TELEVIDEO Do 13 Feb 11:08:30 PAG. 192

Colombia-Venezuela.

Pace da costruire


Sembrava pace fatta tra Colombia e Venezuela, invece il rinvio del vertice tra i due presidenti e nuove rivelazioni su operazioni antiterrorismo hanno surriscaldato gli animi. L'incidente alla base delle tensioni è stato la cattura, all'inizio dell'anno, di Rodrigo Granda, considerato il "ministro degli Esteri" delle Farc, le milizie dei narcos marxisti che da 40 anni si oppongono al governo colombiano. Secondo il Venezuela, l'arresto sarebbe avvenuto a Caracas, in violazione cioè della sovranità territoriale da parte delle forze di sicurezza o di civili assoldati a tale scopo dalla Colombia.

La Colombia ha sempre detto che la cattura di Granda è avvenuta a Cucuta, città al confine con il Venezuela, ma in territorio colombiano. In un secondo momento,il governo di Bogotà ha ammesso di aver assoldato alcuni uomini per dare la caccia al terrorista; Caracas definisce "ingiustificabili" le presunte tangenti pagate dalla Colombia ad agenti venezuelani, e ha fermato diversi ufficiali dell'Esercito. All'inizio della crisi, l'ambasciatore venezuelano a Bogotà, Santiago, è stato richiamato in patria per consultazioni. La Colombia ha invece sempre mantenuto il suo rappresentante a Caracas.


Sfiorato il ricorso alle armi


Benché oggi appaia attenuata, la crisi in corso è stata definita la più grave di quelle che hanno costellato la lunga storia di Colombia e Venezuela, tanto che il presidente Chavez ha parlato di "scongiurato rischio di scontro armato". I governi dei due Paesi sono connotati da opposte impostazioni ideologiche: la Colombia è l'alleato più fedele degli Usa, i quali ricambiano con cospicui aiuti per combattere il terrore. Al contrario, il presidente venezuelano è sempre più vicino a Fidel Castro e al movimento New global. Assieme ad altri leader sudamericani, Chavez sta inoltre cercando di tessere una rete anti-Bush. L'allentamento delle tensioni è stato reso possibile dalla mediazione di Spagna, Cuba, Argentina, Brasile e Perù. Il contesto, tuttavia, resta quello di una difficile convivenza tra vicini. Il Venezuela ha accusato la Colombia di aver appoggiato i vari tentativi di destituzione del presidente Chavez, messi in atto nel 2002 con un golpe poi fallito e nel 2004 con un referendum. Fin dal suo insediamento, il primo cittadino venezuelano è stato invece accusato dalla Colombia di connivenze con gli estremisti marxisti, che avrebbero diverse basi operative proprio oltre il confine orientale.


Il mancato incontro Chavez - Uribe

Un summit tra i due capi di Stato a Caracas avrebbe dovuto suggellare la fine della crisi tra Colombia e Venezuela. Un attacco di labirintite ha però portato il presidente Uribe a rinviare a martedì prossimo, 15 febbraio, il vertice con il collega venezuelano. Dopo la cattura di Granda, Chavez aveva chiesto le scuse ufficiali al governo colombiano. Quest'ultimo aveva risposto con una nota in cui si diceva pronto a "rivedere i fatti e appurare le contestazioni mosse dal Venezuela",impegnandosi a far sì che gli eventuali "inconvenienti" lamentati dalla vicina repubblica non abbiano a ripetersi. La disponibilità colombiana a compiere indagini, e la successiva telefonata con cui Uribe lamentava di non potersi recare a Caracas hanno indotto Chavez a ritenere la crisi virtualmente chiusa. La situazione rischia però di esplodere un'altra volta, dopo che un'inchiesta giornalistica ha rivelato che la cattura di terroristi Farc o Eln in terra venezuelana sia una prassi piuttosto comune tra i paramilitari colombiani. Caracas conferma: negli ultimi 2 anni, sostengono fonti governative, almeno 59 presunti estremisti sono stati presi in Venezuela da civili e consegnati alla Colombia nella città di Cucuta.


Traffici fermi, si contano i danni

La crisi tra Colombia e Venezuela ha comportato il blocco di buona parte del traffico commerciale tra i due Paesi, con gli inevitabili rincari del caso. La chiusura del confine ha rischiato di far collassare l'economia della Colombia, che ogni giorno ha dovuto fare a meno di 600.000 barili di petrolio venezuelano, con conseguenti difficoltà nel rifornimento di energia elettrica. Perdite considerevoli anche per il mancato arrivo delle rimesse dei 3 milioni di colombiani emigrati in Venezuela. In affanno, inoltre, l'export di beni alimentari colombiani, indispensabili per i consumi dei venezuelani. La mancanza di scambi ufficiali ha rafforzato il già florido commercio illegale: il contrabbando di petrolio dal Venezuela alla Colombia equivale a circa il 7% dell'export complessivo. I contrabbandieri sono attivi anche sulla direttrice Colombia-Venezuela: è stato calcolato che, di tutto il riso che transita verso Caracas, il 35% deriva da traffici illeciti. I due Paesi hanno poi in cantiere un progetto di oleodotto e gasdotto che, partendo dal Venezuela, attraversi la Colombia e raggiunga il Pacifico, consentendo le esportazioni verso l'Asia.


I propositi di Uribe

Fin dall'inizio,il presidente colombiano Uribe ha puntato tutto sulla lotta a narcotraffico e terrorismo. Per rafforzare la legalità, Uribe conta sul "Piano Colombia" (aiuti militari Usa). Nei giorni scorsi il presidente Bush ha chiesto lo stanziamento di 600 milioni di dollari per Bogotà. La Conferenza dei donatori, pur apprezzando i progressi compiuti,ha invece subordinato l'aumento dei contributi a più incisive politiche per i diritti umani. L'economia del Paese è allo stremo: ai 40 anni di guerra civile si aggiunge un indebitamento cui le casse dello Stato rischiano di non poter far fronte.



Hugo, il populista

La parabola politica di Hugo Chavez nasce nel 1982, quando insieme ad alcuni colleghi militari si decide a combattere il sistema "corrotto e oligarchico". Falliti due putsch nel 1992, nel 1998 viene eletto "presidente dei poveri" e propugna politiche semi-stataliste. Si autosospende e nel 2000 viene rieletto trionfalmente. A nulla valgono due tentativi di destituzione,nel 2002 e 2004. La sua politica estera lo vede al fianco di Fidel Castro e contro Bush. All'iniziale isolamento fa seguito, dopo l'elezione di esponenti di area socialista in altri Paesi, un'alleanza sudamericana sempre più salda e popolare.


Le FARC, in lotta da 40 anni

Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) nascono come nuclei di combattenti comunisti; la costituzione ufficiale risale al 1966. Il movimento propugna la fine delle ingerenze Usa e il superamento dell'economia di mercato. Forti di 20.000 uomini,le Farc controllano una consistente fetta del narcotraffico e ricorrono con frequenza ad azioni intimidatorie. Sono attive nel sud-est del Paese e da tempo chiedono uno scambio di prigionieri col governo. L'Eln, altro movimento marxista, conta 5.000 uomini, è attivo nel Nord ed è specializzato nei sequestri di persona. Le sue milizie sono comunque indebolite


Le autodifese della Colombia

I paramilitari delle Auc (destra), presenti in tutto il Paese dalla seconda metà degli anni 70, sono i principali indiziati per gli arresti di estremisti colombiani in Venezuela. Oggi le Auc ritengono che il governo si mostri troppo debole nel combattere la guerriglia marxista e, assurgendo a soggetto politico, propugnano una "più equa società capitalistica" attraverso il maggiore sfruttamento delle ricche risorse energetiche del Paese. In passato armate anche dal governo, le Auc contano circa 8.000 uomini. Le violenze sono proseguite, malgrado il cessate il fuoco del dicembre 2002.


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