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La formidabile ipocrisia del sistema finanziario
(di Denis Robert)

Il mostro ha per nome Clearstream. E' una societa' di clearing internazionale, una multinazionale della finanza fondata agli inizi degli anni settanta da un centinaio di banche europee. Clearstream e' incaricata di trasportare elettronicamente titoli e valori per i suoi clienti (in genere banche), di fargli passare le frontiere degli Stati, e di assicurarne la conservazione (nel senso che fisicamente detiene i titoli, mentre i passaggi sono solo elettronici). In italiano il termine 'clearing' si traduce con 'compensazione'. Clearstream è una camera di compensazione internazionale. Clearstream scambia, consegna e conserva titoli e valori. Il trasporto e' in definitiva fittizio o meglio elettronico.

Non c'è spostamento reale di titoli. Anche se i valori passano da una banca di Jersey (isola paradiso fiscale nel Canale della Manica) a una banca americana, questi valori restano iscritti (elettronicamente) nel sistema. E' un dato che io, ignorante di finanza elettronica, ci ho messo tempo a capire. Di fatto, solo il nome del proprietario cambia. Clearstream e' in qualche modo una "banca delle banche". un luogo dove si scambiano titoli che restano sempre lì.

"La" banca delle banche.
Secondo il vecchio Direttore Generale Andre' Lussi: "Le banche hanno clienti, e noi abbiamo per clienti le banche. Si, noi siamo come i notai del mondo" Non possiamo che sottoscrivere l'interpretazione di Andre' Lussi. Di fatto, anche se poco piu' di centinaia di banche sviluppano i loro sistemi interni di compensazione transfrontalieri, per tutto il mondo finanziario, non esistono che due camere di compensazione internazionali. Due giganteschi crocevia finanziari che trattano tra duecento e trecento milioni di trasferimenti all'anno. Questa confessione e' stata resa durante un verbale nel procedimento giudiziario in corso

Una di queste camere di compensazione ha la sua sede a Bruxelles e si chiama Euroclear. L'altra, Clearstream, ha eletto domicilio in Lussemburgo. Se la prima, sulla quale non abbiamo fatto inchieste, ci sembra (fino a prova contraria) rispettare i controlli, e diciamo, rifiutare numerosi clienti, la seconda, al contrario, ha delle pratiche piu' che sospette. Si trova veramente di tutto alla Clearstream. Le societa' off shore dai nomi risonanti. Le banche pakistane in fallimento. Una serie di istituzioni finanziarie iscritte a Caiman, Jersey o Turk and Caïcos... (tutti paradisi fiscali dei più sospetti). Inoltre Clearstream non e' controllata da nessuna organizzazione esterna.

Per chi ha delle somme che transitano per questo sistema, il margine d' errore sono miliardi di miliardi di euro. Nel suo precedente esercizio, Clearstream, che tra l'altro si vanta di essere sicura e precisa nelle sue attivita', ha riconosciuto un errore di 1,7 miliardi di miliardi di euro nel totale dei titoli conservati nei suoi conti. E' l'equivalente dell' ammontare totale del debito estero pubblico del Terzo Mondo!

L'errore riconosciuto in seguito - e l'aneddoto e' notevole - non ha suscitato che qualche riga di rettifica sul Financial Times.

D'altra parte, le societa' di controllo che verificano i conti di questo tipo di societa' finanziarie multiformi sono delle strutture interne. Queste non offrono alcuna garanzia di controlli credibili. Questo non-controllo di Clearstream, riconosciuto per certo oggi dall'inchiesta in corso in Lussemburgo, e' una delle rivelazioni del nostro lavoro. E' anche la causa di tutte le sfortune di Clearstream. Ma anche la conseguenza, non ci sono dubbi, di una volonta' umana. Questo sistema conviene a tutti.

Un'altra rivelazione e' che alla Clearstream, come alla Euroclear, tutto e' tracciato. E tracciabile. Dunque, ritracciabile. Ogni transazione finanziaria viene archiviata elettronicamente. Riassumendo, e per darvi qualche indicazione: Clearstream ha trattato circa 153 milioni di transazioni nell'anno 2000 (secondo le cifre del suo bilancio consultabile su internet), ha gestito nello stesso anno circa 16000 conti provenienti da 105 paesi, tra cui, notate, 41 paradisi fiscali, bancari e giudiziari (secondo i documenti affidabili che noi abbiamo procurato).

L'impresa che conta 2300 dipendenti, e circa 2500 clienti (essenzialmente le banche, ma anche le multinazionali e societa' offshore) si occupa, secondo le sue cifre, di qualcosa come 50000 miliardi di euro all'anno. Il suo profitto lordo annunciato nel 2000 e' stato di 1021 milioni di euro. Il suo profitto ufficiale per l'anno 2000 e' stato di 215 milioni di euro. Eppure queste cifre non significano niente se non si considera un dato essenziale: Clearstream - che all'inizio e' stata uno strumento al servizio delle banche e dei loro clienti - ha lentamente ma inesorabilmente seguito una deriva. Noi datiamo la deriva verso l'inizio degli anni novanta. Il clearing puo' e deve funzionare con una regola semplice: trasparenza totale sull'identita' dei clienti che operano gli scambi, e la tracciabilita' totale - dunque
accessibile- della natura degli scambi. Non ci sbagliamo su questi termini: non si tratta di rendere pubblica agli occhi del mondo la natura degli scambi. Si tratta semplicemente di apparire per nome in quanto utilizzatori del sistema. Per natura, il clearing deve permettere ai clienti di scambiare titoli e valori. La societa' di clearing si incarica di mettere in contatto, da queste liste, i candidati alla compra vendita dei valori su tutto il pianeta, poi di organizzare elettronicamente questi acquisti e vendite. Infine, e questo e' il compito essenziale (e il piu' remunerativo): essa conserva nei suoi conti (alcuni dicono "le sue casse") i titoli e i valori scambiati. Cosi', una societa' come Clearstream, oltre ad essere uno dei principali notai del mondo finanziario, e' un punto di passaggio quasi obbligato per tutti gli speculatori. E' soprattutto un centro nevralgico fondamentale della globalizzazione finanziaria. (.)

Sento molte scemenze nelle proposte degli "specialisti" invitati dalle televisioni. Constato anche una formidabile ipocrisia presso i nostri governanti, in particolare inglesi e americani. Ci hanno detto: "Annulleremo le risorse dei terroristi." Ci hanno detto: "Individueremo le banche e gli Stati complici." Si facciano i nomi. Si parli anche di segreti "inviolabili" dei paradisi fiscali. I giudici d'appello di Ginevra - Bernard Bertossa e Renaud Van Ruymbeke -ripetono senza sosta da cinque anni ad adesso, la necessità di uno spazio giudiziario europeo, per lottare contro la criminalita' organizzata. Ma sempre cosi' lontano. Vedo anche banchieri svizzeri tassarsi per "offrire" 500.000 dollari ai pompieri di New York. Quale formidabile ipocrisia! Allo stesso tempo, il fatto che i media, e certi politici - anche se sempre per opportunismo - si interessano di nuovo a queste gravi questioni, segna un progresso. C'e' un crudele concorso di circostanze nel vedere oggi sprofondare le Twins Towers che racchiudevano nei loro uffici "il cuore stesso della finanza mondiale".

Gli istigatori del complotto hanno evidentemente colpito al cuore della potenza americana. Merrill Lynch - il piu' grande agente di cambio del mondo -, Morgan Stanley, la Chase Manhattan, la Citibank, le banche europee o gli uffici degli agenti di cambio svizzeri, francesi, inglesi, tutti quelli che avevano stanze e computer al World Trade Center...Tutto ridotto in polvere. I terroristi non hanno riconoscenza. Hanno detto che Bin Laden e ' molto ricco. Hanno detto che la nebulosa terrorista dispone di centinaia di milioni di dollari.

Hanno detto che un'operazione come quella dell'11 settembre 2001 e' costata una fortuna. E' senza dubbio vero. Se gli agenti di questa nuova guerra sono riusciti a finanziarsi e a mascherare i loro finanziamenti, lo devono agli stessi che oggi sono morti sotto le macerie delle "Twin Towers". E soprattutto agli azionisti delle banche che avevano gli uffici nelle torri gemelle. E a Georges Bush che, non piu' di qualche mese fa, combatteva all' ONU per lasciar vivere i paradisi fiscali e i loro grossi clienti americani. E a Tony Blair che, con la City di Londra, governa il piu' grande centro
offshore del mondo. E ai banchieri svizzeri che hanno buon gioco nel donare oggi una mancia ai pompieri depressi. e ai Lussemburghesi e alla Clearstream che per forza ha dovuto entrare in un momento o nell'altro, nella catena che permette ai riciclatori- e tra loro i terroristi - di dissimulare l'origine e la natura dei loro investimenti.

Ritorniamo alla Clearstream.

Niente e' chiaro alla Clearstream. L'impresa lussemburghese e' diventata una eccezione nel mondo della finanza. Vende l'opacita'. Innanzitutto ricordiamoci che nel 1991, il fallimento della banca arabo-pakistana BCCI aveva il suo epicentro in Lussemburgo. Oggi diverse fonti affidabili insistono sui legami tra Bin Laden e i soldi della BCCI, la cui sede era in Lussemburgo. Al di la del fatto che Bin Laden e' stato un figlio della CIA, chi puo' dire precisamente da dove viene la sua fortuna?

A questa domanda io ne pongo un'altra: dove sono finiti i centinaia di miliardi di dollari inghiottiti nel fallimento della BCCI? Abbiamo mostrato, grazie ai files di Ernest Backes, che un mese dopo la chiusura totale della banca e il congelamento dei suoi averi, l'impresa lussemburghese ha continuato ad effettuare transazioni a nome della BCCI e a rimborsare clienti privilegiati. Per mancanza di mezzi, non abbiamo potuto andare oltre. Altri potrebbero. Dieci anni piu' tardi, quando ho letto sulla stampa la lista delle banche interdette, perche' legate a Bin Laden e dunque sotto la sorveglianza dell'amministrazione Bush, non sono stato per niente sorpreso di trovare la Clearstream. Ugualmente abbiamo ritrovato una quindicina di conti di altre istituzioni finanziarie sospette vicine ai fondamentalisti islamici (la mia fonte e' un rapporto emanato dalla DST francese (Direction De La Surveillance Du Territoire) e pubblicato in rete nel sito Intelligence). Ma qui non e' essenziale. La reazione della Clearstream e le sue smentite sono stupefacenti.

Non sono venuto a conoscenza di particolari su queste banche che hanno aiutato le reti terroristiche, le mie fonti sono la stampa e i rapporti pubblicati qua e la', ma mi interrogo sulla presenza, nell'aprile 2000, alla Clearstream, di quei conti che avrebbero potuto avere dei legami con i finanziatori della nuova guerra che scuote oggi il pianeta. E sulla voglia degli attuali dirigenti della Clearstream, di vedere ispettori - americani - mettere il naso negli archivi

Pertanto, ne sono persuaso, qui sta sicuramente - per la struttura stessa degli scambi bancari oggi - la chiave di numerosi misteri. E' l'ultimo punto che voglio considerare. Per me il piu' importante. Molto piu' importante del dibattito sulla tassa Tobin. Lo dico qui ancora un'altra volta perche' sono difronte a dei militanti di Attac, dei sindacalisti, delle ONG ecc.: la tassa Tobin e' tecnicamente applicabile. E' quello che mi hanno confidato a fior di labbra i direttori generali di Clerstream e dell'Euroclear durante la mia inchiesta. Basta ispirarsi al modo in cui funzionano le societa' di clearing internazionali, per immaginarsi una nuova tassa. Queste societa' guadagnano i diritti di conservazione e passaggio su ogni transazione che passa attraverso il loro sistema. La tassa Tobin non sara' che - tecnicamente - una numero in piu' per queste multinazionali della finanza, che centralizzano la maggioranza delle compra-vendite dei titoli transfrontalieri.

Ma per questo bisogna controllare queste societa' di clearing internazionale. E in primo luogo la Clearstream. Le democrazie hanno lasciato troppa liberta' ai banchieri. Perche' il mercato e' diventato un totem, i politici hanno lasciato a questi banchieri un improbabile e molto pericoloso potere: quello di auto-controllarsi.

Oggi le derive della Clearstream, le quantita' industriali di conti iscritti nei paradisi fiscali - comprese le banche - mostrano che un punto di non ritorno e' stato raggiunto. E' diventato vitale per le nostre democrazie, ma anche per le economie, e per l'equilibrio Nord-Sud, esercitare un controllo pubblico sulle due camere di compensazione internazionali: Clearstream e Euroclear. Aggiungo che bisogna anche controllare l'altro mezzo inventato dai banchieri per comunicare tra loro: Swift, la societa' belga di "routing finaziario" che codifica e decodifica fino a sei milioni di messaggi al giorno e si occupa della liquidazione degli scambi internazionali delle divise (cioè una società che si occupa di convogliare con una procedura rapida e riconosciuta da tutti gli operatori finanziari pagamenti, scambi ecc.).

Non e' evidentemente nei paradisi fiscali, o nei segreti dei conti svizzeri o pakistani, che bisogna oggi cercare le tracce dei versamenti o degli investimenti illeciti, ma altrove. Molto vicino a noi. In quelle "scatole nere" della finanza mondiale. Questa evidenza, questo segreto e' il primo segreto dei banchieri.

fonte: http://www.mail-archive.com/granello.di.sabbia@attac.org/msg00033.html


01/04/2007 : signet@work : sandro pascucci : www.signoraggio.com v.0.5
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