro testimonianza in tal senso versandoci le contropartite monetarie.
Non basta quindi il
desiderio del successo ma, in qualunque campo, servono le capacità per conseguirlo.
A poco servono i titoli
formali se non si sono conseguite le necessarie capacità.
Ciò conferisce una grande
serietà al problema della formazione professionale.
In tutto questo percorso
l'elemento creativo è costituito dall'attività pensante.
Ciò rende basilare per
qualunque iter professionale l'aver acquisito la capacità di pensare.
In pratica il pensiero è
indispensabile per pervenire alle rappresentazioni che costituiscono il
materiale con cui è formata la Coscienza.
Le rappresentazioni relative
a tutte le professionalità sono state create in questo modo.
Esse possono essere
trasmesse al patrimonio mnemonico degli allievi per venire poi utilizzate nei
specifici settori.
Rispetto a tali
acquisizioni, il singolo ha la possibilità di pervenire ai relativi concetti,
per farle veramente proprie, oppure contentarsi di accoglierle nel patrimonio
mnemonico senza penetrarle con il proprio pensiero.
Lo stesso dicasi per
qualunque contenuto culturale ricevuto dall'esterno.
Il più alto grado di
conoscenza umano è quello ottenuto con la permeazione di quanto ricevuto
dall'esterno, come percezione o rappresentazione formata da altri, con
l'attività pensante personale.
Qui sorge il problema di analizzare
se è possibile non soltanto trasmettere contenuti rappresentativi preformati,
ma di educare all'attività pensante.
La facoltà che permette al
pensiero di pervenire ai concetti è l'intuizione.
L'educazione all'intuizione
è il più alto livello didattico per l'Essere umano.
L'intuizione è la facoltà
che permette al singolo di uscire dalla propria Coscienza ed immedesimarsi in
contenuti concettuali esterni.
La sfera in cui ciò avviene
è della stessa sostanza dell'Essere pensante.
Per accedere intuitivamente
a tale sfera sono necessarie alcune doti che hanno origine nella sfera morale,
e non in quella conoscitiva ordinaria basata sull'apprendimento mnemonico.
Lo sviluppo morale della
personalità umana è il mistero più alto della conoscenza.
Nella vita generalmente si
nasce con la capacità intuitiva, ma se essa esiste si può presumere che debba
esservi la possibilità di conseguirla anche con il proprio lavoro.
I grandi Maestri
dell'Umanità hanno da sempre indicato la via della meditazione per raggiungere
tale scopo.
Tale via consiste
nell'esercitarsi a trarre dalle percezioni e dalle rappresentazioni il loro contenuto
concettuale, convivendo il più a lungo possibile con esso.
Ciò presuppone una scelta
libera in tale direzione.
La molla che può portare in
tale via è l'amore della libertà dalle costrizioni cui si è sottoposti dovendo
accettare come dogmi i contenuti percettivi alla cui formazione non si è
partecipato.
La libertà, che si può
sperimentare solo con la penetrazione intuitiva di tutto quanto è depositato
nella memoria, può divenire per certi Esseri umani un'esigenza incoercibile e
può indurli ad intraprendere il faticoso cammino per conseguirla.
L'atto intuitivo, posto in
essere nella solitudine più assoluta, si presenta doloroso e può essere
sostenuto solo se è mosso da un impulso d'amore tanto forte da avvolgerlo con
il calore che promana da tale sentimento e renderlo così sopportabile.
Come si vede tale tipo di
conoscenza chiama in causa fattori, come l'amore e la libera scelta, che
appartengono più alla sfera morale che a quella strettamente scientifica.
Oggi per scienza s'intende
una sequenza ordinata di rappresentazioni mnemoniche accettate, più per fede o per
utilità che per vera conoscenza, da parte di coloro che non hanno la
possibilità di pervenire autonomamente ai contenuti intuitivi di essa.
Naturalmente le
rappresentazioni scientifiche sono state create dagli Esseri umani con l'unione
di percezioni e concetti, ma, una volta formate, vengono trasmessi agli altri
senza pretendere da parte loro la penetrazione concettuale.
Del resto se la scienza, per
diffondersi, avesse dovuto aspettare che vi fosse un sufficiente numero di
Esseri umani con capacità intuitive, ad oggi avrebbe fatto ben pochi passi.
Quello che normalmente viene
contrabbandata per cultura scientifica non è altro che l'acquisizione mnemonica
delle conquiste di alcuni antesignani.
Il fatto che poi si creda di
potere esporre in qualche modo tali acquisizioni, dipende dagli effetti
sentimentali, sul vero contenuto della Coscienza, delle singole nozioni, che
vengono così ordinate, con nessi derivati dalle reazioni soggettive, e non in
base al vero contenuto intuitivo di esse.
Se molti cosiddetti scienziati
perdessero i loro appunti o la memoria, diverrebbero incapaci di ricostruire
quanto avevano acquisito senza vera conoscenza.
Per molti i nessi tra cause
ed effetti sono più una successione temporale che un intimo legame concettuale
veramente penetrato dall'intuizione e ciò può essere dimostrato abbastanza
facilmente per la maggioranza dei cosiddetti scienziati.
La semplice accettazione di
una rappresentazione e la sua conservazione nel patrimonio mnemonico viene
spesso confusa con la vera conoscenza che si può solo conseguire con l'intuizione.
Per quanto riguarda lo
sviluppo morale degli Esseri umani, come base della vera conoscenza intuitiva,
esso dipende dalle libere scelte individuali e, dall'esterno, può solo essere
favorito, o ostacolato, ma mai determinato.
Valori come fiducia, amore,
speranza sono, dal punto di vista della conoscenza intuitiva, più determinanti
che non certe tecniche didattiche che mirano più all'infarcimento mnemonico che
alla luce dell'intuizione.
Questa non vuole essere una
critica malevola, ma una presa di coscienza di una realtà che evidenzia quanto
cammino sta di fronte all'Essere umano e quanta responsabilità incombe sul singolo.
Ciò, più che motivo di
sconforto, deve essere uno poderoso stimolo, che deriva dalla contemplazione
della preziosità e della dignità dell'Essere umano, che è stato messo in
condizione di potere conquistare, esclusivamente per merito personale, la
conoscenza, che rende liberi, senza dipendere da nessun intervento esterno pur
se mosso da ottime finalità.
Come si è visto il contenuto
interiore dell'Essere umano è costituito
dalla Coscienza e dalla memoria.
La Coscienza è formata dal
complesso delle rappresentazioni acquisite con l'unione di percezioni e
concetti.
La memoria è costituita
dagli effetti delle percezioni, nell'organismo, prima dell'intervento
dell'attività pensante.
Le percezioni vengono acquisite
per mezzo dei sensi, di cui il nostro organismo è dotato, e possono essere o
semplici sensazioni oppure rappresentazioni formate da altri.
I concetti relativi alle
percezioni vengono conquistati coscientemente con l'attività intuitiva, e
l'unione di percezione e concetto dà luogo alla rappresentazione.
Il complesso delle nostre
rappresentazioni costituisce il nostro essere cosciente che chiamiamo "io
attuato", che portiamo sempre con noi come nostro "io".
Il nostro "io
attuato", ci è trasparente in quanto siamo stati noi a porlo in essere in
maniera cosciente.
Il nostro essere, nella
sfera delle nostre rappresentazioni, è libero in quanto vi è corrispondenza tra
noi e quanto abbiamo prodotto in precedenza.
Non libero è invece il
nostro essere nella sfera della memoria, in quanto i suoi contenuti, non ancora
permeati dai relativi concetti, ci restano estranei.
Il nostro amore di libertà
ci induce a cercare, per mezzo della nostra capacità intuitiva, di rischiarare
i contenuti mnemonici con i corrispettivi concettuali, per trasformarli in
rappresentazioni.
L'essenza concettuale delle
percezioni, cui noi accediamo con il nostro sforzo intuitivo, è presente anche
prima della nostra scoperta e svolge, già prima, un'azione dinamica sul
complesso delle nostre rappresentazioni.
Tale azione preconcettuale
delle percezioni sul nostro "io attuato" si manifesta come sentimento.
Il sentimento è la reazione
dinamica del nostro "io attuato" a contatto con il contenuto concettuale
della percezione, prima che esso venga portato a coscienza dalla nostra intuizione.
Quando il concetto ci viene
portato a coscienza dalla nostra intuizione, il sentimento, che prima era
soltanto reattivo, diviene permanente e si unisce come amore alla rappresentazione.
L'amore è quindi il sentimento divenuto cosciente.
La presenza dell'amore nella
sfera della coscienza, o dell'"io attuato", o semplicemente dell'io,
costituisce una forza capace di agire dinamicamente all'esterno e quindi capace
di suscitare sentimenti su altre coscienze.
Siccome l'amore è nato
dall'azione delle percezioni sull'"io attuato", a seguito dell'intuizione,
si deve presumere che esso provenga dalle percezioni e divenga l'essenza
dell'io e, come tale, capace di divenire, per altri, percezione suscitatrice di
sentimento o di amore.
Se l'essenza dell'io è amore
e se esso è nato, prima come reazione sentimentale di fronte alla percezione e
poi è divenuto amore nell'unione di percezione e concetto, è da concludere che
l'amore è figlio della loro unione.
La percezione, per il suo
carattere dinamico, la possiamo considerare come padre, il concetto come madre
e l'amore come figlio.
L'"io attuato"
essendo costituito di rappresentazioni, che a loro volta sono date dall'unione
di percezione e concetto, e poiché la percezione ci proviene dai sensi e il
concetto ci proviene dall'intuizione, possiamo dire che l'io è figlio dei sensi
e dell'intuizione.
Ma questa unione, che viene
provocata dai sensi, è resa effettiva dall'io che mette in moto l'intuizione, e
quindi è l'io stesso che continua a crearsi, generando amore.
Siccome l'amore è per l'io
felicità, ecco che si può concludere che la felicità dell'io è nelle proprie
mani e quindi anche la sua libertà.
L'atto intuitivo è, da parte
dell'io, il contributo personale alla generazione di se stesso e contemporaneamente
della propria forza d'amore, che poi lo fa uscire da se stesso, facendolo agire
sull'esterno.
Ciò dimostra che la
conoscenza non è una fredda questione personale, ma un atto creativo solenne,
che accresce le forze d'amore dell'universo.
Il lavoro dell'intuizione
accresce la ricchezza dell'io, e la sua forza d'amore, riversandosi all'esterno,
diviene volontà. La volontà quindi è forza d'amore sovrabbondante.
L'attività intuitiva è da
considerare come frutto di tale sovrabbondanza di amore che è volontà.
Le determinazioni,
sottostanti all'atto volitivo, possono essere o percezioni oppure concetti
privi di contenuto percettivo.
Se sono percezioni, e quindi
come tali provenienti dall'esterno, le relative determinazioni volitive non
possono considerarsi libere, in quanto non promananti dall'io.
Azioni libere, cioè
corrispondenti alle rappresentazioni che formano l'io, possono considerarsi
quelle che provengono o dal suo contenuto oppure direttamente dai concetti
intuiti.
Come si vede estrinsecazioni
veramente personali, e come tali soddisfacenti, possono considerarsi solo
quelle la cui fonte è costituita dall'attività intuitiva.
Come abbiamo visto
l'occasione della ricerca intuitiva è stata fornita dalla percezione e la sua
determinazione è nata dalla esuberanza d'amore dell'io, pertanto la crescita
dell'io dipende da due fonti una esterna e una interna.
A sua volta la fonte interna
è il risultato di precedenti occasioni favorevoli, anch'esse influenzate dalle
occasioni esterne.
La constatazione che negli
Esseri umani si rivelano grandi quantità di lavoro intuitivo, fa concludere che
deve essere esistito un impulso primario, in tale direzione, di provenienza
superumana, capace di avviare quelle condizioni di esuberanza che sono
indispensabili per tale risultato.
Ciò deriva dal fatto che il
contenuto di rappresentazioni dell'Essere umano, è tutto frutto di lavoro
individuale, e quindi deve essere esistito un momento iniziale, di valore zero,
incapace di avviamento autonomo, senza un impulso esterno.
Ciò fa accettare quanto
indica la religione, in merito ad un'azione divina d'amore, che ha avviato le
coscienze verso la loro evoluzione conoscitiva e quindi verso la libertà.
L'Essere che ha avviato tale
processo ha anche detto: "Voi conoscerete la Verità (cioè i concetti) e la
Verità vi farà liberi".
Tale affermazione si può
giustificare unicamente se sia già stata compiuta un'azione determinante in
tale direzione.
Tale lavoro di crescita
delle Coscienze è ancora in una fase iniziale e pertanto occorre chiedersi
quali siano le condizioni che favoriscono tale sviluppo.
Come abbiamo visto
l'occasione di ogni atto conoscitivo proviene dall'esterno, intendendo per
esterno anche il contenuto mnemonico, in forma di percezione.
Ma non tutte le percezioni
offrono lo stesso grado di difficoltà, per la ricerca dei corrispondenti
concetti, ed inoltre lo sforzo intuitivo richiede condizioni di disponibilità
di tempo per essere eseguito.
Da tali lati quindi vi è la
possibilità di favorire l'adeguata crescita dei contenuti percettivi degli
Esseri umani.
Questa è la funzione delle
organizzazioni sociali in quanto miranti ad essere in armonia con la tendenza
evolutiva dell'umanità nel senso sopra indicato.
Quanto proposto in
quest'opera vuole essere un contributo in tale direzione.
La politica di potenza degli Stati è un retaggio di epoche precedenti.
Ciò si verificava quando i
governi erano espressione di interessi elitari e gli individui erano strumenti
in mano a volontà esterne.
Le rivoluzioni democratiche
hanno sempre più affermato che la sovranità statale va fondata sulla volontà
popolare, espressa con il suffragio elettorale.
In pratica, ciò che veniva
messo in discussione, non era l'essenza delle organizzazioni statali, ma
esclusivamente la fonte della loro legittimazione.
Ciò ha portato alla
conseguenza che anche gli Stati democratici hanno continuato a svolgere
politiche, interne ed estere, qualitativamente poco differenti da quelli assoluti.
A seguito di ogni passaggio
da un regime assoluto ad uno democratico, si verificava una sostituzione di
persone ai vertici delle strutture statali, che rimanevano pressoché identiche
alle precedenti.
Le Costituzioni, che sancivano
tali passaggi, erano quasi tutte affette da dogmatismo politico.
Mentre da un lato
proclamavano i diritti degli esseri umani, dall'altro affermavano la subordinazione
di tali diritti agli interessi generali espressi dalle leggi.
Tutto quanto deciso dal
potere legislativo diveniva preminente rispetto ad ogni altra istanza.
Poiché il potere legislativo
veniva esercitato da coalizioni politiche settoriali si creava la possibilità
di abusi a danno dei settori esclusi dal potere.
Ciò ha creato le premesse
del fallimento dei regimi democratici.
La ragione di tale
fallimento va cercata nella visione classista della realtà che, privilegiando
la classe rispetto agli individui, creava i presupposti per il danneggiamento
di interessi delle classi minoritarie, ma svolgenti ruoli vitali per la vita
sociale.
Ciò portava le strutture
sociali a progressivi impoverimenti, la cui assurdità emergeva proprio quando
il totale asservimento delle classi contrapposte toglieva la base alle
precedenti giustificazioni per ogni inefficienza.
Ma a questo punto la vita
sociale, a seguito delle disastrose conseguenze dell'interventismo legislativo,
assume un tale carattere di disordine che si stenta a trovare la giusta via.
In tali condizioni si
profila possibilità di mutamenti strutturali che, per essere positivi, debbono
evitare gli errori del passato.
Ogni mutamento dovrebbe
essere preceduto da un ampio lavoro culturale, sotto il controllo dell'opinione
pubblica, da un lato per spiegare le ragioni dei disastri e, dall'altro, per
prospettare le possibili soluzioni.
L'unica medicina che può far
uscire da ogni situazione patologica è la verità ed essa può emergere in
condizioni di libertà.
Le Costituzioni, quando
affermano la inviolabilità dei diritti individuali, puntualmente affermano la
loro subordinazione ad interessi generali espressi dalle leggi.
I redattori di quasi tutte
le costituzioni sono affetti da trascendentalismo legislativo in quanto
privilegiano le prescrizioni di legge, volte alla difesa di interessi
maggioritari, rispetto ai diritti dell'Essere umano.
Ci si diverta a leggere le
varie costituzioni e si vedrà che, appena si afferma l'inviolabilità di un
diritto della persona, immediatamente a fianco ci si affretta a soggiungere
"salvo che per motivi di interesse generale" o altre frasi di
significato identico.
L'assurdo è che interpreti
di tali interessi generali, di volta in volta, sono le maggioranze che in
quanto tali non sono generalità.
Il difetto che ha portato a
tali deviazioni giuridiche va cercato nel modo come sono concepite le
costituzioni, che generalmente vengono redatte, sotto spinte emotive, da
maggioranze momentanee, prive di limiti scientifici.
Si può affermare con
sicurezza che non dovrebbe essere mai stata creata una scienza costituzionale,
altrimenti si sarebbe venuti a conoscenza di contestazioni ai principi costituzionali
in contrasto con tale scienza.
Quando finalmente la Cultura
si deciderà a creare una tale scienza allora sarà possibile addivenire alla
creazione di costituzioni veramente garanti del diritto.
Si dovranno chiaramente
individuare alcuni diritti assoluti degli Esseri umani e quindi, come tali, non
violabili da nessun potere legislativo, comunque costituito.
Ad esempio il diritto alla
vita ed il diritto di proprietà della persona umana e di quanto ne promana,
dovranno considerarsi diritti inviolabili.
La stessa cosa dicasi del
diritto di opinione e della sua manifestazione, del diritto di movimento, del
diritto di estrinsecazione della creatività umana e di altri che la scienza
giuridica indicherà.
Tali diritti non potranno
subire alcuna limitazione, se non da parte dei loro titolari,
in base a patti espliciti e
liberi, o a seguito di violazione di diritti altrui.
Ogni divieto o sanzione, in
base alle leggi generali, dovrà riferirsi al caso concreto specifico e mai
assumere carattere preventivo.
Poiché ogni atto dell'Essere
umano può trasformarsi, potenzialmente, in una lesione dei diritti altrui, ciò
non può portare alla proibizione generale di agire per non violare tali
diritti, ma impone l'obbligo di considerare illegittima una azione umana solo
dopo che chiaramente si è rivelata contraria alla previsione delle giuste
leggi.
Noi in Italia viviamo in un
regime di generale proibizione, ed ogni manifestazione esterna del Cittadino
deve essere accompagnata da una licenza o da un permesso delle amministrazioni
pubbliche, previa rispettosa domanda o supplica, correttamente formulata, del
Cittadino.
Il senso di nausea che si
prova a vivere in tali condizioni è tale che taluni si ritirano a vita privata
per non perdere, oltre un certo valore, il senso della propria dignità.
L'intrico delle leggi è
divenuto così fitto che ad ogni passo vi è la possibilità di inciampare e farsi
male, come sanno coloro che si sono imbattuti in situazioni particolarmente
assurde che hanno portato alcuni di loro alla perdita della vita.
Ciò, come si è detto sopra,
è dipeso dalla imperfezione della costituzione, che non ha frapposto
impedimenti teorici alla successiva attività legislativa, che ha potuto
infierire, in lungo e in largo, sui diritti dei Cittadini, e quindi sulle
libertà, con la scusa degli interessi generali, concepiti dai vari poteri
legislativi succedutisi nel tempo, rappresentativi di visioni settoriali e
spesso di interessi particolari.
Il potere legislativo
incondizionato è il mostro da eliminare per sempre e ciò potrà essere conseguito
con la formulazione di una nuova Costituzione, redatta in base ad una scienza
costituzionale che chiarifichi i limiti tra i diritti dei Cittadini e l'azione
pubblica, e soprattutto che stabilisca che l'unica giustificazione
dell'esistenza delle strutture pubbliche è quella della loro esclusiva funzione
di servizio giuridico a beneficio di ogni componente sociale.
Questa è l'unica finalità
lecita di ogni struttura pubblica, ed essa deriva dalla volontà di ciascun
Cittadino che l'ha demandata a tale settore, per il proprio superiore interesse
e vantaggio giuridico.
L'agire in vista di
finalità, liberamente concepite, è prerogativa esclusiva dell'Essere umano e
ciò proprio perché esiste la responsabilità personale, morale e giuridica, che
fa da equilibrio a tale facoltà.
Chiunque usurpa tale
facoltà, facendosi paladino di supposte finalità superindividuali, pretendendo
di imporle ai Cittadini, vive nella menzogna, e la propria finalità è costituita
dalla brama di potere.
La coalizione, degli
individui affetti da tali manie, non ha interesse alla diffusione delle verità,
ma delle menzogne, che si pretende di imporre, subdolamente, come dogmi,
mediante il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, approfittando delle
condizioni dei Cittadini, stremati dall'immane fatica di procacciarsi i mezzi
per la propria sopravvivenza e della propria sicurezza, nel groviglio degli
ostacoli che le varie legislazioni hanno frapposti loro, esponendoli nel contempo
alle azioni delittuose di coloro che hanno scelto la via dell'antisocialità.
Tale gioco, intrinsecamente
perverso, è divenuto ormai palese a tutti e quindi presto ci si avvierà verso
lo mascheramento.
Vi è il pericolo che alle
vecchie forze ingannatrici se ne sostituiscano delle nuove, molto più sottili e
capaci di sedurre le masse.
La discriminante tra il bene
e il male, in campo sociale, è costituita dalla preminenza, o meno, che si
attribuisce all'Essere singolo rispetto ad indistinti e illusori ideali
collettivi, che pretendono di presentarsi mascherati di vesti universali.
Tale preminenza è
chiaramente indicata nelle varie encicliche papali sulla questione sociale,
anche se in esse non altrettante chiare sono le indicazioni sul modo di realizzare
tale obiettivo.
Ovunque si portano avanti
ideali superindividuali, si creano le basi per il consolidarsi del potere,
sopraffattore delle Coscienze, la cui forma estrema si manifesta nei regimi
totalitari, ma che, in forme subdole, opera anche nei cosiddetti regimi
democratici.
La via per lo smascheramento
degli errori non è facile, giacché ci si imbatte negli egoismi particolari solleticati
dai demagoghi, che non si fanno scrupolo di fare leva sui bassi istinti dei
Cittadini.
Questa è la vera lotta tra
il progresso e la conservazione, ed essa risulta, in una prospettiva superiore,
necessaria per permettere le scelte responsabili individuali, per il
conseguimento dell'evoluzione autonoma delle Coscienze, che è il fine di tutta
l'evoluzione umana.
L'Essere umano, elaborando
quanto acquisisce dalla realtà esterna, consegue delle capacità individuali
che, estrinsecandosi all'esterno, possono divenire oggetto di scambio con le
analoghe produzioni individuali dei propri simili.
In tali rapporti entrano in
gioco le peculiarità personali che, operando con finalità di arricchimento,
traggono vantaggio dagli scambi.
Ogni intromissione estranea
menoma le manifestazioni individuali, con reale danno per le parti che si
incontrano per beneficiare reciprocamente delle rispettive conquiste.
Questa è una verità
elementare, eppure le manifestazioni legislative, da svariati decenni, hanno
perseguito pervicacemente l'obiettivo di inserirsi prepotentemente in tali
rapporti, fino al punto che le contrattazioni individuali, nel settore dei
rapporti lavorativi, sono del tutto scomparse.
Ciò ha portato
all'isolamento degli individui, cui è rimasto il rapporto con le cose e non più
con i propri simili.
La mediazione legislativa ha
creato barriere di ghiaccio tra le Coscienze, espropriandole della libertà di
scelta nel chiedere e nell'offrire, facendo aumentare la reciproca non
conoscenza e quindi la paura dell'altro.
Tra la paura e l'odio il
passo è breve ed ecco crescere il disagio del vivere sociale con tutti i mali
che conosciamo.
In tali condizioni la vita
di ogni Essere umano è avvelenata dalla paura, dall'odio, dall'insicurezza e
dalla solitudine ed invano ci si affanna a cercare compensi nelle gratificazioni
materiali, da oggetti in cui i contenuti umani sono divenuti morti.
E' solo dal vivente rapporto
con gli altri che ciascuno può ricavare quelle soddisfazioni senza le quali
ogni Coscienza inaridisce e poi muore.
E' tale mancanza la causa di
tutti i mali.
Per tal motivo occorre al
più presto smantellare tutte le intromissioni legislative nefaste che hanno
portato al presente malessere.
La presente situazione è
stata creata sulla base di false teorie che, incapaci di creare le basi per una
vera sicurezza sociale, con la scusa dell'esigenza di difendere i deboli, hanno
portato alla divisione degli Esseri umani tra loro e al progressivo inaridimento.
Chi, in buona fede, è stato
attivo in tale opera sarà punito dalla constatazione dei disastri prodotti e
per lui sarà una benedizione la perdita del potere che gli ha consentito di
operare contro i veri bisogni dell'Essere umano.
E' innegabile che se si
lasciano gli individui contrattare liberamente tra loro, in un contesto di
insicurezza sociale, ne deriva la conseguenza dell'affermazione dei più capaci
e dei più forti a danno degli altri, ma da ciò arrivare alla situazione
dell'abolizione della contrattazione individuale è un assurdo logico di cui le
generazioni future stenteranno a rendersi conto.
La situazione è altrettanto
assurda di quella che si determinerebbe qualora si volesse impedire agli
individui di fare amicizia per evitare il rischio dell'inimicizia.
Per chi voleva favorire il
progresso sociale, l'obiettivo doveva essere quello di creare, per gli Esseri
umani, delle aree di sicurezza in cui potersi rifugiare nelle situazioni di oggettive
difficoltà individuali.
Ciò può essere realizzato
soltanto con l'istituzione del reddito di cittadinanza generalizzato, che
fornisce agli individui il rifugio sicuro in cui prepararsi, in libertà,
all'acquisizione delle capacità, per l'attivo inserimento negli scambi vitali
con i propri simili.
I problemi finanziari posti
da tale sicurezza possono essere agevolmente risolti con la conseguente
istituzione della fiscalità monetaria.
Ci si deve convincere che
queste sono le uniche strade percorribili, per ridare slancio al progresso
civile e che qualsiasi altro tentativo è destinato al fallimento, con ulteriore
peggioramento della situazione.
Non è sufficiente accorgersi
degli errori del passato, senza avere la capacità di individuare il retto
cammino, e per far ciò occorre impegnarsi, con tutte le proprie forze e privi
di posizioni preconcette, nelle ricerche di pensiero basate su una sana
concezione dell'Essere umano e della sua insopprimibile dignità.
Tutte le rivoluzioni sono
nate dal fallimento di quelle che le hanno precedute, salvo poi ad indirizzarsi
in percorsi altrettanto fallimentari.
Occorre perdere l'abitudine
di illudersi e quindi di illudere e ciò può essere ottenuto solo se ci si
impegna in una rigorosa disciplina del pensiero.
Così come, in campo tecnico,
ogni progettista prefigura con chiarezza, nel proprio pensiero, quello che poi
andrà a realizzare, così pure, in campo sociale, sarà necessario elaborare
delle visioni altrettanto chiare, con la differenza che, in tale settore, è
necessario esplicitare tali visioni preventive, per le necessarie valutazioni
degli altri Esseri umani.
L'errore di progettazione in
campo tecnico porta al fallimento del progettista, mentre gli errori in campo
sociale portano al fallimento di tutti.
Ciò porta alla conclusione
che il problema sociale è prima un problema culturale e successivamente diviene
un problema politico.
L'andazzo politico di
chiedere deleghe in bianco senza la contropartita di idonee garanzie deve
cessare.
In campo sociale le garanzie
possono essere solo fornite dalla trasparenza e dalla semplicità delle visioni
culturali, che occorre preventivamente fornire al vaglio critico di coloro che
sanno pensare.
E' meglio esaminare e
scartare cento progetti sbagliati che metterne in atto uno solo senza la
sicurezza della sua validità.
Ecco perché in quest'opera
ci si addentra nell'analisi dei più svariati aspetti del vivere sociale
esponendosi alla critica, sempre gradita se intelligente, di coloro che
vorranno cimentarsi nella valutazione di quanto proposto.
Vengono presentate solo
idee, le quali, per la loro stessa natura, sono vagliabili dal sano buon senso
e non creano suggestioni emotive.
Chi scrive si rende conto
che non è molto diffusa la capacità di valutare obiettivamente quanto viene
proposto in forma concettuale, ma di contro sa anche che non esiste nessuna
altra via corretta per la soluzione dei problemi sociali.
L'obiettività deve nascere
dalle ceneri dei dolorosi roghi delle illusioni.