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Il ponte di Guernsey
di Ellen Brown

(a cura di Sandro Pascucci - traduzione di JJules per www.signoraggio.com)


ergo: come costruire ponti e asili senza indebitarsi
con Il Grasso Bankiere

WAKING UP ON A MINNESOTA BRIDGE:
HOW TO SOLVE THE INFRASTRUCTURE CRISIS WITHOUT SELLING OFF OUR NATIONAL ASSETS
Ellen Brown, August 4th, 2007 - http://www.webofdebt.com/articles/infrastructure-crisis.php

Solamente cinque morti confermati sono per ora il risultato del drammatico crollo del ponte I-35 avvenuto in Minnesota il 1° agosto, ma in un qualche modo il disastro è stato più di uno shock e di un campanello d'allarme rispetto al crollo degli argini di New Orleans che causò molte più vittime.

Dopotutto, la maggior parte di noi non si troverà mai di fronte ad un uragano di categoria 5, ma ci aspettiamo che il ponte che ci porta al lavoro ogni giorno ci sostenga, proprio come quando ci aspettiamo che le luci si accendano quando premiamo l'interruttore e che l'acqua esca quando apriamo il rubinetto.

Ci stiamo rendendo conto che tutte queste infrastrutture, che abbiamo sempre dato per scontate, sono a rischio. Un rapporto del 2005 condotto dall'American Society of Civil Engineers (la Società americana degli ingegneri civili, NdT) ha dato alle infrastrutture della nazione una valutazione globale di "insufficiente" - comprendendo strade, ponti, sistemi di acqua potabile e altre opere pubbliche (1).

Il ponte di Minneapolis, che fu classificato come strutturalmente inadeguato dal governo degli Stati Uniti nel 1990, era solo uno degli oltre 70.000 ponti del paese con quella valutazione (2). La American Society of Civil Engineers stima che occorrerebbero almeno 190 miliardi di dollari per sistemare i ponti pericolanti del paese nei prossimi vent'anni.

"Abbiamo bisogno di un piano infrastrutturale ampio e a lungo termine" ha affermato il presidente della Society. Ne abbiamo bisogno ma non l'abbiamo fatto, perché il governo, ad ogni suo livello, è in bolletta.

Mentre i Democratici chiedono più soldi per le riparazioni necessarie, i Repubblicani si lamentano delle politiche che spendono denaro pubblico per accaparrarsi più voti e che impongono solamente nuove tasse ad una cittadinanza che è già al verde. Le riparazioni costano soldi, e questi da dove arrivano?

Negli anni '30, Franklin Roosevelt costruì infrastrutture e, allo stesso tempo, rimise in piedi un'economia gravemente depressa prendendo a prestito i fondi di cui il governo aveva bisogno per pagare gli operai e i materiali.

Mentre alla "spesa in deficit" fu accreditata l'uscita del paese dalla Depressione, l'effetto a lungo termine fu quello di gettare il governo federale in un pesante debito.

L'adesione su larga scala alla spesa in deficit causò la crescita del debito federale dai 22 miliardi di dollari del 1933 agli sconcertanti 8.900 miliardi di oggi. Il debito è cresciuto così tanto che solo gli interessi saranno presto superiori a quello che i contribuenti potranno permettersi di pagare.

Esiste un altro modo per finanziare gli investimenti nelle infrastrutture nazionali e non si tratta della soluzione delle privatizzazioni spinta dagli investitori di Wall Street.

In effetti, potrebbe proprio tenere alla larga quegli avvoltoi. Le aziende di investimento, tra cui Goldman Sachs, il gruppo Carlyle Group, Merrill Lynch e Morgan Stanley sono sempre in attesa pronte a piombare su qualunque progetto succulento di infrastruttura pubblica, ma la privatizzazione (la vendita o la concessione in uso di patrimonio pubblico) significa che il governo rinuncerebbe al controllo sulle infrastrutture chiave per gli anni a venire (3).

E significa, inoltre, prezzi più alti per gli utenti perché gli investitori si aspettano di portare i propri profitti alle stelle, e questi prezzi in aumento non si traducono necessariamente in servizi migliorati. Al contrario, i sondaggi hanno mostrato che le operazioni interne di servizi forniti in modo pubblico sono in genere più efficienti di quelle appaltate all'esterno, mentre la privatizzazione di infrastrutture pubbliche per profitti privati ha condotto tipicamente ad un aumento dell'inefficienza e della corruzione (4).

Un esempio è la liberalizzazione e la privatizzazione dell'elettricità in California, fortemente criticata come disastro economico per lo stato (5). I servizi complessi forniti in modo pubblico tendono ad andare in malora con la privatizzazione, già solo dalla difficoltà della contrattazione e dalla supervisione dell'appalto. La privatizzazione del sistema ferroviario britannico, ad esempio, ha causato un aumento delle tariffe, incidenti, guasti nel sistema fino al punto che una maggioranza dell'opinione pubblica britannica accoglie ora con favore il ritorno alla proprietà e alla conduzione da parte del governo.

Bene, chi ha un'idea migliore? Il governo dell'isola di Guernsey ne ha una, ad esempio. Situata tra le isole del Canale a sud della Gran Bretagna, Guernsey è così piccola che è stata in grado di rimanere sotto il radar abbastanza a lungo per tentare un po' di finanza sperimentale senza far drizzare le antenne dell'establishment bancario internazionale che normalmente ha il controllo di tutto ciò. Quando al governo di Guernsey servono finanziamenti, emette semplicemente la moneta di cui ha bisogno. Questo è quello che, nel 1994, il dottor Bob Plain, professore di Sociologia alla Southern Illinois University, ha scritto al riguardo di questa straordinaria isola:

Nel 1816 i suoi frangiflutti si stavano sbriciolando, le sue strade erano piene di fango e larghe solo un metro e mezzo. Il debito di Guernsey era di 19.000 sterline, le entrate annuali erano di 3.000 sterline delle quali 2.400 dovevano essere utilizzate per pagare gli interessi sul proprio debito. Non bisogna sorprendersi se la gente lasciava l'isola e l'occupazione era scarsa.

Poi il governo creò e diede in prestito nuove banconote di stato esenti da interesse, per un valore di 6.000 sterline. All'incirca 4.000 sterline furono utilizzate per iniziare le riparazioni dei frangiflutti. Nel 1820, furono emesse altre 4.500 sterline, di nuovo esenti da interesse. Nel 1821, altre 10.000; 1824, 5.000; 1826, 20.000. Entro il 1837, 50.000 sterline erano state emesse senza interessi per il loro utilizzo primario in progetti come frangiflutti, strade, il mercato, chiese e college.

Questa somma più che raddoppiò l'offerta di moneta dell'isola in questo periodo di tredici anni, ma non ci fu inflazione. Nel 1914, mentre i britannici limitavano l'espansione della propria offerta monetaria a causa della prima guerra mondiale, la popolazione di Guernsey iniziò ad emettere, nei successivi quattro anni, altre 142.000 sterline e non si fermo più. Entro il 1958, furono emesse più di 542.000 sterline, tutte senza inflazione (6).

Guersney ha una tassa sul reddito, ma questa è relativamente bassa (un "blando" 20 percento), semplice e che non permette scappatoie. Non esiste la tassa di successione, nessuna tassa sui capital gains e nessun debito federale. Le banche commerciali servono i mutuanti privati ma il governo in sé non va mai in debito. Quando vuole creare alcune opere pubbliche o dei servizi, viene semplicemente emesso il denaro necessario per pagare il lavoro. Il governo di Guernsey emette moneta propria da quasi due secoli. In questo arco di tempo, l'offerta di denaro è cresciuta di circa 25 volte rispetto alla sua dimensione originaria, ma l'economia non è stata toccata dall'inflazione sui prezzi ed è rimasta fiorente e stabile. (7)

Come ha potuto crescere l'offerta di denaro di 25 volte senza creare un'inflazione galoppante? Abbiamo un'inflazione sui prezzi quando la "domanda" (la moneta) aumenta più rapidamente dell' "offerta" (beni e servizi). Come sottolineava l'economista britannico John Maynard Keynes, l'aggiunta di nuova moneta all'economia non spinge al rialzo i prezzi fintanto che il denaro viene utilizzato per produrre nuovi beni e servizi perché l'offerta aumenterà insieme alla domanda.

Questa modifica alla classica "teoria quantitativa della moneta" ci aiuta a spiegare quel dato paradossale che riguarda il "mistero economico" cinese. La Cina è riuscita a mantenere bassi i prezzi dei propri prodotti per migliaia di anni, sebbene l'offerta di moneta sia stata continuamente foraggiata con l'oro e l'argento del mondo, e ora con i dollari, poiché quelle valute sono affluite per pagare i prodotti cinesi a basso costo (8).

La spiegazione keynesiana è che i prezzi sono rimasti stabili perché il denaro è stato utilizzato per produrre più beni, aumentando l'offerta insieme alla domanda.

Si tenga presente che nella creazione di denaro con le entrate contabili, il governo farebbe solamente quello che le banche fanno quotidianamente. Ogni volta che una banca concede un prestito, essa crea nuovo denaro (vedi l'articolo di E. Brown, "Dollar Deception: How Banks Secretly Create Money," www.webofdebt.com/articles, 3 luglio 2007). Nella Costituzione, il potere di creare denaro è stato delegato esclusivamente al Congresso, ma quel potere ora è stato usurpato da un cartello di banche private. Il Congresso deve solamente riprendersi il proprio potere di emettere moneta.

Con l'imminente crollo del mercato immobiliare e dei mercati di credito globale, ci sono chiari segnali che ci stiamo dirigendo verso un'altra Grande Depressione. Possiamo uscirne nello stesso modo con cui ne uscì Franklin Roosevelt, iniettando moneta nell'economia sotto forma di grossi investimenti pubblici nelle infrastrutture.

Ma invece di prendere a prestito il denaro dalle banche che esse creano dal nulla, lasciando il governo pesantemente in debito, questa volta il governo dovrebbe provare a creare il denaro da solo, esente da debiti e da interessi.

Se la popolazione di Guernsey può finanziare le infrastrutture con il denaro emesso dal governo, anche noi possiamo farlo. La riforma monetaria non è stata più un argomento politico chiave dai tempi delle depressioni dell'ultimo decennio dell'800 e degli anni '30 del secolo scorso. E' tempo di affrontare di nuovo questo problema.

 

1 "Crumbling Nation? U.S. Infrastructure Gets a 'D'", MSNBC.com (9 marzo 2005).

2 "Following Minnesota Bridge Collapse, New Scrutiny for Nation's Ever-privatizing Roads," www.democracynow.org (3 agosto 2007).

3 Emily Thornton, "Roads to Riches," www.businessweek.com (7 maggio 2007).

4 Betty Reid Mandell, "Privatization of Everything," New Politics 9(1-2) (2002).

5 See Harvey Wasserman, "California's Deregulation Disaster," The Nation (12 febbraio 2001).

6 Bob Blain, "The Other Way to Deal with the National Debt," Progressive Review (giugno 1994).

7 David Kidd, "How Money Is Created in Australia," http://dkd.net/davekidd/politics/money.html (2001); Michael Rowbotham, "How to Cancel Third World Debt," in Goodbye America! Globalisation, Debt and the Dollar Empire (Charlbury, Inghilterra: Jon Carpenter Publishing, 2000), pagine 188-89.

8 Keith Bradsher, "From the Silk Road to the Superhighway, All Coin Leads to China," The New York Times (26 febbraio 2006).


Ellen Brown, dottore in giurisprudenza, ha sviluppato le proprie abilità di ricerca come avvocato seguendo cause legali a Los Angeles. In "Web of Debt", il suo ultimo libro, traduce queste abilità in un'analisi sulla Federal Reserve e sulla "fiducia monetaria", mostrando come questo cartello privato abbia usurpato il potere di creare moneta, e spiegando come il popolo se lo possa riprendere. Tra gli undici libri della Brown possiamo annoverare il bestseller "Nature's Pharmacy", scritto in collaborazione con la dottoressa Lynne Walker, che ha venduto 285.000 copie.


traduzione di JJules


01/09/2007 : signet@work : sandro pascucci : www.signoraggio.com v.0.5
[http://www.signoraggio.com/signoraggio_ilpontediguernsey.html]

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